Cupolone: storia, restauri e scoperte della Cupola Vaticana di San Pietro

La Cupola Vaticana – o Cupolone – è il coronamento della Basilica di San Pietro, il tempio della cristianità. Da oltre 4 secoli svetta maestosa e fiera sulla città di Roma, inglobandola. Conosciamola meglio, attraverso la storia, i personaggi che l’hanno attraversata, i restauri e le lesioni insorte, le recenti scoperte.

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Cupolone: storia, restauri e scoperte della Cupola Vaticana di San Pietro

Nel 1590 il volto della Città Eterna era destinato a cambiare per sempre. Apparve infatti il nuovo simbolo della capitale del cristianesimo, una nuova figura pronta a invadere i cieli di Roma in ogni direzione. Stiamo parlando della Cupola Vaticana di San Pietro, una struttura talmente moderna da anticipare i concetti architettonici che si svilupperanno nei secoli da seguire.

Roma, dopo i fasti dell’Impero Romano, che ha prodotto capolavori indiscussi della storia dell’Architettura Romana (come i Fori Romani, il Pantheon, gli Acquedotti Romani, Colosseo e anfiteatri, terme, strade e ponti, torna a brillare nel panorama architettonico internazionale. E lo fa con un’opera grandiosa, destinata a segnare per sempre il volto della Città Eterna, la prima architettura moderna che si staglia maestosa e fiera nel cielo dell’Urbe: la Basilica di San Pietro.

Capolavoro di Architettura del Rinascimento italiano, l’edificazione del Tempio Vaticano ha tutte le caratteristiche di un’epica saga: decine di Papi, grandi artisti ed architetti si sono avvicendati per permetterne la realizzazione (Bramante, Raffaello Sanzio, Baldassarre Peruzzi, Antonio da Sangallo il Giovane, Carlo Maderno, Michelangelo, Giacomo della Porta, Gian Lorenzo Bernini), apportando il loro personale contributo nell’arco di quasi due secoli.

Come La Fabbrica di San Pietro, anche la Cupola vaticana ha una storia lunga e travagliata. Chiamata con affetto dai romani Cupolone, in riferimento alla sua mole che domina dall’alto tutta Roma e risulta visibile a molti km di distanza (nel passato, in assenza di inquinamento e foschia, era possibile scorgerla all’orizzonte, perfino dalla cima del Monte Navegna, a 80 km dalla Città Eterna e oltre 1.500 metri di altitudine, nei pressi del Lago del Turano, mia terra natìa).

Dalla sua costruzione ad oggi, in oltre 400 anni di vita, la cupola ha subito diversi restauri e consolidamenti strutturali. Poco dopo la sua realizzazione, infatti, ha manifestato segni di instabilità strutturale attraverso significative lesioni che nel 700 hanno spinto il Papa a richiedere l’intervento di studiosi ed esperti per approfondirne le cause ed i rimedi. In seguito al celebre “Parere di tre matematici, 1742” di Boscovich, Leseur, Jacquier, Giovanni Poleni e Luigi Vanvitelli sono stati incaricati di eseguirne il restauro. Nel 900 sarà la volta di Luca Beltrami e Giuseppe Nicolosi. Concludiamo il viaggio con gli ultimi avvenimenti del nuovo millennio, i restauri e le recenti indagini che hanno portato alla luce nuove, interessanti, scoperte.

La Cupola di San Pietro o Cupolone

La Basilica di S. Pietro è coronata da quel caratteristico tetto a cupola, sacro emblema che trionfa fatale sul cielo di Roma. Tralasciando le idee inattuate del Bramante e Sangallo il Giovane, la Cupola odierna è figlia dell’invenzione di Michelangelo che l’ha ideata e progettata e di Della Porta che l’ha realizzata, seppur con alcune modifiche.

Anche il Cupolone, come la Basilica, ha una storia altrettanto travagliata. Dal primo progetto del Bramante alla realizzazione di Della Porta – su progetto di Michelangelo – trascorrerà quasi un secolo. Ma questo lo vedremo meglio in seguito, ora andiamo alla scoperta delle caratteristiche della Cupola di S. Pietro, così come ci appare oggi.

La Cupola della Basilica Vaticana di San Pietro: giorno e notte
La Cupola della Basilica Vaticana di San Pietro: giorno e notte

Peso complessivo di circa 14.000 tonnellate per un’altezza esterna – dal piano stradale alla sommità della croce – di 133,30 metri (117,57 l’altezza interna dal pavimento alla volta della lanterna), diametro interno di circa 42 metri, la maestosa Cupola Vaticana ha una struttura ogivale a doppia calotta in mattoni, irrigidita da 16 costoloni in travertino e si raccorda ai pilastri sottostanti tramite pennacchi. La calotta interna ha spessore di 2 m mentre la calotta esterna circa 1 m. Lo spessore dei costoloni, disposti tra le due calotte, aumenta verso l’alto, e varia da 2 m alla base a circa 5 m in sommità. Il tamburo su cui poggia la cupola presenta 16 contrafforti – in corrispondenza dei sovrastanti costoloni – ed è spesso 3 metri.

Sezione longitudinale della basilica di S. Pietro e Cupola, (Alessandro Specchi, 1687)
Sezione longitudinale della basilica di S. Pietro e Cupola, (Alessandro Specchi, 1687)

Inaugurata da Papa Sisto V nel 1590, i lavori della lanterna e decorativi vennero però ultimati sotto il pontificato di Papa Clemente VIII (1592-1605) che, nel porre fine all’imponente impresa, volle ricordare l’opera compiuta da Papa Sisto V: “s. petri gloriae sixtvs pp. v. a. mdxc pontif. v” (“A gloria di San Pietro, papa Sisto V, nell’anno 1590, il V del suo pontificato”).

La cupola di S. Pietro vista dall'interno della basilica
La cupola di S. Pietro vista dall’interno della basilica

Papa Clemente VIII fece anche decorare l’interno della cupola, facendola rivestire di una raffinata decorazione musiva da Marcello Provenzale con l’ausilio di numerosi mosaicisti: sedici spicchi cuneiformi ricoperti di immagini e figure su sfondo di cielo stellato (oro e blu).

Piazza San Pietro alla fine dell'800 (foto di anonimo)
Piazza San Pietro alla fine dell’800 (foto di anonimo)

Riassumendo, le caratteristiche principali della Cupola sono:

  • Peso totale: 14.000 tonnellate
  • Diametro della cupola: interno 42,5 metri; esterno: 49,8 m
  • Altezza interna: 33,5 metri
  • Altezza esterna (dal piano stradale alla sommità della croce): m 133,30;
  • Altezza interna (dal pavimento alla volta della lanterna): m 117,57;

Addentriamoci ora nella storia della Cupola più famosa al mondo, il Cupolone romano, conoscendo i personaggi coinvolti nella sua ideazione e costruzione, senza tralasciare le problematiche emerse nel tempo che ne hanno richiesto importanti restauri e consolidamenti strutturali, dal Settecento fino ad oggi.

Storia e genesi della Cupola di San Pietro

La Fabbrica di San Pietro ha una storia epica, che traghetta l’architettura dal primo Rinascimento fino al Barocco, coinvolgendo nella sua costruzione, i massimi artisti dell’epoca: Donato Bramante, Raffaello Sanzio, Baldassarre Peruzzi, Antonio da Sangallo il Giovane, Michelangelo Buonarroti, Giacomo Della Porta, Domenico Fontana, Carlo Maderno, Gianlorenzo Bernini e altri. Dalla posa della prima pietra (1506) al completamento del nuovo edificio (1626) ci sono voluti 120 anni e ancora era da sistemare la piazza antistante con il colonnato del Bernini. La vecchia Basilica Costantiniana del 324 d.C. venne demolita un pezzo alla volta e rimase in piedi fino alla fine, per garantire la continuità del culto religioso.

Anche la Cupola ha una storia altrettanto memorabile. Ideata da Donato Bramante su ispirazione del Pantheon (una grande cupola emisferica di 42 metri di diametro), è stata poi ingigantita da Antonio da Sangallo il Giovane e infine riequilibrata alla maniera moderna da Michelangelo Buonarroti. Ma, a costruirla ci penserà Giacomo Della Porta con l’ausilio di Domenico Fontana che la costruirà in appena 22 mesi e 800 operai.

Evoluzione della cupola della fabbrica di San Pietro
Figura 1 Evoluzione della cupola

Michelangelo, chiamato all’età di settant’anni a dirigere i lavori, ripartì dal progetto bramantesco demolendo gran parte delle scelte del Sangallo. Subito optò per la soluzione della “doppia calotta” seguendo gli insegnamenti brunelleschiani del duomo di Firenze. La calotta interna è emisferica, quella esterna rialzata a profilo ogivale.

Alla morte del Divino arrivò Giacomo della Porta che, con l’ausilio di Domenico Fontana, porterà a termine i lavori della cupola e della lanterna in appena 22 mesi, al tempo di Papa Sisto V (1585-1590). Egli apporterà alcune importanti modifiche al progetto michengiolesco. La più importante riguarda la curvatura delle due calotte: quella interna non sarà più emisferica ma viene rialzata ad un rapporto tra raggio e altezza molto simile a quello della cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze del Brunelleschi.

La cupola del Bramante

Bramante dette principio alla fabbrica del tempio di San Pietro di Roma. Se si escludono, infatti, le pioneristiche vicende del coro di Nicolò V, il primo vero architetto della Fabbrica di San Pietro fu Donato Bramante. Egli fu incaricato da Papa Giulio II di realizzare la nuova Basilica rinascimentale di San Pietro, con l’ambiziosa idea di creare un riferimento universale, religioso e architettonico, un monumento eterno ammirato in tutto il mondo per la magnificenza dell’arte e della tecnica ivi espressa.

A sinistra: progetto della cupola di S. Pietro de Bramante (da Serlio, 1540). A destra: sezione del Pantheon.
A sinistra: progetto della cupola di S. Pietro de Bramante (da Serlio, 1540). A destra: sezione del Pantheon.

Un edificio così grandioso di stampo rinascimentale, meritava di essere coronato da una maestosa cupola. Bramante guardò al Pantheon e disegnò una cupola emisferica del diametro di 42 metri, gravante su tribuna molto ornata di colonne sostenuta da quattro arconi poggianti sui 4 pilastri centrali della basilica.

La cupola di Sangallo

Antonio da Sangallo il Giovane, divenuto architetto della Fabbrica di San Pietro alla morte del Bramante, stravolse completamente il progetto del suo predecessore. Ampliò la basilica in ogni direzione, fino a mutarla in una cattedrale mastodontica per mole e arditezza costruttiva.

Cupola di San Pietro, progetto di Sangallo il Giovane
Cupola di San Pietro, progetto di Sangallo il Giovane (da: Speculum Romanae Magnificentiae)

Il progetto di Sangallo, che non verrà mai realizzato, terminava con una grandiosa cupola a sesto rialzato, con doppio tamburo, circondata alla base da due file sovrapposte di arcate, archi sopra archi, e cornici e sopra cornici, coronata da una poderosa lanterna.

La cupola di Michelangelo

Michelangelo, inorridito dalla fattezza compositiva del suo antesignano, che a suo parere “s’è discostato dalla verità” allontanandosi dal costruire “del buon modo antico o della bella maniera moderna”, si riavvicina alle originali intenzioni del Bramante, per “condurla con più maestà e grandezza e facilità, e maggior disegno di ordine, bellezza e comodità”.

Il progetto della cupola vaticana per San Pietro di Michelangelo: prospetto e sezione
Il progetto della cupola vaticana per San Pietro di Michelangelo: prospetto e sezione (Duperac, 1569)

Egli progettò una cupola con struttura a doppia calotta che internamente appare come emiciclo, all’esterno è invece rialzata a profilo ogivale per una maggiore resistenza. Ma, consapevole che la vecchiaia non gli avrebbe consentito di vedere la sua cupola realizzata, si dedicò alla costruzione di una sua fedele riproduzione in scala 1:15. Un gigantesco modello (delle dimensioni di 4x3x2 metri) in legno di tiglio, una specie legnosa molto facile da lavorare ma dalla scarsa durabilità (è facilmente attaccabile da parassiti e muffe).

Modello in legno della Cupola costruito da Michelangelo
Modello in legno della Cupola costruito da Michelangelo

Michelangelo morì senza poter vedere iniziare i lavori della cupola. Alla sua morte, avvenuta nel 1564, infatti, solo il tamburo inferiore era completato.

Evoluzioni della cupola michelangiolesca di Della Porta

Alla morte di Michelangelo, nel 1564, della cupola non c’era traccia, i lavori erano arrivati appena a completare il tamburo. Nel 1574 gli successe Giacomo Della Porta che porterà a termine i lavori della cupola e della lanterna con la collaborazione di Domenico Fontana. Egli apporterà alcune modifiche al progetto michengiolesco che saranno riportate anche nel modellino in legno ereditato da Michelangelo (lasciando intatta la calotta interna emisferica di Michelangelo, in segno di rispetto).

Cupola di San Pietro: l’evoluzione michelangiolesca di Della Porta
Cupola di San Pietro: l’evoluzione michelangiolesca di Della Porta

La più importante riguarda la curvatura delle due calotte: quella interna non sarà più emisferica ma viene rialzata di 8 metri ad un rapporto tra raggio e altezza molto simile a quello della cupola del Brunelleschi. Della Porta, convinto infatti che la curvatura a tutto sesto di Michelangelo avrebbe generato delle spinte troppo elevate sul tamburo sottostante, solleva l’arco a sesto acuto, diminuendone la spinta a favore della stabilità. Oltretutto, diversamente da come era solito fare all’epoca, decise di costruire tutta la struttura in mattoni (disposti a filari convergenti e non a spina di pesce come narra il Fontana), per dare maggior resistenza al manufatto. Ciononostante, come vedremo più avanti, questo non basterà ad evitare l’insorgenza di gravi dissesti e lesioni.

A sinistra: cupola di S. Pietro, Roma. A destra: cupola di S. Maria del Fiore o Duomo di Firenze, opera di Filippo Brunelleschi
A sinistra: cupola di S. Pietro, Roma. A destra: cupola di S. Maria del Fiore o Duomo di Firenze, opera di Filippo Brunelleschi

Il profilo ogivale a sesto acuto, il diverso trattamento delle due calotte (ispessimento di quella interna e assottigliamento dell’esterna) e i costoloni meridiani sono modifiche introdotte dal Della Porta che avvicinano la cupola michelangiolesca alla concezione strutturale di Santa Maria del Fiore. Ma, sebbene Della Porta aumenta lo spessore totale delle due calotte, da 9 a 11 palmi (2,44 metri), resta distante dall’imponente mole del Duomo di Firenze, le cui calotte sono spesse oltre 4 metri.

Il progetto della cupola vaticana per San Pietro di Giacomo Della Porta: prospetto e sezione (Fontana, 1694)
Il progetto della cupola vaticana per San Pietro di Giacomo Della Porta: prospetto e sezione (Fontana, 1694)

Per l’occasione è stata messa a punto una speciale impalcatura in legno autoportante, che permetteva le lavorazioni ad un’elevata altezza da terra senza dover poggiarsi sul pavimento, bensì ancorata alla testata del tamburo, con grande risparmio di mezzi, costi e manodopera. La cupola sarà inaugurata da Papa Sisto V il 18 aprile 1590 (che sistemerà anche l’obelisco vaticano nella piazza antistante), sebbene la lanterna, la sommità e le decorazioni, verranno ultimate un decennio dopo sotto il pontificato di Clemente VIII (1592-1605).

Impalcatura, ponte eretto per i restauri, inventato da Tommaso Albertini (tratto da: Fontana, 1694).
Impalcatura, ponte eretto per i restauri, inventato da Tommaso Albertini (tratto da: Fontana, 1694).

In cima alla lanterna, nel 1593 venne posizionata una grande sfera di bronzo dorata – opera di Sebastiano Torrigiani – dal diametro di 12 palmi (2,66 metri) terminante con un’enorme croce alta 25 palmi (5,55 metri), sull’esempio del Duomo di Firenze. Pochi sanno che le intenzioni dell’architetto erano di dare un tono d’oro e d’argento all’intera cupola. Dopo aver infatti ricoperto d’oro la sommità (sfera e croce) egli voleva continuare il colore sui costoloni. Ma, alla sua morte nel 1602, il Maderno decise altrimenti. Per contrasto, il piombo stagnato che ricopre la cupola, imita l’argento.

La facciata della Basilica di San Pietro e la Cupola Vaticana
La facciata della Basilica di San Pietro e la Cupola Vaticana

Della Porta è stato oscurato per secoli dalla figura ingombrante di Michelangelo. Seppur è vero che il Divino ha avuto un ruolo fondamentale sia nella costruzione della Basilica che nell’ideazione e  progettazione della Cupola, il contributo dellaportiano non può essere trascurato.

Piazza San Pietro e Basilica Vaticana, Giovan Battista Falda, 1693
Piazza San Pietro e Basilica Vaticana, Giovan Battista Falda, 1693

Terminata la cupola (inaugurata nel 1590), restava da completare ancora la parte frontale della Basilica con la facciata: ci pensò Carlo Maderno. Poi gli allestimenti e decorazioni interne e, infine, grazie all’iconica piazza ellittica con il colonnato che cinge i fedeli in un abbraccio del Bernini, nel 1667, dopo 161 anni dalla posa della prima pietra, poteva definitivamente dichiararsi conclusa l’avvincente epopea della Fabbrica di S. Pietro.

Dissesti, lesioni e restauri

Appena pochi anni dopo l’ultimazione della cupola, forse anche a causa della velocità di realizzazione dei lavori, hanno cominciato a manifestarsi dissesti e lesioni, tanto evidenti da spingere, nel 1602, all’aggiunta di due cerchi di ferro alla struttura. Ma non bastò. Col passare del tempo, infatti, le “ferite” della cupola crescevano costantemente (anche alimentate dai terremoti e dalla scellerata idea dei campanili in facciata). Finché, intorno alla metà del XVIII secolo, la cupola vaticana cominciava davvero a preoccupare: vistose crepe mettevano infatti in dubbio la sua stabilità.

Rilievi delle lesioni dei contrafforti della cupola di San Pietro, Luigi Vanvitelli, 1742
Rilievi delle lesioni dei contrafforti della cupola di San Pietro, Luigi Vanvitelli, 1742

Papa Benedetto XIV allora incaricò una commissione di esperti per valutarne le criticità e proporre soluzioni adeguate. Tre matematici (Boscovich, Leseur, Jacquier), concentrarono il frutto delle loro ricerche in due volumi (1742 e 1743) consequenziali. Prima indagano le possibili cause, poi propongono soluzioni.

Rilievo della Cupola vaticana, 1742
Rilievo della Cupola, 1742 (Parere di Tre Matematici, Biblioteca Hertziana, Roma)

Boscovich individua due possibili meccanismi di rottura:

  1. Il costolone si spezza in due parti che possono ruotare l’una rispetto all’altra. La spinta viene dalla parte superiore e dal cupolino. La resistenza si sviluppa nella parte inferiore insieme alle catene;
  2. Il costolone rimane integro e ruota intorno al perno inferiore sotto la spinta del cupolino sovrastante. Tutta la cupola in questo caso opera come resistenza alla gravità del carico;

Il parere dei tre matematici giunge al drammatico epilogo di un possibile e imminente crollo della cupola. Il papa, preoccupato, decise di avvalersi della consulenza del fisico Giovanni Poleni. Egli darà una visione più ottimistica, producendo una ricca ricerca terminante nella pubblicazione di un approfondito saggio.

Il restauro del Settecento: Poleni e Vanvitelli

Giovanni Poleni (ingegnere, fisico, matematico), su raccomandazione di Benedetto XIV, raccolse il frutto del suo lavoro, dei suoi rilievi, saggi ed esplorazioni in cinque libri pubblicati nel 1748 dal titolo “Memorie istoriche della gran cupola del tempio vaticano”.

Egli analizzò altri esempi di cupole, che avevano avuto episodi analoghi, come la cupola del Brunelleschi del Duomo di Firenze. Nell’introduzione al secondo dei 5 libri dirà infatti “Nelle scritture, e ne’ Discorsi spettanti alla Cupola Vaticana sono stati alcuni esempi d’altre Cupole, diverse da quella, introdotti, per dar chiarezza alle spiegazioni de’ danni, ed a’ suggerimenti de’ ristauri. […] Cupole di Padova, di Montefiascone, di Venezia, e di Firenze”. Nel visitare la cupola di Carlo Fontana (Architetto della Reverenda Fabbrica di San Pietro dal 1697 al 1714) costruita tra il 1670 ed il 1674 a Santa Margherita in Montefiascone, notò che possedeva due particolari cerchiature: ““Io medesimo fui con attenzione a vedere nel luogo di Montefiascone quest’ultima cupola che ottimamente resiste. E vi osservai due grossi cerchioni di ferro che la cingono tutt’intorno per la schiena de’ Costoloni di essa trapassando…”.

Analisi stabilità della cupola, teorie delle volte e catenaria (Poleni, 1748)
Analisi stabilità della cupola, teorie delle volte e catenaria (Poleni, 1748)

Poleni produce un’analisi dettagliata della stabilità della cupola di San Pietro, partendo dalle teorie sulle volte dell’epoca. In particolare quella di Davidis Gregorii (Catenaria, 1697) che non richiedeva la coincidenza del profilo dell’arco con la catenaria per affermarne la stabilità e James Stirling (Lineae tertii ordinis Neutonianae, 1717), che stabiliva l’equivalenza tra la curva di equilibrio di un insieme di sfere tangenti disposte ad arco e la catenaria. Attraverso una nutrita serie di considerazioni sulla catenaria (che divise in 16 parti e attribuì un peso specifico), che costruì fedelmente, arrivò a determinare che la cupola era stabile anche in caso di fessurazione.

Rilievo delle lesioni della cupola e inserimento delle cerchiature in ferro (Vanvitelli, 1743)
Rilievo delle lesioni della cupola e inserimento delle cerchiature in ferro (Vanvitelli, 1743)

Il Papa, persuaso dalla bontà delle ragioni presentate, commissionò ufficialmente il restauro della cupola di San Pietro a Giovanni Poleni, che si avvalse della collaborazione di Luigi Vanvitelli, all’epoca architetto della fabbrica di S. Pietro.

Poleni inventò per l’occasione uno speciale strumento, la macchina divulsoria, un’enorme stadera capace di sottoporre il ferro a prove di trazione con carichi di oltre una tonnellata. Questo gli permise di determinare la sezione dei cerchioni in ferro – in base al carico di rottura applicato – da applicare alla calotta della cupola.

Rilievo della cupola e disegno delle catene per San Pietro (Poleni, Memorie istoriche cupola vaticana)
Rilievo della cupola e disegno delle catene per San Pietro (Poleni, Memorie istoriche cupola vaticana)

Vanvitelli rileva lesioni lungo i meridiani che trasformano il guscio in una serie di archi spingenti e il danneggiamento di due delle cinque catene metalliche inserite dal Della Porta in fase di realizzazione.

Il consolidamento strutturale della cupola di S. Pietro venne eseguito attraverso due distinti interventi. Inizialmente venne riparata la muratura lesionata con la sostituzione delle parti danneggiate. Mette cioè in atto cioè l’antica tecnica dello scuci e cuci che permette il consolidamento della muratura, attraverso il ripristino della continuità strutturale (Intervento antisismico di riparazione o locale). In seconda battuta, vengono posizionate le cerchiature in ferro attorno al tamburo e alla cupola, per contenerne le spinte, integrando la resistenza della muratura. Un totale di 6 cerchi in ferro fucinato, posti a varie quote e installati tra 1743 ed il 1748 (come confermato dalle recenti indagini dell’architetto Marta Carusi, di cui parleremo più avanti).

Restauri del 900: Beltrami e Nicolosi

All’inizio del ‘900 tornarono a manifestarsi le preoccupazioni circa la stabilità della cupola. I rinnovati allarmi, acuiti in concomitanza con il Giubileo del 1925, spinsero Papa Pio XI a incaricare Luca Beltrami (nominato architetto della Fabbrica di San Pietro dal 1927) di valutare lo stato della cupola e produrre una relazione individuandone le cause e proponendo rimedi.

Beltrami, al rilievo e all’analisi diretta della cupola integrò la consultazione delle fonti storiche (fotografie e le Memorie del Poleni). Egli constata l’esistenza di alcune lesioni nei contrafforti (quelle del 700 le risanate) dovute “ai movimenti tellurici verificatisi nel secolo XVIII” e propone interventi di “semplice manutenzione” con il “risarcimento delle parti lesionate”. In pratica propone di “sostituire nuovi pezzi di travertino a quelli che sono maggiormente lesionati, ripristinando in tal modo il collegamento dei contrafforti col tamburo”. Come già realizzato dal Vanvitelli, nel restauro del 700, egli ripropone la tecnica “scuci e cuci”.

Esempio di risanamento di una muratura lesionata attraverso la tecnica scuci e cuci
Esempio di risanamento di una muratura lesionata attraverso la tecnica scuci e cuci

Ma, nonostante le riparazioni adottate da Beltrami, pochi anni dopo occorrerà intervenire di nuovo sul tamburo della cupola. L’ingegnere Giuseppe Nicolosi, notando delle lesioni al di sotto delle soglie delle finestre, decise di intervenire su tutte le 16 finestre. Sostituì i vecchi telai in legno con nuovi in metallo e, inserì un doppio telaio, collaborante col primo, per allontanare le sollecitazioni dai vani finestra verso la muratura portante che sostiene la cupola. In questo modo, intendeva evitare il ripresentarsi di quelle vistose crepe.

Restauri e scoperte del nuovo millennio

Alla fine del secolo, con l’avvicendarsi del nuovo millennio, ripresero gli interventi di restauro sulla basilica. In occasione dell’Anno Santo 2000, fu restaurata la facciata. Nel 2007 è stata la volta dei prospetti, poi delle cupole minori e di recente anche l’intero tamburo della Cupola, soggetto a vistoso degrado del materiale lapideo.

Con l’occasione, prende avvio una “nuova ricerca” promossa dalla Fabbrica di San Pietro, e affidata a due ricercatrici: Marta Carusi e Barbara Baldrati, che mette insieme le ricerche del passato con i rilievi e le analisi attuali direttamente sulla struttura. Dall’analisi sulle centinaia di fonti scritte del passato, è emerso un dato sconvolgente: solo una piccola parte, infatti, contiene notizie attendibili.

Le cerchiature metalliche poste in opera in fase di costruzione della cupola e le aggiunte del 700 (fonte: Marta Carusi)
Le cerchiature metalliche poste in opera in fase di costruzione della cupola e le aggiunte del 700 (fonte: Marta Carusi)

L’architetto Carusi, ha scansionato la cupola con uno speciale strumento, un geo-radar, rilevandone le conformità interne celate dalla muratura. Ha potuto così constatare l’esistenza di una “struttura metallica complessa: 7 cerchi, 64 barre trasversali di collegamento tra le due calotte, 32 catene nella calotta interna, 16 catene nei costoloni, 16 paletti nella zona inferiore dell’occhio della cupola”. Oltretutto si è potuto constatare che le lastre di travertino sono unite tra loro con piombo fuso. Nascosti nella muratura, questi materiali non furono più individuabili e se ne perse la memoria.

In previsione del prossimo Giubileo 2025 indetto dal Pontefice, nei prossimi mesi anche l’imponente Baldacchino del Bernini verrà sottoposto ad un restauro integrale di tipo conservativo, dopo quasi tre secoli (l’ultimo di questo genere risaliva al 1758).

Visitare la Basilica e la cupola di S. Pietro

L’accesso all’interno della basilica è gratuito e si può ammirare una straordinaria quantità di capolavori unici al mondo. Tra le numerose opere d’arte, statue e bassorilievi, marmi e decorazioni, mosaici e affreschi di pregiata fattura, spiccano il Baldacchino del Bernini che s’erge al centro sopra la tomba di S. Pietro e al disotto del cupolone e la Pietà di Michelangelo.

Vista dell'interno della basilica dall'alto (fonte: basilicasanpietro.va)
Vista dell’interno della basilica dall’alto (fonte: basilicasanpietro.va)

L’accesso alla cupola è viceversa soggetto al pagamento di un biglietto. Per salire sulla cupola, alla terrazza posta alla base della lanterna, si può prendere l’ascensore fino al livello del tamburo e salire sul tetto della basilica, poi continuare la salita sulla scala a chiocciola in muratura che corre nell’intercapedine tra le due calotte percorrendone i 320 gradini rimanenti, oppure salire interamente a piedi percorrendo i 537 gradini che partono dal piano della basilica (o 551 gradini dalla piazza).

Visitare la Basilica e la cupola di S. Pietro

Da lassù, a circa 117 metri di quota, si può godere di una splendida veduta della piazza e del colonnato del Bernini, e una visione a 360 gradi della città e dei territori circostanti, fino ai Castelli Romani e al mare.

Piazza San Pietro a Roma

Ogni anno milioni di turisti da ogni parte d’Italia e dal resto del Mondo giungono nella Città Eterna per ammirarne le meraviglie dell’architettura storica antica e moderna (icone del Rinascimento e del Barocco), universalmente celebri. Ricordiamo che il centro storico di Roma è Patrimonio Unesco dell’Umanità. Ma esistono molti scorci suggestivi, più o meno noti – come terrazze, parchi e strade – che offrono vedute di straordinaria bellezza sulla cupola e la capitale, dal tramonto all’alba, tra romanticismo e incanto. Ecco curiosità e suggerimenti per un’esperienza davvero emozionante.

A sinistra: vista dal buco del portone all'Aventino. Al centro: vista dal parco di MOnte Ciocci. A destra: via Piccolomini.
A sinistra: vista dal buco del portone all’Aventino. Al centro: vista dal parco di MOnte Ciocci. A destra: via Piccolomini.

La magica e suggestiva vista del Cupolone dal buco della serratura del portone d’ingresso di Villa Magistrale (sede istituzionale del Sovrano Ordine di Malta), al numero 3 di Piazza Cavalieri di Malta, in cima al colle Aventino, sopra il Circo Massimo. Poco più sotto, la terrazza del Giardino degli Aranci, offre una vista travolgente su Roma con la cupola che si erge maestosa al centro. 

Merita una menzione d’onore la celebre illusione ottica di via Piccolomini: percorrendo la strada si ha la sensazione che via via ci si avvicina alla cupola, più questa si allontana e rimpicciolisce ai nostri occhi.

Anche dal Parco di Monte Ciocci, all’interno della Riserva Naturale di Monte Mario, dietro al Vaticano, si può godere di una magnifica vista sulla Basilica e sulla Cupola michelangiolesca. Concludiamo con gli arcinoti terrazza del Pincio a Villa Borghese e il belvedere del Gianicolo, un classico per gli amanti dei panorami mozzafiato sulla città.

Cupola della Basilica vaticana di notte

Bibliografia

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