Biogas da agrozootecnia e agroindustria

Da molti anni ormai vengono sviluppati sistemi di produzione di energia elettrica basati sullo sfruttamento di energie rinnovabili. Il biogas, ottenuto dalle cosiddette biomasse, è una di queste fonti energetiche alternative, alla pari di fotovoltaico, eolico e geotermia.
La digestione anaerobica è un processo biologico complesso, per mezzo del quale, in assenza di ossigeno, la sostanza organica viene trasformata in biogas (o gas biologico), costituito principalmente da metano e anidride carbonica. La percentuale di metano nel biogas varia da un minimo del 50% fino all’80% circa, a seconda del tipo di sostanza organica digerita e delle condizioni di processo. Grazie alle nuove normative in materia di autoproduzione, al riconoscimento del valore ambientale dell’energia elettrica da fonti rinnovabili e ad una tecnologia ormai collaudata, è oggi possibile produrre biogas per la cogenerazione di calore ed elettricità a condizioni vantaggiose.

Il Centro di Ricerca Ambiente e Materiali dell’ENEL ha condotto, nei primi anni Novanta, in collaborazione con il Centro Ricerche Produzioni Animali di Reggio Emilia, un’indagine a vasto raggio sulle potenzialità del biogas producibile a partire dai liquami zootecnici. Dall’indagine è emerso che la cogenerazione di energia elettrica e calore mediante biogas può dar luogo a evidenti vantaggi, sia in campo energetico, sia in quello ambientale. La cogenerazione può inserirsi convenientemente nell’impiantistica dell’allevamento, in particolare nel caso in cui debbano essere realizzate apposite opere per assolvere i sempre più pressanti vincoli normativi in materia di smaltimento dei liquami. La finalità è quella di promuovere il biogas come fonte rinnovabile, evidenziandone gli elementi normativi e tecnologici, permettendo la visione di un quadro realistico e utile del suo uso nell’ambito della moderna pratica zootecnica e non solo, come dimostra l’impiego dei biocombustibili.

Grazie a numerosi incentivi, in Italia si sono moltiplicate le iniziative per la realizzazione di impianti di digestione anaerobica che utilizzano scarti agrozootecnici e colture dedicate. A marzo 2010, un censimento effettuato dal CRPA contava 273 impianti, di cui circa 200 operativi e molti altri in costruzione, oltre ad altri 46 alimentati da FORSU e reflui dell’agroindustria. I MWe installati sono passati per gli impianti agrozootecnici da 49 a 140 in soli 3 anni (vanno aggiunti i quasi 300 MWe da rifiuti urbani) e si prevede che il settore possa arrivare a breve a 1200 MWe. Nel cremonese, nel 2010, le richieste di autorizzazione inoltrate sono state oltre 60, per un totale prossimo a 60 MWe. In base allo sviluppo di questi pochi anni e al potenziale esistente di scarti organici agrozootecnici, agroindustriali e civili e di terreni teoricamente disponibili per colture dedicate, non è velleitario ipotizzare il doppio della potenza elettrica prevista dal piano di azione nazionale.

La dimensione del fenomeno e il potenziale di crescita in Italia hanno spinto i curatori a promuovere questa pubblicazione. Un’opera unica nel suo genere, che offre a tecnici, operatori e agricoltori interessati, una sintesi organica degli aspetti non solo tecnici ma anche normativi, economici e ambientali, che devono essere considerati già dal momento della pianificazione di una iniziativa di produzione di biogas come fonte di energia rinnovabile.