Inaugurato il primo luglio del 2004, il Santuario Padre Pio è costato tra i 25 e i 35 milioni di euro, in buona parte offerte provenienti dai fedeli di tutto il mondo. I lavori per la costruzione sono cominciati alla fine del luglio 1994 e ogni giorno vi hanno lavorato 150 operai.Indice: Santuario Padre Pio: dal progetto all’inaugurazione L’intervento Mapei San Giovanni Rotondo, località in provincia di Foggia, deve il suo nome alla chiesetta della Rotonda, un antichissimo battistero a pianta circolare che, dice la leggenda locale, fu costruito su un tempio dedicato a Giano. Ora però il suo nome si identifica con il convento di Santa Maria delle Grazie dove, nel 1916 entrò, per rimanervi fino alla morte, un frate chiamato Padre Pio. Oggi il piccolo convento, risalente al 1500, e la chiesetta annessa sono visitati da sette milioni di pellegrini all’anno, che ne hanno fatto il santuario più frequentato d’Europa, secondo nel mondo solo a quello di Santa Maria de Guadalupe in Messico. Nel 1994 i Frati Cappuccini che gestiscono il Santuario – al quale si affiancano altre opere volute direttamente da Padre Pio come la “Casa di sollievo della sofferenza”, l’imponente ospedale aperto nel 1956, e la monumentale Via Crucis illustrata dalle figure di bronzo di Francesco Messina – hanno deciso di edificare, dietro il convento originale, una nuova chiesa.La struttura sacra, dalla forma semplice e avveniristica di una chiocciola, è stata progettata dall’architetto Renzo Piano ed è in grado di accogliere migliaia di fedeli sia all’interno che nel piazzale antistante. Nella cripta situata nella parte sottostante dell’aula liturgica della nuova chiesa verrà presto trasferito il sarcofago di marmo scuro del frate. Il sarcofago attualmente si trova nella cripta della piccola chiesa dove Padre Pio pregò e ricevette le stimmate; questa piccola chiesa è inglobata in un’altra più grande costruita alla fine degli anni 50 per accogliere i devoti sempre più numerosi giorno dopo giorno. Peraltro, accanto alla piccola chiesa si trova anche il convento che accoglie la cella dove visse Padre Pio (la cella n. 5) che è stata recentemente ristrutturata. Santuario Padre Pio: dal progetto all’inaugurazione Per realizzare l’imponente costruzione sono stati usati 30mila metri cubi di cemento armato, 22 archi in pietra dei quali 17 portanti, 1.320 blocchi in pietra di Apricena, 60mila chili di acciaio, 500 metri quadrati di vetro. Come capienza, la grande chiesa è inferiore solo alla Basilica di San Pietro, e contiene al suo interno 6.500 fedeli seduti su 1.682 banchi e all’esterno, sul sagrato, possono stare 30-40mila persone in piedi, ma tutti in grado di poter guardare l’officiante tra le quinte formate dagli archi in pietra di Apricena.Per arrivare al Santuario bisogna percorrere un viale pedonale largo 8 metri affiancato da un doppio filare di cipressi, ai cui lati sono stati costruiti terrazzamenti di aree a verde attrezzati per il riposo dei pellegrini. L’attenzione di chi si reca al Santuario viene attirata dall’imponente muro che regge il lato esterno del grande sagrato, ed è questo muro che i pellegrini si trovano a costeggiare mentre s’incamminano su per la collina. Nel suo tratto più alto il muro raggiunge un’altezza di 25 metri. I pilastri portanti del muro creano un colonnato e fra le prime nove colonne sono alloggiate otto campane in fila orizzontale. L’ingresso principale è posto all’incrocio tra il viale pedonale e l’inizio del colonnato: questo “snodo” è caratterizzato da un’imponente croce in pietra di Apricena alta 40 metri e con braccia di 10 metri, sempre firmata da Renzo Piano. All’esterno il complesso è stato progettato in modo che in qualsiasi punto del sagrato (anch’esso rivestito in lastre in pietra di Apricena) il visitatore si trovi, sono sempre visibili solo tre punti fissi: la chiesa con la sua imponente copertura in rame preinverdito, il cielo e la pianura lungo la quale si snodano le vie di accesso al luogo di pellegrinaggio. Attraverso l’imponente arco dell’ingresso, che svolge anche le funzioni di grande vetrata luminosa senza la quale l’interno della chiesa rimarrebbe al buio, si accede all’aula liturgica. Quest’ultima è caratterizzata da un doppio ordine di archi, uno esterno e uno interno, allineati su di un unico centro geometrico, dove si trova l’altare sormontato da un crocifisso sospeso. Lo studio preparatorio per il posizionamento degli archi ha coinvolto uno staff di geologi: la struttura sorge infatti in una zona a rischio sismico e potrà sopportare sollecitazioni sei volte maggiori all’intensità dei terremoti registrati finora in questa parte della Puglia. Gli archi sono progressivamente decrescenti in luce e altezza e il loro insieme definisce la pianta dell’aula, che ha la forma di una spirale. Sempre realizzati in pietra di Apricena, gli archi sostengono, attraverso un sistema di puntoni in acciaio inox, la copertura costituita da un complesso di travi radiali e anulari in legno lamellare. Il pavimento, sopraelevato rispetto al sottostante solaio in cemento armato così da permettere il passaggio delle canalizzazioni provenienti dalle centrali di trattamento aria, è in pietra di Apricena, con le stesse caratteristiche geometriche e di finitura di quello del sagrato. Il pavimento ha una curvatura concava con le file circolari di posti a sedere disposte a gradini in salita che girano intorno all’altare maggiore e assicurano la visibilità dell’altare da ciascuno dei settori in cui lo spazio interno è virtualmente suddiviso dagli archi in pietra. Retrostanti all’area del presbiterio sono ubicate la sacrestia e la cappella dell’Adorazione. Dall’aula liturgica è possibile accedere per mezzo di ascensori, scalinate e una rampa anulare direttamente alla cripta sotterranea, posta esattamente sotto l’area presbiteriale. In questo spazio sarà collocato il sarcofago di Padre Pio. Qui sono localizzati anche la penitenzeria e gli spazi di accoglienza. L’intervento Mapei Quest’opera maestosa progettata dal noto architetto Renzo Piano ha visto la partecipazione di molte aziende leader nel proprio settore, tra cui Mapei, che ha dato il proprio contributo partendo dai calcestruzzi, passando per le pavimentazioni e finendo con i trattamenti protettivi della pietra di Apricena. Mapei fu contattata nel 1999 dall’impresa costruttrice per progettare e realizzare un calcestruzzo a ritiro compensato da impiegare per la costruzione delle velette di collegamento degli otto grandi archi in pietra di Apricena, situati lungo il perimetro esterno della grande aula liturgica. Il Laboratorio di Ricerca e Sviluppo Mapei, in stretta collaborazione con la propria Assistenza Tecnica, sono riusciti a mettere a punto e realizzare il mix design del calcestruzzo a ritiro compensato avvalendosi di Mapefluid N100, un additivo superfluidificante con leggero effetto ritardante per calcestruzzi impermeabili, durabili e meccanicamente resistenti, in combinazione con Expancrete, un agente espansivo per il controllo del ritiro igrometrico del calcestruzzo. Oltre alla realizzazione del calcestruzzo i prodotti Mapei hanno accompagnato la costruzione dell’opera in tutte le sue fasi di lavorazione, a cominciare dall’utilizzo di: Eporip adesivo epossidico fluido utilizzato per le riprese di getto, di Adesilex PG1, adesivo epossidico tissotropico utilizzato per incollaggi strutturali, Mapegrout T40, malta tissotropica fibrorinforzata utilizzata per la regolarizzazione di vespai e nidi di ghiaia, Mapegrout Colabile, a cui sono state aggiunte le Fibre FF, così da ottenere una malta cementizia a ritiro compensato rinforzata con fibre in lega metallica amorfa di ferrocromo, utilizzata per la realizzazione di alcune travi che dovevano avere un’elevata resistenza a flessione e alta duttilità. L’elemento principale che ha contraddistinto la realizzazione di questa grande idea progettuale è costituito dall’utilizzo della pietra locale, la pietra di Apricena, con cui sono stati realizzati tutti gli archi, il colonnato, la grande croce, il sagrato e tutte le pavimentazioni. Diversi ambienti tra cui l’aula liturgica, la sacrestia, la cappella dell’Adorazione, la penitenzeria, per un totale di circa 12mila metri quadrati, sono stati pavimentati con listelli sempre in pietra di Apricena bocciardata (formato 48x8x4 cm) posati con Keraflex bianco, adesivo cementizio ad alte prestazioni a scivolamento verticale nullo e con tempo aperto allungato per piastrelle in ceramica e materiale lapideo, di classe C2TE secondo Norma Europea EN 12004. Le fughe sono state stuccate con Marmocolor, malta ad alte prestazioni a presa e asciugamento rapido, esente da efflorescenze per la stuccatura di fughe fino a 5 mm, di classe CG2 secondo Norma Europea EN 13888. In questi spazi i rivestimenti sono stati realizzati con lastre in pietra di Apricena levigata (formato 98x48x3 cm) e sono stati posati con Keraflex Maxi grigio, adesivo cementizio ad alte prestazioni, a scivolamento verticale nullo, a tempo aperto allungato, deformabile, particolarmente indicato per la posa di grès porcellanato e pietre naturali di grande formato, di classe C2TE secondo la Norma Europea EN 12004, ed S1 secondo la Norma Europea EN 12002. Tutti i locali tecnici, per un totale di circa 4mila metri quadrati, sono stati pavimentati con piastrelle in grès porcellanato spessorato antiscivolo (formato 20x20x1,2 cm) posato con Keraflex bianco, e fugato con Keracolor GG, malta cementizia ad alte prestazioni per la stuccatura di fughe fino a 6 mm, di classe CG2 secondo la Norma Europea EN 13888. La pavimentazione del sagrato e della Chiesa superiore per un totale di circa 20mila metri quadrati è stata realizzata con listelli in pietra di Apricena bocciardata (formato 48x8x6 cm), posata con il sistema tradizionale e fugata con Marmocolor. Le grandi lastre in pietra di Apricena utilizzate per il rivestimento della base degli archi sono state posate utilizzando Granirapid bianco, adesivo cementizio bicomponente ad alte prestazioni, a presa e idratazione rapida per piastrelle ceramiche e materiale lapideo di classe C2F secondo la Norma Europea EN 12004. Le sigillature di tutti i giunti orizzontali e verticali sono state realizzate con Mapesil LM, sigillante siliconico a reticolazione neutra inodore, a basso modulo elastico per giunti di dilatazione. Inoltre nel corso della realizzazione del cantiere sono stati utilizzati in quantità più piccole anche: l’adesivo cementizio ad alte prestazioni Adesilex P9 grigio, utilizzato per la posa del rivestimento in pietra di Apricena sulle scale di accesso alla Chiesa inferiore; la lisciatura autolivellante Ultraplan Maxi, preceduta dalla stesura dell’appretto Primer G, utilizzata per livellare alcune differenze di quota nella pavimentazione interna della grande aula liturgica; la malta anticorrosva Mapefer è stata applicata sui ferri d’attesa nei calcestruzzi esterni; il sigillante siliconico Mapesil LM è stato usato per la sigillatura delle canalette di raccolta dell’acqua situate nella pavimentazione del sagrato; il sigillante acrilico Mapeflex AC4 è stato utilizzato per sigillare i giunti verticali sulle pareti prefabbricate; Silancolor Primer e Silancolor Pittura sono stati applicati come mano di fondo sulle pareti dell’aula incontro. La pietra di Apricena utilizzata per la costruzione degli archi, del colonnato dove sono alloggiate le 8 campane in bronzo e della grande croce a “bilancia” è stata oggetto di particolare studio da parte del Laboratorio di Ricerca e Sviluppo Mapei per poter individuare il prodotto che meglio potesse soddisfare le esigenze di protezione dall’aggressione degli agenti atmosferici. Alla fine è stato deciso di intervenire utilizzando Antipluviol S, un impregnante protettivo idrorepellente incolore a base di resine silossaniche, utilizzato massicciamente per la protezione di tutte le parti esterne in pietra di Apricena. Consiglia questo progetto ai tuoi amici Commenta questo progetto