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Vedi aggiornamento su Infobuildenergia.it del 15/1/21: “Recovery plan da 222 miliardi per costruire l’Italia dei prossimi 30 anni“. Si chiama Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) e sarà la base per costruire i progetti, le vere e proprie azioni, che riceveranno le risorse del Recovery fund. Al suo interno 4 aree di intervento definite ‘sfide’ e 7 obiettivi chiamati ‘missioni’. La rivoluzione verde e la transizione ecologica è, nelle intenzioni, al cuore dei progetti e chiave della rinascita economica di Tommaso Tetro Indice degli argomenti: Gli obiettivi del Recovery Plan I due temi capisaldo del Piano Al cuore del Recovery plan ci saranno la sostenibilità e il digitale. Le Linee guida del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) dell’Italia sono pronte. Le ha approvate il Comitato interministeriale per gli affari europei (Ciae). Saranno le fondamenta su costruire le ‘azioni’, e cioè i progetti, in base ai quali arriveranno le risorse del Recovery fund europeo. Lo schema del documento prevede quattro aree di intervento definite ‘sfide’ e sette obiettivi che prendono il nome di ‘missioni’. L’orizzonte del Piano parla di “un Paese completamente digitale, con infrastrutture più sicure ed efficienti, più verde e sostenibile, di un tessuto economico più competitivo e resiliente, di un Piano integrato di sostegno alle filiere produttive italiane, di una Pubblica amministrazione al servizio dei cittadini e delle imprese, di investire nella formazione e nella ricerca, di un’Italia più equa ed inclusiva, e di un ordinamento giuridico più moderno ed efficace”. Gli obiettivi del Recovery Plan Gli obiettivi economici e sociali di lungo termine declinati dal governo: raddoppiare il tasso di crescita dell’economia italiana che nell’ultimo decennio si è fermato allo 0,8%, portandolo quantomeno in linea con la media Ue che registra l’1,6%; conseguire un aumento del tasso di occupazione di 10 punti per arrivare all’attuale media europea del 73,2%, mentre l’Italia è al 63%; elevare gli indicatori di benessere, equità e sostenibilità ambientale, e ridurre i divari territoriali di Pil, reddito e benessere. Ed ancora, promuovere una ripresa del tasso di fertilità e della crescita demografica, abbattere l’incidenza dell’abbandono scolastico e dell’inattività dei giovani, migliorare la preparazione degli studenti e la quota di diplomati e laureati. Inoltre rafforzare la sicurezza e la resilienza del Paese in caso di calamità naturali, cambiamenti climatici e crisi epidemiche; e garantire la sostenibilità e la resilienza della finanza pubblica. Le quattro sfide imposte dal Piano sono il miglioramento della resilienza e della capacità di ripresa dell’Italia, la riduzione dell’impatto sociale ed economico della crisi pandemica, il supporto alla transizione verde e digitale, l’innalzamento del potenziale di crescita dell’economia e la creazione di occupazione. Le sette missioni, cioè gli ambiti di intervento del Piano: digitalizzazione ed innovazione; equità, inclusione sociale e territoriale, salute, rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture per la mobilità, istruzione e formazione, competitività del sistema produttivo. Le politiche di contesto necessarie riguardano gli investimenti pubblici e le concessioni, la riforma della Pubblica amministrazione, la ricerca e lo sviluppo, la riforma del fisco, la riforma della giustizia, la riforma del lavoro. Il programma è dettato da tempi stretti e rigidi, con l’invio Piano entro pochi giorni da parte del premier Giuseppe Conte ai presidenti di Camera e Senato; predisposizione entro fine settembre di una relazione da parte delle commissioni parlamentari competenti con le linee di indirizzo al governo. E nei primi giorni di ottobre, il voto alla Camera e al Senato di una risoluzione che impegni il governo a seguire gli indirizzi del Parlamento. Probabilmente insieme al Pnrr arriverà anche la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef). La predisposizione del Piano vero e proprio, con i dettagli, avverrà concretamente a gennaio 2021. L’avvio dell’interlocuzione con la commissione Europea dovrebbe iniziare il 15 ottobre. I due temi capisaldo del Piano La rivoluzione verde e la transizione ecologica sarà una specie di condizionalità. Nel Pnrr si parla di investimenti per conseguire gli obiettivi legati al Green deal europeo, della creazione di infrastrutture per la graduale decarbonizzazione dei trasporti e per una mobilità di nuova generazione, dell’adozione di piani urbani per il miglioramento della qualità dell’aria, del miglioramento delle misure per l’efficienza energetica e antisismica degli edifici pubblici e degli stabilimenti produttivi, e di gestione integrata del ciclo delle acque (anche ai fini irrigui) nonché del monitoraggio della qualità delle acque interne e marine ai fini degli interventi di contrasto all’inquinamento. Nella serie di indicazioni la più generale protezione dell’ambiente e la mitigazione dei rischi idrogeologici, la riconversione della produzione e del trasporto di energia in chiave sostenibile, gli investimenti per l’economia circolare puntando in particolare sulla corretta gestione dei rifiuti e la spinta necessaria alle fonti rinnovabili, un adeguato sostegno alla transizione ecologica per l’agricoltura, l’industria e la siderurgia con un occhio di riguardo all’ex Ilva di Taranto, oltre alla valorizzazione sostenibile del patrimonio culturale. Nella parte del Pnrr dedicato alla riforma del fisco si richiama l’attenzione sulla necessità della revisione dei sussidi, con particolare attenzione a quelli dannosi per l’ambiente; un aspetto che contemporaneamente – secondo le indicazioni del governo – dovrà contribuire al conseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale. Sulla digitalizzazione e l’innovazione tecnologica poggia l’altro pezzo del Recovery plan italiano. Nello specifico con la digitalizzazione della Pubblica amministrazione, lo sviluppo delle infrastrutture e dei servizi digitali del Paese come i data center e il cloud, la diffusione dell’identità digitale unica per cittadini e imprese, il completamento della rete nazionale di telecomunicazione in fibra ottica e lo sviluppo delle reti 5G, l’innovazione tecnologica delle filiere strategiche come per esempio quelle del settore agroalimentare e industriale, l’abbattimento del divario digitale tra le diverse aree del Paese. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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