Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, che aveva espresso molta preoccupazione su alcuni emendamenti su edilizia e lavori pubblici contenuti nel DL Semplificazione in discussione al Senato, è molto soddisfatto che sia stata riconosciuta la loro inammissibilità Una nuova nota del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori sottolinea la forte soddisfazione per la decisione del Senato di dichiarare inammissibili alcuni emendamenti del DL Semplificazioni su edilizia e lavori pubblici che, come lo stesso Consiglio aveva denunciato qualche ora fa, se approvati, avrebbero rischiato di compromettere la trasparenza negli affidamenti di incarichi professionali e di mettere in ginocchio il settore delle costruzioni, creando molta più confusone e lentezza nell’elaborazione delle procedure da seguire. Giuseppe Cappochin, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, che ha già elaborato con la Rete delle Professioni Tecniche delle proposte per una riforma del Codice dei contratti e del testo unico per le costruzioni, auspica a questo punto un confronto con Governo e Camere per formulare insieme le riforme che permettano di rilanciare il settore delle costruzioni, restituendo la centralità al progetto e di promuovere la qualità architettonica delle città del futuro, anche attraverso la semplificazione delle procedure in edilizia, “in modo da garantire una maggior trasparenza negli affidamenti e ad aprire il mercato dei lavori pubblici alle strutture professionali medio piccole, in linea con le direttive comunitarie”. __________________________________ Giuseppe Cappochin, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, in una nota esprime la forte preoccupazione del Consiglio per alcuni emendamenti del DL Semplificazioni, in discussione al Senato, che rischiano di minare la trasparenza negli affidamenti di incarichi professionali, con possibili criticità per tutto il settore Il DL Semplificazioni in discussione al Senato ancora nel momento in cui scriviamo, crea più di una preoccupazione nel Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori. Il Presidente Giuseppe Cappochin in una nota ha infatti espresso forte perplessità per alcuni emendamenti introdotti in Commissione al Senato, che rischiano di impattare in maniera negativa su tutto il settore delle costruzioni e di compromettere la trasparenza negli affidamenti di incarichi professionali: “tali emendamenti modificano, in seno a provvedimenti omnibus privi di una visione organica, leggi di riferimento in ambiti specifici e fondamentali nei processi di trasformazione del territorio, come il Codice dei contratti ed il testo unico dell’edilizia”. Più nel dettaglio il Presidente Cappochin sottolinea che l’emendamento 5.27 non è comprensibile perché impedisce alle stazioni appaltanti di ricorrere al cosiddetto Decreto parametri, ma solo per affidamenti diretti di cui all’art.31 comma 8 del Codice. Si tratta di un emendamento insensato e di cui non si comprende lo scopo e perfino contraddittorio, perché “per procedere all’affidamento diretto, le stazioni appaltanti devono prima calcolare l’importo a base di gara con il Decreto parametri, come prescrive l’art.24 comma 8 (che non è stato abrogato), e solo dopo possono essere attivate le procedure di affidamento diretto, per le quali il Codice prevede peraltro l’applicazione del criterio di selezione del prezzo più basso”. Secondo gli Architetti tale emendamento creerà molta confusione e contenziosi, e non farà che rendere più difficili gli affidamenti. Perplessità anche riguardo agli emendamenti 5.0.22 e 7.0.5 che dovrebbero semplificare il testo unico per l’edilizia, ma in realtà rendono più complesse le procedure per il deposito di progetti strutturali all’Ufficio della Regione (Genio Civile), per tramite dello sportello unico. Il testo attuale infatti prevede l’autorizzazione preventiva solo per gli interventi strutturali nelle zone ad alta sismicità, l’emendamento invece rende l’autorizzazione preventiva necessaria anche per le nuove costruzioni che si trovano in zona a bassa sismicità, se ritenute “rilevanti dal punto di vista della pubblica incolumità”. In questo modo le procedure diventano più complesse con una “maggior responsabilità del professionista incaricato che, in relazione all’intervento progettato, dovrà assumere la decisione di procedere al semplice deposito o, al contrario, richiedere l’autorizzazione preventiva”. In caso in cui le modifiche proposte dal Consiglio degli Architetti non fossero introdotte, potrebbero essere adottate forme di protesta insieme alla Rete delle Professioni Tecniche. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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