Comunità energetiche in Italia: quali scenari nei prossimi 5 anni?

Comunità energetiche in Italia: quali scenari nei prossimi 5 anni?

Dalla diffusione delle comunità energetiche dipende il raggiungimento degli obiettivi UE al 2030 in materia di emissioni ed energia: la transizione riguarda utenza domestica e distretti industriali

Comunità energetiche in Italia: quali scenari nei prossimi 5 anni?

In occasione di MCE – Mostra Convegno Expocomfort sono stati presentati i risultati dello Smart Districts Report, studio commissionato da Reed Exhibitions Italia all’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano per indagare il ruolo delle comunità energetiche nel raggiungere gli obiettivi per il 2030 in materia di riduzione delle emissioni di gas serra, di quota di fonti rinnovabili nel consumo finale di energia e di miglioramento dell’efficienza energetica.

Il ruolo delle comunità energetiche nel raggiungere il target 2030

La diffusione di comunità energetiche in Italia potrebbe essere determinante per raggiungere il target fissato dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) al 2030: 52 GW di impianti fotovoltaici (+30,6 GW rispetto all’installato a fine 2020). Con i ritmi attuali di installazioni, l’obiettivo sembra essere difficilmente raggiungibile.

Proprio l’installazione di 2,7 – 4,6 GW di nuovo fotovoltaico installato collegato alle comunità energetiche potrebbe quindi dare un contributo determinante, stimato al 2026 (33,25 GW) del del 25-45%.

A questi vanno aggiunti i benefici per l’ambiente, con una riduzione di emissioni pari a 0,9-1,6 MtonCO2eq/anno. E i benefici di tipo sociale, poiché nuove attività sociali potrebbero nascere sui territori in cui le comunità energetiche operano.

Due scenari possibili

Lo studio identifica due possibili scenari, uno conservativo e uno accelerato. Le stime proposte si basano sul mercato disponibile italiano, cioè rappresentato dal totale delle utenze energetiche al netto di vincoli presenti; sul numero di utenti domestici (pari a 29,5 milioni) e sul numero dei distretti industriali (141 secondo i dati Istat, comprensivi di circa 165.000 unità locali manifatturiere, quasi il 40% del totale nazionale).

A seconda dello scenario che si concretizzerà, nei prossimi 5 anni saranno tra 960.000 e 1.630.000 gli utenti residenziali coinvolti in configurazioni di comunità energetiche o di autoconsumo collettivo. Ai privati cittadini si affiancherà un numero di aziende situate in distretti industriali compreso tra le 3.000 e le 6.000. L’incremento degli investimenti nel settore dei fornitori di tecnologia è stimato in circa 2,2-3,8 miliardi di euro.

I presupposti per una transizione energetica efficace

Affinché si verifichi lo scenario “migliore”, quello accelerato, è necessario che la Pubblica Amministrazione abbia un ruolo proattivo nel promuovere le comunità energetica. Dovranno essere messe a punto configurazioni non solo efficienti, ma anche scalabili e ripetibili. E saranno determinanti le detrazioni fiscali e i finanziamenti a tasso agevolato disponibili per i piccoli Comuni.

Lo scenario conservativo, al contrario, ipotizza che tutto questo avvenga in maniera limitata, portando a uno sviluppo del mercato minore rispetto al suo potenziale teoricamente sfruttabile.

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