Direttiva Case Green: una nuova, ma non inaspettata, spinta sull’efficienza energetica

La Direttiva Case Green, ossia l’aggiornamento della Direttiva EPBD, alla sua terza revisione, è stata approvata da parte del Consiglio Europeo. Una nuova spinta sull’efficienza energetica che richiederà di intervenire in modo globale sugli edifici da riqualificare.

A cura di:

Direttiva Case Green: una nuova, ma non inaspettata, spinta sull’efficienza energetica

Già ratificata in Parlamento a marzo 2024, la Direttiva EPBD, nota come Direttiva Case Green, diventerà una linea guida per l’efficienza energetica in tutti i Paesi membri e, per quanto stia creando scalpore, non arriva inaspettata.

L’Europa ha definito chiari obiettivi di sostenibilità, per un 2050 a zero emissioni; pertanto, sono necessarie misure concrete per favorire il raggiungimento dei target prefissati. Oltretutto, la Direttiva EPBD non è una novità: introdotta nel 2002, è già stata rivista anche nel 2010 e nel 2018. Quest’ultimo aggiornamento avrà sicuramente impatto maggiore sull’Italia, che si caratterizza per un patrimonio edilizio vetusto e spesso trascurato, ma il nuovo testo offre anche l’opportunità di riorganizzare le regole e di intervenire in modo efficace sugli edifici esistenti.

Che cosa dice la Direttiva Case Green e cosa preoccupa l’Italia

La Direttiva Case Green parla di efficienza energetica e richiede di adottare un piano nazionale per la riduzione delle emissioni del comparto residenziale. Si prevedono obiettivi intermedi per il 2030 e il 2035, con un target “zero emissioni” per il 2050.

Che cosa dice la Direttiva Case Green e cosa preoccupa l’Italia

Le riqualificazioni sono protagoniste: l’Europa impone che almeno il 55% della riduzione dei consumi energetici sia frutto di ristrutturazioni degli edifici più energivori.

Inoltre, si incoraggiano in modo significativo le fonti energetiche pulite, vietando le combustibili fossili a partire dal 2040, con uno stop anche per le caldaie a gas. Alla luce di tutto ciò, si comprende la generale preoccupazione diffusa in Italia, dove quasi il 60% del patrimonio residenziale ha un’età superiore ai 50 anni ed è in una classe energetica compresa tra E e G. Inutile negarlo, l’impatto che avrà questa Direttiva sarà significativo, con risvolti economici e sociali, per l’impegno economico richiesto dalle riqualificazioni.

Arch. Giuseppe Cabini, Vicepresidente dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Cremona e consulente, auditore, Expert “Finestra Qualità CasaClima”
Arch. Giuseppe Cabini

Per approfondire il tema, abbiamo intervistato l’Arch. Giuseppe Cabini, Vicepresidente dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Cremona e consulente, auditore, Expert “Finestra Qualità CasaClima”, che si confronta ogni giorno con il tema dell’efficienza energetica. Infatti, come Esperto in Edilizia Sostenibile Italiana livello avanzato (Certificato Certing secondo UNI CEI EN ISO IEC 17024), EGE e progettista accreditato Passiv House Institute Italia, da anni affronta il tema della riqualificazione.

Come mai la Direttiva Case Green “non piace”? Quali sono le principali preoccupazioni?

“Per quanto possa sembrare estraneo al dibattito sulla Direttiva, credo che un primo responsabile da citare sia il Superbonus, che anziché diffondere cultura e conoscenza della materia, ha causato una storpiatura o errate interpretazioni del concetto di riqualificazione. Spesso la committenza ha abbinato la ristrutturazione esclusivamente al concetto di “gratis”, senza approfondire il valore e i vantaggi di una sera riqualificazione.

Come mai la Direttiva Case Green “non piace”? Quali sono le principali preoccupazioni?

L’attenzione si è concentrata sulla detrazione al 110% e l’aspetto economico ha penalizzato quello tecnico e ambientale. Complici, purtroppo, alcune dinamiche di mercato, tra cui il fiorire di nuove società e general contractor privi di esperienza e dei basilari principi di efficientamento energetico. Sono seguiti, a cascata, eventi come l’innalzamento dei costi del materiale e delle opere, che ancora oggi si pagano. Il Superbonus, quindi, ha reso il concetto di efficienza energetica diffuso, ma solo in modo superficiale, con il dato scontato che efficienza si fa a costo zero. La realtà, però è che in molti casi (anche se non si può generalizzare) non si è fatta efficienza energetica, ma solo business con i soldi dei cittadini. La Direttiva, sulla scia di questi infausti eventi, causa inevitabilmente forte contrapposizione, dove è il tema “chi paga” a muovere verso il dissenso, anche a causa dell’incertezza del Governo in merito agli incentivi”.

Quali interventi dovranno essere effettuati?

“La nuova normativa va in una direzione che, a mio parere, è corretta, anche per il fatto che non si parla più di fabbisogno di energia primaria non rinnovabile, stortura della normativa italiana di questi ultimi 20 anni, ma di fabbisogno di energia primaria totale. Ciò significa che per migliorare la classe energetica non è sufficiente installare impianti che sfruttano le energie rinnovabili (non sempre del tutto tali oltretutto), perché questo non permette di ridurre il fabbisogno di energia primaria totale, ma solo quello soddisfatto da energia primaria non rinnovabile. Fino ad oggi, invece, molti interventi permettevano la “migrazione” della produzione di energia, da una fonte non rinnovabile ad una rinnovabile.  

Direttiva Case Green: quali interventi dovranno essere effettuati?

Si dovrà intervenire in modo diverso, ma senza nullo di nuovo: i principi base della termodinamica ed i principi della fisica tecnica, che si studiano nei primi anni degli istituti tecnici. Con la direttiva Case Green diventerà imprescindibile adottare l’approccio che l’Agenzia CasaClima promuoveva già agli albori, quando introdusse le tecniche per progettare gli NZeb, nonostante ancora nessuno ne parlasse. Ci si dovrebbe rifare alla saggezza popolare dei nostri anziani, secondo i quali “i primi soldi guadagnati, sono quelli risparmiati”. Un ritorno alle origini che rende indispensabile intervenire sull’involucro, aumentandone le prestazioni e riducendo quasi a zero il fabbisogno energetico. Oltre all’isolamento termico e alla risoluzione dei ponti termici, è fondamentale la tenuta all’aria, intesa come sigillatura dell’edificio, anche se la normativa italiana non approfondisce questo aspetto. Tutti gli edifici con Certificazione CasaClima o PassivHouse, invece, passano attraverso il corretto progetto e messa in opera di tutte le strategie per garantire l’ermeticità, con un collaudo finale chiamato Blowerdoor test.

Il Blowerdoor test
Il Blowerdoor test

Importante, anche, l’attenzione alla componente impiantistica, soprattutto per quanto riguarda i sistemi di distribuzione dell’energia, spesso fonte di elevatissime perdite di calore se non correttamente isolati.

Solo ottenuto un buon involucro, rese minime le dispersioni e ridotto al minimo il fabbisogno, è possibile/necessario concentrarsi sulle tecnologie per la generazione del calore e sulla produzione di energia rinnovabile, per passare da un edificio a energia quasi zero ad un edificio a zero emissioni. Pompa di calore, fotovoltaico, solare termico, protagonisti del Superbonus, ora diventano ultimo step per un miglioramento finale. Sia per i nuovi edifici che per quelli da riqualificare, poi, non può mancare l’impianto VMC con recupero di calore, imprescindibile per l’efficienza energetica e per la salubrità dell’aria. Per eseguire in modo adeguato tutti questi interventi sono necessari una progettazione accurata, ma anche un’esecuzione di altissimo livello, che non può prescindere da una maniacale direzione lavori”.

Qual è il ruolo dei tecnici in questo percorso di efficientamento del patrimonio edilizio?

“La necessità di costruire efficiente e sostenibile è ormai evidente. Tutti i tecnici, ma non solo, possono essere promotori di una nuova cultura. La committenza deve essere informata, resa consapevole del concreto significato di risparmio energetico e di efficienza. In questo processo, il ruolo dei tecnici diventa cruciale, proprio perché sono il principale canale di comunicazione e informazione verso l’utente finale.

Qual è il ruolo dei tecnici in questo percorso di efficientamento del patrimonio edilizio?

È necessario che siano in primis architetti, ingegneri e geometri ad essere pronti, a sapere come intervenire in modo efficace sugli edifici, a conoscere tecniche e tecnologie. Non da meno il contributo che possono offrire tutte le altre competenze normalmente coinvolte, dalle imprese agli artigiani, ai produttori di materiali e impianti. Le imprese di costruzione devono confrontarsi ogni giorno con il tema della qualifica degli operatori, complessa da gestire, ma cruciale per distinguersi in un mercato che sarà sempre più attento alla qualità delle opere e alla specializzazione”.

Quando è il momento per intervenire e quanto costa?

“La risposta è: ogni momento per rendere la propria casa più efficiente, sostenibile e salubre è quello giusto. Riqualificare o ricostruire per ottenere edifici a zero emissioni comporta importantissimi benefici, come il taglio delle spese delle bollette e, direi primario, un maggior benessere e salubrità per chi li abita. Sono, inoltre, ancora validi gli incentivi previsti per l’efficientamento energetico e le ristrutturazioni, con aliquote dal 50% al 65%. Dopo dicembre 2024, termine per queste detrazioni, verranno sicuramente studiate nuove misure, ma non è possibile sapere quali.

Quando è il momento per intervenire e quanto costa?

Senza dubbio sarebbe auspicabile maggior stabilità e ordine, facendo coincidere i tempi di pianificazione, programmazione e realizzazione dei progetti edili con i tempi di vita di questi bonus, evitando le pratiche utilizzate con il Superecobonus, con continui cambiamenti di provvedimenti e incentivi. Di grande aiuto, soprattutto per il risanamento dei condomini, sarebbe la reintroduzione della cessione del credito, per eliminare la barriera all’ingresso per chi non dispone di liquidità anticipata.

Per dare qualche dettaglio di costo in più, posso citare di uno studio di fattibilità svolto recentemente per un’abitazione indipendente di circa 155 metri quadrati. I lavori di ristrutturazione riguardavano l’intero edificio e prevedevano l’isolamento a cappotto, la sostituzione di serramenti e schermature, la realizzazione di un nuovo impianto di riscaldamento a pavimento con pompa di calore, l’isolamento del solaio e del sottotetto, l’installazione del fotovoltaico. Il costo, chiavi in mano, era di circa 226.000 euro. L’accesso alle detrazioni permetteva un recupero di parte della somma nelle canoniche rate annuali decennali, fino a 130.000 euro.

Al di là del costo, però, va detto che tutte le spese devono essere bilanciate con i benefici che ne conseguono, oltre al fatto che un buon quadro di incentivazione (stabile) e tecnici e imprese competenti possono accompagnare i cittadini in un concreto percorso di efficientamento”.

Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici

Commenta questo approfondimento