Coronavirus, si riparte dallo smartworking

Coronavirus, si riparte dallo smartworking

Tra le misure urgenti per arginare l’emergenza virus Covid-19 e i possibili danni per l’economia nel nostro paese, un decreto agevola il ricorso allo smartworking nelle zone colpite.

a cura di Raffaella Capritti

Coranavirus, in Italia si riparte dallo smartworking

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In una situazione difficile come quella che stiamo vivendo, è necessario che tutti si adeguino alle regole fissate dal Governo per arginare l’emergenza Coronavirus, cercando di continuare a vivere la propria quotidianità e di lavorare, magari con nuove modalità.

Ecco quindi che ai tempi del virus Covid-19, che ha in parte bloccato le regioni del nord Italia, cuore produttivo del paese, è necessario trovare nuove strategie, anche di lavoro.Piazza del Duomo di Milano deserta, l’assalto agli scaffali dei supermercati e i crolli delle borse di tutto il mondo di lunedì 24 febbraio (con Milano, peggior piazza d’Europa che ha chiuso a -5,4%), fanno notizia e preoccupano allo stesso tempo.

E’ dunque necessario cercare strategie per limitare il più possibile i danni economici che il Coronavirus potrebbe provocare.

Coronavirus, misure urgenti del Governo

Il Consiglio dei Ministri lo scorso 23 febbraio ha pubblicato un decreto legge contenente “Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-2019“, con l’obiettivo di prevenire e contrastare l’ulteriore trasmissione del virus.

Il testo fissa le misure da adottare nei Comuni in cui anche una sola persona risulti positiva al contagio, la chiusura di scuole, locali pubblici e musei, la sospensione di manifestazioni. Restano garantiti i servizi essenziali e di pubblica utilità. A queste regole si vanno ad aggiungere le ordinanze delle singole Regioni.

Uno dei decreti attuativi del DL 23 febbraio 2020 n. 6 facilita l’adozione del telelavoro nelle aree considerate a rischio per l’emergenza Coronavirus. Le regole dello smart working e della flessibilità dei lavoratori, furono definite a suo tempo dalla legge n 81/2017.

Un altro decreto, firmato il 24 febbraio dal ministro dell’economia e delle finanze Roberto Gualtieri, riguarda i versamenti a carico dei contribuenti residenti nelle zone interessate, in scadenza nel periodo fra il 21 febbraio e il 31 marzo:“Vengono sospesi i versamenti delle imposte, delle ritenute e gli adempimenti tributari per i contribuenti e le imprese residenti o che operano negli undici comuni interessati dalle misure di contenimento del contagio da Coronavirus. La sospensione riguarda anche le cartelle di pagamento emesse dagli agenti della riscossione e quelli conseguenti ad accertamenti esecutivi”.

E’ tempo di smartworking

Come abbiamo visto le aziende di Lombardia, Veneto ed Emilia in poche ore hanno reagito all’emergenza sanitaria, invitando i propri dipendenti, laddove possibile, a lavorare da casa, supportate anche dal DL 23 febbraio 2020.

Coranavirus, si riparte dallo smartworking

Sul sito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali il lavoro agile si definisce in questo modo: “E’ una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività”.

Una modalità quella dello smartworking adottata con facilità soprattutto dalle società più grandi e già preparate in questo senso, che evita che le imprese siano ferme, limita gli spostamenti dei lavoratori e dunque il rischio di contagio e che ha impatti positivi anche sull’ambiente.

Si tratta di un cambiamento prima di tutto culturale, sottolinea Alessio Vaccarezza, CEO di Methodos Italia – società di consulenza che aiuta le imprese a definire nuovi modelli organizzativi assieme a Digital Attitude e Accompany, due startup specializzate sulla digital transformation – prevedendo i possibili problemi e aiutando sia i manager che i dipendenti a organizzare al meglio il proprio lavoro, così da evitare di perdere produttività.

La società ha stilato un vademecum con utili consigli per rendere il più efficace possibile lo smart working: stabilire chiaramente gli orari di lavoro, prepararsi come se si andasse in ufficio (quindi no giacca e cravatta ma neanche pigiama per intenderci…), fare delle pause pianificate come se si fosse in ufficio, avere una scrivania dedicata solo al lavoro e organizzata in questo senso migliora certamente la produttività e non farsi distrarre dai social o dalle faccende domestiche. Le aziende più organizzate propongono “meeting digitali” che grazie alle nuove tecnologie sono facili da organizzare e aiutano a raggiungere gli obiettivi.

Infine, come dicevamo, lo smart working può avere impatti indubbiamente positivi sull’ambiente: lavorare da casa significa meno traffico e dunque meno emissioni; basti pensare che secondo un’indagine dell’Enea pubblicata lo scorso anno, sono circa 19 milioni le persone che raggiungono il posto di lavoro con i mezzi e la maggior parte di queste in macchina. Marina Penna dell’Unità Studi, Valutazioni e Analisi di ENEA spiega che “Basterebbe anche un solo giorno a settimana di smart working per i tre quarti dei lavoratori pubblici e privati che utilizzano l’automobile per ridurre del 20% il numero di km percorsi in un anno. Arrivando così a un risparmio di circa 950 tonnellate di combustibile, oltre a una riduzione di oltre 2,8 milioni di tonnellate di CO2, di 550 tonnellate di polveri sottili e di 8mila tonnellate di ossidi di azoto, con un significativo impatto positivo sulla salute della popolazione”.

Il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli, in una nota su facebook sottolinea che in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo il ricorso al lavoro agile aiuterà a circoscrivere il rischio di contagio, senza fermare la produttività e si tratta di una soluzione che “dovrebbe diventare stabile, anche dopo che avremo superato questa fase”.Lo smart working infatti garantisce di lavorare meglio, non meno e assicura molti benefici per i cittadini lavoratori: “risparmi in termini economici, ambientali, miglioramento della qualità della vita”.

Smart-working e il rischio di attacchi informatici

Smart-working e il rischio di attacchi informatici

Il ricorso al telelavoro porta con sé alcuni rischi, prima di tutto quello della sicurezza e della privacy dei dati. Le aziende si affidano a sistemi sempre più sofisticati per proteggere i dispositivi interni, ma le navigazioni da remoto sono più difficili da controllare e maggiormente soggette agli attacchi degli hacker, in particolare ai sistemi di Spear Phishing, con il rischio di acquisizione di password e importante perdita di operatività dei dispositivi aziendali.

Il Report SANS 2019 evidenzia che il 55% degli attacchi informatici passa attraverso il furto di identità digitale dei singoli utenti e il 48% è legato ai browser.

Esistono naturalmente efficaci tecnologie in grado di aumentare la protezione dei sistemi informatici. L’azienda Ermes Cyber Security fondata da Hassan Metwalley ha sviluppato un sofisticato sistema basato sull’Intelligenza Artificiale che aumenta fino al 97% la protezione delle reti aziendali dagli attacchi attraverso la navigazione su browser di manager e dipendenti: “Il nostro sistema, sottolinea Hassan Metwalley  filtra il traffico in ingresso e in uscita da ogni dispositivo utilizzato da manager e dipendenti proteggendo l’azienda da ogni potenziale attacco. Tra i vantaggi immediati anche la drastica riduzione della banda utilizzata e l’accelerazione del sistema” .
 

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