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Lo si dice da sempre: l’economia italiana può ripartire se ripartono le costruzioni. Lavoratori nelle costruzioni Un rilancio che è auspicato non soltanto dai tecnici di settore. Aumentare la domanda nell’edilizia di mille milioni di euro, vuol dire avere una ricaduta positiva di oltre 15.000 unità di cui 10.000 direttamente nel settore edile e 5.000 nei comparti affini. Si tratta di vasti effetti moltiplicativi che una spesa aggiuntiva in costruzioni genera all’interno dell’intera economia. Sono molti i settori che direttamente o indirettamente, infatti, dipendono dal sistema edile nella sua complessità, basti pensare che il settore opera acquisti di beni e servizi dall’88% dei settori economici. Cosa è successo nel 2015? Lo stato delle occupazioni nel comparto dell’edilizia, durante lo scorso 2015, ha segnato un leggero segnale positivo, a seguito dell’emorragia degli ultimi 8 anni di crisi. Le importanti perdite dal 2008 al 2015, però, non sono state cancellate dall’aumento dell’occupazione nel secondo trimestre 2015, che l’ISTAT ha registrato in un +2,3% su base annua, dopo 19 trimestri consecutivi di cali. Il problema poi è che l’aumento è solo per i lavoratori dipendenti (nel terzo trimestre dello scorso anno la crescita è del +1,3%); dall’altra parte i lavoratori indipendenti registrano una contrazione del 7,3%. I dati riassuntivi sono sempre preoccupanti! Dall’inizio del periodo buio le costruzioni hanno perso 502.000 posti di lavoro (-25,3%). In tutto, compresi i settori correlati, la perdita complessiva è di 780.000 unità. Sono state chiuse quasi 80.000 imprese con un calo del 12,7%. Costruzioni, 2016 anno di svolta? Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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