Mapei e Il traforo del Monte Bianco

MAPEI

Dopo quasi tre anni di lavoro, nel marzo del 2002 il Traforo del Monte Bianco è stato riaperto: una teoria costante e inarrestabile di veicoli leggeri e commerciali ha ripreso a trasferire senza interruzioni, dalla Valle di Aosta a quella di Chamonix e viceversa, centinaia di migliaia di persone e milioni di tonnellate di merci, riaprendo all’economia italiana opportunità di sviluppo e capacità competitive in ampi mercati.
L’incidente che il 24 marzo 1999 provocò la chiusura del tunnel, pareva averne decretata la prematura e imprevedibile morte, ponendo fine a un sogno, addirittura precedente la rivoluzione francese, realizzato nel 1965 e che per 35 anni aveva visto transitare lungo i suoi 11.600 metri di percorso oltre 46 milioni di veicoli.
All’origine dell’incidente un camion belga carico di farina e margarina con un principio di incendio, che entrò dalla parte francese arrestandosi in fiamme a metà percorso.
Un inferno di fumo e di fuoco coinvolse, incendiandoli, decine di altri veicoli accodatisi al camion e in pochi minuti nonostante i tempestivi tentativi di soccorso morirono 39 persone.
Il calore fortissimo che portò la temperatura del tunnel a 1000°C e lo sviluppo di fumi tossici prodotti dalla combustione dei materiali provocarono danni notevolissimi all’opera.
Fin dalle prime indagini fu chiaro che il calore aveva danneggiato anche le opere sotterranee di ingegneria, minandone la sicurezza.

Un’indagine di esperti italo-francesi espresse, nel luglio dello stesso anno, 41 raccomandazioni da rispettare e realizzare quali condizioni per la riapertura della galleria: ripristino del calcestruzzo degradato della volta e dei piedritti della volta stessa; interventi di captazione e convogliamento delle venute d’acqua diffuse e puntuali in volta, sui piedritti e nei canali di ventilazione e, tra i più importanti, la ristrutturazione del sistema di ventilazione e di evacuazione dei fumi in caso d’incendio con una portata di 150 m3/secondo su una zona di 600 m. Il tunnel, definitivamente sbloccato dalla magistratura di Bonneville (l’incidente si verificò nel tratto a gestione italiana ma in territorio francese) nell’estate del 2000, venne dapprima decontaminato e successivamente venne rafforzata la parte danneggiata.
Sono stati ricostruiti 1.350 metri di galleria, utilizzando materiali speciali ed introducendo tutti i sistemi di sicurezza suggeriti dagli esperti, tanto che alla sua riapertura, avvenuta il 9 marzo 2002, i tecnici hanno assicurato che il Traforo del Monte Bianco può essere considerato, tra i bidirezionali, in assoluto il più sicuro d’Europa. Gli interventi di ripristino non hanno riguardato solo le strutture del tunnel, ma sono stati integrati da opere che hanno permesso di innalzare la sicurezza della galleria ai massimi livelli attraverso sistemi di controllo e di intervento innovativi. Quattro serbatoi antincendio, 116 nicchie S.O.S. con telefoni di emergenza, 37 rifugi antincendio ventilati e pressurizzati, 116 bocche di aspirazione collocate una ogni 100 metri, 116 nuove condutture di aspirazione dei fumi in caso d’incendio.
In attesa di cominciare i lavori di ingegneria civile per il ripristino del Traforo, dopo alcune prove, compresa la resistenza al fuoco richieste dall’autorità giudiziaria francese, la Società Italiana Traforo del Monte Bianco dette in appalto alla Società Condotte d’Acqua l’ampliamento e la costruzione di 12 rifugi antincendio e di 3 garage nel solo tratto italiano; lavori rapidamente conclusi in pochi mesi nel 2000. Toccò al Raggruppamento italo-francese Scetauroute ed alla Spea Ingegneria Europea presentare il progetto di tutti i lavori di ripristino e di potenziamento della sicurezza, intervenendo prima su tutti i servizi e le reti (impianti radio, elettricità, telefonici). I lavori, pur rispettando le indicazioni del progetto elaborato insieme da Scetauroute/Spea per tutto il tunnel, iniziarono prima per la parte italiana appaltati all’impresa Cossi Costruzioni e a metà ottobre per la parte francese del traforo da parte del Consorzio Bonygues TP/GTM Dumez/Impregilo. Tutti gli interventi hanno dovuto essere realizzati seguendo precisi “piani di sicurezza”, “controllo di qualità e “protezione ambientale” concordati tra società committenti; le imprese specializzate subappaltatrici direttamente coinvolte e quelle vincitrici degli appalti dei lavori, ne garantivano l’esecuzione a regola d’arte, la qualità del lavoro stesso e la più ampia sicurezza delle maestranze impegnate nei cantieri.

Interventi di ripristino
Tra le aziende che hanno fornito i materiali per l’intervento anche Mapei, che ha messo a punto negli anni una serie di soluzioni proposte proprio per il settore delle costruzioni in sotterranea che trovano applicazione sia nella realizzazione di nuove opere sia nel recupero di manufatti degradati, anche pesantemente come in questo caso, attraverso l’analisi del problema effettuate sul luogo, prove chimiche e fisiche sui materiali e lo studio specifico delle miscele di calcestruzzo testate direttamente nei laboratori aziendali.
Nella fase iniziale è stato necessario eseguire un approfondito studio preliminare per acquisire i dati indispensabili alla progettazione dell’intervento, tra cui il quadro idrogeologico del tunnel in modo da valutare con esattezza le venute d’acqua all’interno della galleria e le sue caratteristiche chimiche, un’attenta valutazione delle caratteristiche fisico-meccaniche dei materiali utilizzati per costruire il tunnel così da poterne valutare il possibile rischio di degrado ed il loro comportamento in caso di incendio, la mappatura dei distacchi e del quadro delle lesioni presenti all’interno del tunnel.
Dopo l’analisi delle condizioni in cui si presentava il tunnel, si è proceduto alla pulitura delle superfici in calcestruzzo con la idroscarifica per rimuovere tutto lo strato di calcestruzzo degradato dall’incendio e pesantemente danneggiato anche dal dilavamento causato dalle infiltrazioni dell’acqua. Lo spessore del calcestruzzo rimosso è dipeso dall’entità del degrado e anche dalla necessità di ripristinare la sagoma
della galleria ad un’altezza di 4,30 m in corrispondenza dei marciapiedi, che ha comportato in alcune zone la rimozione
integrale di tutto lo spessore del rivestimento.
La necessità di asportare integralmente o superficialmente il rivestimento in calcestruzzo ha reso necessaria la messa a punto di interventi differenziati da parte dei tecnici Mapei. Inoltre, in presenza di abbondanti quantità d’acqua, il rivestimento è stato ripristinato tramite l’impiego nel calcestruzzo dell’additivo antidilavamento RESCON T*.

Asportazione integrale del rivestimento
Per le zone in cui il rivestimento in calcestruzzo è stato integralmente asportato, dopo l’idroscarifica, si è proceduto al necessario consolidamento delle rocce.
Questo è avvenuto attraverso le chiodature ancorate alla roccia effettuate con iniezioni di boiacche cementizie additivate con EXPANFLUID*, un additivo in polvere che consente di realizzare boiacche cementizie caratterizzate da bassi rapporti acquacemento, di consistenza fluida, prive di segregazione e con ritiro idrometrico nullo.
Dopo questa operazione è stato ricostruito il rivestimento della galleria applicando adeguate reti elettrosaldate e poi con la spruzzatura del calcestruzzo. Per ottenere un calcestruzzo durevole, con bassi rapporti acqua/cemento, di elevate proprietà meccaniche, impermeabile e di consistenza fluida sono stati impiegati due diversi additivi, MAPEFLUID N200* e MAPEFLUID X404*. Per consentire una presa immediata del calcestruzzo dopo la sua applicazione a spruzzo, evitando che questo venisse dilavato da eventuali infiltrazioni di acqua ma soprattutto permettendo che si autosostenesse, senza cadere a terra distaccandosi dal supporto, sono stati utilizzati gli acceleranti di presa MAPEQUICK AF1000* e MAPEQUICK AF2000*. Questi prodotti sono degli acceleranti di presa alkali-free che permettono di realizzare calcestruzzi di elevate prestazioni meccaniche, la cui applicazione consente di mettere in sicurezza lo scavo e anche di realizzare un rivestimento definitivo. Inoltre, per aumentare la durabilità del calcestruzzo proiettato, è stato aggiunto nella miscela base MAPEPLAST SF*, un additivo ad attività pozzolanica costituito da fumi di silice attivati e compattati. Dopo la fase della spruzzatura, il lavoro è proseguito con la riprofilatura della galleria attraverso il getto di un altro strato di calcestruzzo reso particolarmente fluido grazie all’aggiunta dei superfluidificanti.
MAPEFLUID X404* e MAPEFLUID IF328*, utilizzati durante il periodo invernale per accelerare i tempi di presa e di indurimento del calcestruzzo. Per l’inghisaggio dei chiodi che sostengono le reti elettrosaldate è stato utilizzato
ADESILEX PG1*, mentre per la stagionatura del calcestruzzo si è ricorsi a MAPECURE E*, un antievaporante in emulsione acquosa, che, spruzzato sulle superfici in calcestruzzo, le protegge dalla rapida evaporazione dell’acqua d’impasto.
La rasatura che ha completato l’intervento dove era necessario regolarizzare le superfici, è stata eseguita con PLANITOP 100*, una malta fine colore grigio chiaro a presa rapida.

Asportazione parziale del rivestimento
Nelle zone in cui il rivestimento è stato scarificato solo superficialmente è stato adottato un diverso intervento di
ripristino, partito con la demolizione del calcestruzzo e con la pulizia delle barre di armatura dalla ruggine. In seguito su tutte le barre di armatura sono state applicate a pennello due mani di MAPEFER*, un trattamento protettivo anticorrosione, e si è proceduto poi con la ricostruzione del
rivestimento attraverso l’applicazione a spruzzo di MAPEGROUT T60*, una malta cementizia fibrorinforzata a ritiro controllato di consistenza tissotropica.
L’intervento si è concluso con l’applicazione di MONOFINISH*, una malta cementizia a presa normale per la rasatura del calcestruzzo.

Il ripristino dei tunnel di aerazione
Nel nuovo progetto i “canali” di aerazione collocati sotto l’impalcato stradale sono stati riconvertiti in sicure vie di fuga e per ripristinare il copriferro è stato utilizzato MAPEGROUT BM*, una malta cementizia bicomponente a basso modulo elastico per il risanamento del calcestruzzo. Per altre zone della galleria, invece, il ripristino del rivestimento è stato realizzato utilizzando del calcestruzzo a ritiro controllato additivato con l’espansivo per calcestruzzi e malte EXPANCRETE*, oppure applicando a spruzzo MAPEGROUT T60* che, grazie alle sue particolari proprietà, ha permesso di riempire perfettamente tutti i vuoti lasciati dall’operazione di idroscarifica.

Altri interventi
Anche parte della soletta in calcestruzzo dell’impalcato stradale prima è stata scarificata superficialmente e i ferri sono stati trattati con MAPEFER*, poi è stata ricostruita attraverso l’applicazione di MAPEGROUT TISSOTROPICO*, una malta a ritiro controllato fibrorinforzata. Per migliorarne l’adesione al supporto, anche in previsione dei carichi che essa avrebbe dovuto sopportare, è stata effettuata una preventiva applicazione di EPORIP*, un adesivo epossidico per riprese di getto a pennello. Su questo strato ancora fresco, è stato applicato MAPEGROUT TISSOTROPICO* a ricostruzione della sezione originaria della soletta. In seguito tutto è stato ricoperto con asfalto.
I lavori seguiti da Mapei hanno compreso anche l’impermeabilizzazione, prima della costruzione del marciapiede, della connessione tra la soletta ed i piedritti con l’applicazione di IDROSILEX PRONTO*, una malta cementizia osmotica ideale contro l’umidità di ogni tipo. Questa operazione è stata preceduta dal bloccaggio delle venute di acqua grazie all’utilizzo dei leganti idraulici LAMPOCEM*, antiritiro a presa rapida, e LAMPOSILEX*, a presa e indurimento rapidissimi. Per maggior sicurezza è stata anche fissata una canalina metallica per la raccolta dell’acqua che eventualmente dovesse colare alla base dei piedritti. Per fissare la canalina al supporto si è ricorsi al profilo in gomma idrofila espandente IDROSTOP* e all’adesivo monocomponente per la posa del profilo IDROSTOP MASTIC*.
Un altro intervento, infine, ha riguardato la rasatura superficiale delle pareti in calcestruzzo dei rifugi, realizzate con l’applicazione di MAPELASTIC* di colore chiaro.
Sono stati necessari tre anni di duro e coraggioso lavoro, un’autentica sfida alla natura, alle lentezze burocratiche e giudiziarie, talvolta incoraggiate da malintesi scrupoli di ordine ambientale e di sicurezza, dal timore di assumere rischi difficilmente calcolabili. Dei circa 700 miliardi di vecchie lire spesi per ripristinare il traforo, l’85% è stato investito in impianti di controllo del traffico in galleria, impiegando quanto di più moderno e sofisticato offre il mercato tecnologico mondiale. Il Traforo del Monte Bianco ha assunto le caratteristiche di un “prototipo”; è oggetto di studio e di comparazione; è dimostrazione concreta del patrimonio progettuale e realizzatore dell’imprenditoria e del lavoro italiano, un’opera dell’ingegno che onora il nostro Paese.

Scheda tecnica
Traforo del Monte Bianco
Intervento: consolidamento, risanamento e impermeabilizzazione delle superfici interne del tunnel
Anno di intervento: 2000-2001
Committente: Società Italiana Traforo del Monte Bianco, Roma
Progettista: Spea Ingegneria Europea, Milano e Scetauroute (Francia)
Direttore lavori: ing. A. Selleri, Spea Ingegneria Europea
Impresa: Cossi Costruzioni, Sondrio
Prodotti Mapei: ADESILEX PG 1, EPORIP, EXPANCRETE, EXPANFLUID, IDROSILEX PRONTO, IDROSTOP, IDROSTOP MASTIC, LAMPOCEM, LAMPOSILEX, MAPECURE E, MAPEFER, MAPEFILL, MAPEFLUID N200, MAPEFLUID IF328, MAPEFLUID X404, MAPEGROUT BM, MAPEGROUT T60, MAPEGROUT TISSOTROPICO, MAPELASTIC, MAPELAST SF, MAPEQUICK AF2000, MONOFINISH, PLANITOP 100, RESCON T
Coordinamento Mapei: Mapei Underground Technology Team.

I prodotti citati in questo articolo appartengono alla linea “Underground Technology”.
Le relative schede tecniche sono contenute nel sito internet www.mapei.com

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Focus prodotti

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  • Prodotti da finitura
  • Sistemi a base calce
  • Sistemi per il rinforzo strutturale
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  • Malte da finitura
  • Malte da muratura
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