Giacomo Serpotta e la sua scuola

Il nome di Giacomo Serpotta (Palermo 1656-1732), artista “dal gusto insieme raffinato e popolaresco”, evoca, da più di un secolo, la perfezione nell’arte plastica dello stucco.
Da quando, nel 1911, Ernesto Basile ne traccia il profilo critico e lo pubblica, in accompagnamento a preziose tavole fotografiche in bianco e nero curate dal pittore Rocco Lentini, le sue opere sono oggetto di un sempre più crescente interesse. Persino il Circolo artistico di Palermo ne riproduce in stucco i famosi putti e li colloca, quasi come emergessero dalle pareti, nel proprio Salone delle Feste nell’antica sede di Palazzo Larderia.
I laboratori artistici delle sue realizzazioni hanno dato vita ad opere che, per raffinata esecuzione, perfezione, leggiadria o passione delle fisionomie, per perfetta evocazione di allegorie, ma anche per originalità compositiva, hanno portato la critica a considerarlo uno degli interpreti più raffinati della società dell’epoca.

“Serpotta ha il gusto del personaggio – esordisce Giulio Carlo Argan –. L’immagine eroica personifica un concetto, ha la dignità e la gravità dell’esempio storico, il gesto dimostrativo e il ritmo largo e solenne della grande oratoria sacra: i personaggi del Serpotta, come gli attori del teatro, non hanno esistenza fuor della prospettiva e della luce della scena, del gesto che accennano, della frase che silenziosamente pronunciano, del costume che indossano, della parte che recitano”.
Nel percorrere le vie isolane dell’attività di Giacomo Serpotta, degli ascendenti e dei discendenti della sua pratica artistica, oltre che dei suoi collaboratori, in questi itinerari dei beni culturali sotto forma di ragionamenti (nella prima parte, costituita da saggi che riguardano la sua opera da diversi punti di vista e, anche, dagli spalti dell’Europa) e, poi, sotto forma di schede monografiche raccolte in itinerari tematici, le numerose immagini che accompagnano tutti i testi vogliono documentare la molteplicità delle forme, naturali, umane e anche fantastiche, che popolano tutte le opere esaminate.
Più che come sommario delle attività serpottiane, il volume si propone, pertanto, come uno strumento di riflessione su questa produzione d’età barocca e tardobarocca, rivisitata con valore estetico contemporaneo e dove lo spazio e il tempo concorrono a produrre l’opera d’arte.