Nelle costruzioni un quinto delle imprese giovanili italiane

Quando l’economia è in recessione i giovani si rivolgono all’edilizia che, sebbene in crisi, sembra offrire maggiori possibilità di occupazione rispetto ad altri settori e un lavoro con salari medi superiori e contratti più stabili di quelli che si possono ottenere altrove.
È quanto emerge dall’indagine “Giovani e costruzioni” realizzata dal Cresme per il Formedil (Ente nazionale per la formazione e l’addestramento in edilizia), che nel triennio 2009-2011 ha formato, con 32.813 corsi, oltre 385 mila allievi, il 20% degli occupati medi nel settore.
L’analisi, presentata il 20 ottobre al Saie in occasione del convegno “I giovani e l’edilizia” organizzato in collaborazione con Iiple di Bologna, sottolinea come nelle costruzioni si concentri circa il 12% dell’l’occupazione compresa nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni – un’incidenza tra le più elevate nel panorama dei principali Paesi europei (la media UE è dell’8%) – e un quinto di tutte le imprese giovanili in Italia.
In edilizia un giovane dipendente tra i 15 e i 24 anni percepisce, in media, un reddito mensile più elevato rispetto a quello dei coetanei impiegati in altri settori, con uno stipendio pari al 79% del reddito medio del settore, una percentuale decisamente superiore sia al resto dell’economia (68%), sia al comparto industriale (73%). Risultano inoltre meno diffusi i contratti a tempo determinato: tra i dipendenti con età compresa tra 15 e 24 anni la quota di contratti a termine, seppur cresciuta negli ultimi 4 anni, si ferma al 43,1%, restando inferiore rispetto alla media dell’economia italiana (49,9%) e del settore manifatturiero (47,7%).
“I giovani rappresentano il futuro. Per coinvolgerli nel rilancio del settore occorre favorire il crearsi di migliori condizioni di contorno: impiegare al meglio le risorse di cui il Paese dispone, sottraendole alla moltiplicazione degli enti cui continuamente assistiamo e destinandole a quei settori che possono far ripartire l’economia, quali la riqualificazione delle periferie e le infrastrutture – ha affermato Massimo Calzoni, presidente Formedil -. Occorre inoltre procedere a una serie di semplificaizoni anche nel nostro settore: un esempio su tutti è dato dalle impalcature contrattuali. Ritengo che sia sufficiente un solo contratto nazionale, al quale affiancare al più degli integrativi regionali. Infine sarebbe auspicabile una maggiore sinergia tra Scuole edili, Cpt e Casse edili, per un superamento delle barriere che ancora esistono in vista di un servizio che consenta ai giovani di esprimere appieno le loro potenzialità”.
Se negli ultimi 4 anni la concomitanza dell’inversione del ciclo edilizio e della crisi economica ha causato, per il settore, una crisi senza precedenti che ha comportato tra i più giovani la perdita di quasi 50 mila posti di lavoro (il 27% dell’occupazione del 2008), è anche vero che sono state le attività di costruzione di edifici e edificazione di opere pubbliche quelle ad aver subito di più l’impatto della crisi, mentre le attività di costruzione specializzate hanno mostrato una tenuta maggiore. Il settore si sta infatti orientando sempre di più sull’attività di rinnovo e di riqualificazione, specialmente in chiave energetica, con la componente di imprese specializzate, in particolare installatori e impiantisti, che, anche grazie allo sviluppo delle energy technology (si pensi al boom di installazioni fotovoltaiche), ha subito meno l’impatto della crisi, e ha registrato, anche per questo, una flessione molto meno marcata dell’occupazione (anche giovanile).
È in questa chiave che bisogna leggere la collocazione dei giovani, che risultano attivi per la stragrande maggioranza, sia in termini occupazionali che imprenditoriali, nell’ambito di lavori edili specializzati che rappresentano il 69% dell’occupazione e il 74% delle imprese giovanili. Si tratta di finitura e completamento degli edifici, installazione di impianti o lavori di isolamento di edifici o parti di essi, attività che, da un lato, richiedono alle imprese uno start-up meno oneroso e competenze o attrezzature specifiche, dall’altro, offrono ai più giovani migliori opportunità.

 

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