Bioedilizia ed edilizia circolare: ecco la startup italiana che produce materiali edili sostenibili dagli scarti

Reco2 è nata per recuperare scarti industriali per realizzare prodotti di bioedilizia con un procedimento dai bassi consumi ed emissioni. Un’idea di economia circolare brevettata, premiata e già sul mercato

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Bioedilizia ed edilizia circolare: ecco Reco2, la startup italiana che produce materiali edili sostenibili dagli scarti
Vytreum, nuovo materiale sviluppato dalla startup Reco2

Combinare bioedilizia ed economia circolare è la scommessa vincente avuta da una startup italiana che oggi è già sul mercato e che propone prodotti pensati per l’edilizia residenziale e di potenziale interesse per la pubblica amministrazione. Si chiama Reco2, è nata grazie alla comune sensibilità di quattro amici che hanno voluto unire il loro interesse e i loro sforzi per rigenerare scarti industriali così da generare nuovi prodotti, con una tecnologia che richiede poca energia e che contribuisce a ridurre drasticamente (-80%) le emissioni di CO2.

Quest’anno la startup di Pontecorvo (Frosinone) è stata premiata con l’Eni Award, nella categoria Joule for Entrepreneurship, proprio per la bontà e l’innovazione dell’idea che ha brevettato e che le permette di realizzare soluzioni per la pavimentazione da esterni e da interni. Non è l’unico riconoscimento ottenuto: sempre nel 2023 ha ricevuto un grant da 40mila euro attraverso il programma di accelerazione Encubator.

Dall’idea al brevetto: così è nata la startup

Alla base della nascita di Reco2 c’è una storia di amicizia di lunga data che lega Désirée Farletti, suo fratello Tommaso, Luca Spiridigliozzi e Daniele Nora e un’attenzione e sensibilità a un problema enorme: la generazione di rifiuti industriali.

Bioedilizia ed economia circolare, il team fondatore di Reco2
Il team fondatore di Reco2

Secondo Ispra, nel solo 2020, la quantità totale di rifiuti derivanti dalle attività economiche generati a livello nazionale è stata di quasi 147 milioni di tonnellate.

«Un giorno, di ritorno da un evento a cui avevamo partecipato tutti e quattro, ci siamo ritrovati davanti ad una discarica di pneumatici che prendeva fuoco. Fu una scena così impattante che ci destò nel fare qualcosa di concreto», racconta Désirée Farletti, Chief operating officer e project manager della startup. «Non sapevamo ancora bene cosa, ma sicuramente qualcosa avremmo fatto. Così, basandoci sulle nostre competenze e conoscenze ci siamo messi a studiare il mercato e quali fossero le mancanze in termini di innovazione e sostenibilità ambientale».

Da qui, sono partiti nel 2017, studiando e utilizzando vari tipi di materiali di scarto, come spiega la stessa COO: «attualmente utilizziamo differenti scarti industriali classificati come sottoprodotti: scarti della produzione dell’acciaio e ghisa, scarti di cava, vetro riciclato, scarti agroalimentari come la cenere di lolla e altri differenti materiali che stiamo ancora testando per sviluppare differenti applicazioni oltre alla pavimentazione da esterni».

Il primo brevetto realizzato da RECO2 riguarda la gamma di attivazione chimica che consente l’ottenimento del manufatto finale e tutti le fasi necessarie per la sua realizzazione. «A giugno ne abbiamo presentato un altro, un’evoluzione del primo che “allarga” la gamma di materiali che è possibile inglobare all’interno del nostro impasto. Inoltre, stiamo testando differenti prodotti per svariate applicazioni sia strutturali che per l’isolamento termo-acustico».

Il processo brevettato: niente acqua, poca energia, bassa temperatura, ridotte emissioni

Il processo brevettato da Reco2 si basa sulla tecnologia Clean, che utilizza temperature di processo inferiori agli 80 °C per trasformare sottoprodotti e materie prime seconde in materiali funzionali per l’edilizia.

Il modello di economia circolare attuato dalla startup – come spiega – consente di ottenere prodotti con il 100% di materiale riciclato, riducendo al minimo l’utilizzo di combustibili fossili, i relativi consumi energetici e abbattendo le emissioni di CO2 nell’atmosfera. Inoltre, il processo proprietario rispetta l’ambiente e contribuisce alla creazione di un futuro sostenibile, utilizzando solo scarti sicuri e non tossici.

Grazie alla nostra tecnologia all’avanguardia, siamo in grado di offrire soluzioni per un’edilizia green che combinano efficienza energetica, risparmio ecosostenibile e maggiore qualità per l’ambiente”.

Dopo il recupero degli scarti industriali e una loro prima selezione, si procede poi alla fase di miscelazione e attivazione, in cui non viene usata acqua, ma solo la nostra soluzione attivatrice, evitando l’aggiunta di alcun tipo di additivo all’interno dell’impasto.

Si passa poi alla vibro compattazione e pressatura e si conclude con la stagionatura e maturazione.

Bioedilizia ed economia circolare: il primo prodotto è per la pavimentazione

Il primo prodotto realizzato per la bioedilizia con l’economia circolare è Vytreum (img in apertura). Si tratta di una soluzione per la pavimentazione e l’arredo urbano, che sfrutta gli scarti industriali e inerti come materia prima. È realizzata totalmente con materiali riciclati, senza l’utilizzo di leganti idraulici, collanti, acqua o derivati fossili, grazie ad un processo produttivo brevettato e sostenibile.

Si tratta di un primo prodotto di una serie di applicazioni per l’edilizia sostenibile. «Stiamo testando prodotti strutturali e per l’isolamento termo-acustico», specifica Farletti.

Le potenzialità green della tecnologia sono sintetizzabili in qualche numero: per ogni 100 metri quadri prodotti si riutilizzano 8 tonnellate di materie prime riciclate, evitando emissioni di CO2 in atmosfera equivalenti a 500 chilogrammi.

I vantaggi della soluzione brevettata sono di ordine energetico e ambientale:

«mantenendo un prodotto che ha le caratteristiche e prestazioni meccaniche paragonabili a quello che attualmente c’è sul mercato, la nostra soluzione basata su attivazioni chimiche a freddo ci consente di sviluppare un nuovo materiale, Vytreum appunto, declinato in diverse applicazioni finali, a partire dal 100% di scarti industriali. Tutto questo con un processo produttivo a basso impatto energetico. Infatti, se paragonato alla ceramica o al cemento, materiali da costruzione tra i più usati, siamo in grado di ridurre di oltre l’80% consumi energetici ed emissioni di CO2 in atmosfera», evidenzia la co-fondatrice di Reco2. Un ulteriore vantaggio risiede nella capacità di mineralizzare la CO2: durante l’attivazione, la startup è in grado di assorbire la CO2 presente naturalmente in atmosfera e convertirla all’interno del prodotto sotto forma di carbonato inamovibile.

Dal brevetto al mercato

La startup laziale non si è fermata al brevetto. Come sottolinea Désirée Farletti, Reco2 è già attiva sul mercato della bioedilizia con l’economia circolare: «abbiamo un impianto produttivo in provincia di Frosinone con una capacità produttiva giornaliera di circa 500 mq. I nostri principali clienti sono i gruppi di sviluppo immobiliare e grandi studi di architettura interessati alla realizzazione di opere certificate sostenibili. Nel 2024 abbiamo già commissionati 15k mq».

Il positivo riscontro ottenuto è dovuto anche a una delle prime applicazioni eseguite: una piazza presso la villa comunale De Mattheis a Frosinone e il piazzale esterno dell’hub di innovazione Eni presso il Gazometro a Roma.

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