Rischio idrogeologico: Emilia Romagna regione più in pericolo

L’Emilia Romagna risulta essere la regione con la più elevata criticità idrogeologica per il rischio di frane e alluvioni. Un rischio che riguarda quasi il 20% della superficie totale e 307 comuni dove abitano oltre 800mila persone o oltre 370mila famiglie.
I dati sono stati divulgati dal vicepresidente di Ance Emilia Romagna Giovanni Torri al convegno “La dimensione territoriale del partenariato pubblico privato” che si sta tenendo a Bologna presso la sede della Regione Emilia Romagna. “La nostra è anche una regione ad elevata concentrazione produttiva”, spiega Torri e “il risultato è che in Emilia Romagna abbiamo il maggior numero di capannoni esposti a rischio naturale, dal momento che ben 7.941 strutture si trovano nelle aree ad elevato rischio idrogeologico. Come abbiamo purtroppo visto in occasione del terremoto dell’anno scorso – aggiunge – farci trovare impreparati di fronte ad eventi naturali catastrofici può mettere a rischio la nostra stessa sopravvivenza economica.
Torri ricorda anche che il Ministero dell’Ambiente ha di recente sottolineato l’urgenza di un piano nazionale per la sicurezza e la manutenzione del territorio, quantificando gli investimenti necessari in 1,2 miliardi di euro all’anno per 20 anni. Oltre il doppio di quanto è stato speso mediamente nell’ultimo decennio. “Per mettere in atto gli interventi previsti dai piani regionali per l’assetto idrogeologico sarebbero, inoltre, necessari – chiarisce Torri – 40 miliardi di euro. Di questi il 68% al Centro-Nord. Viceversa gli stanziamenti per il ministero dell’Ambiente, finalizzati alla tutela del territorio, sono diminuiti del 91% negli ultimi 5anni. Dei 2 miliardi di euro stanziati tre anni fa dal Cipe per la riduzione del rischio idrogeologico sono stati impegnati meno del 10% dei fondi”.

Un altro dato negativo evidenziato dal vicepresidente riguarda i bandi di gara per lavori di sistemazione e prevenzione del dissesto idrogeologico che negli ultimi 10 anni (2002-2012) rappresentano, rispetto all’intero mercato delle opere pubbliche, solo il 5% per numero di interventi e il 2% per importi di gara.

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