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Dal 1° agosto prossimo, sarà possibile distruggere in dogana le merci contraffate. Lo prevede un nuovo regolamento dell’UE. Un’azienda che si ritenga danneggiata potrà richiedere la distruzione dei prodotti contraffati, salvo rifondere i danni all’esportatore nel caso la contraffazione non venga provata. Lo ha ricordato il prof. Marco Fortis, docente di economia industriale all’Università Cattolica e vice presidente della Fondazione Edison, intervenendo al convegno sulla qualità dei prodotti, promosso da AVR e Federceramica, presso la 34ª edizione di Mostra Convegno Expocomfort. Fortis ha proseguito sostenendo che il governo italiano deve comunque spingere sull’Unione Europea per concludere la lunga trattativa tra i paesi membri per istituire la marchiatura in entrata di tutti i prodotti importati dai paesi extracomunitari, così come avviene negli Stati Uniti da molti anni. Fortis, che è anche presidente del Comitato Marchio Q AVR per il settore rubinetteria e valvolame, ha poi tracciato le linee di questo strumento che ha lo scopo di difendere e promuovere le aziende che producono in Italia secondo parametri di elevata qualità e che debbono quotidianamente fare i conti con il problema della contraffazione. Le aziende italiane lavorano quasi unicamente sulla qualità. Ne fanno fede i materiali impiegati nella produzione di valvolame e rubinetteria. L’Italia è, infatti, il maggior consumatore di rame: 20 kg pro capite contro i poco più dei 15 della Germania, i 10 della Francia, i poco più di 5 dell’Inghilterra. Il nostro paese ha il maggior livello di produzione di semilavorati in lega di rame: 700mila tonnellate nel 2001, usate principalmente nei settori del valvolame e della rubinetteria. Trend in crescita anche per il consumo di barre e profilati in ottone: 10 kg pro capite, contro i 2 del Giappone e l’1,8 circa della Germania. Sono dati che, se da un lato sono indici del livello qualitativo, dall’altro spiegano i costi dei vari componenti. La produzione del settore ha un valore stimato di 4,5 miliardi di euro, di cui 3,4 destinati all’export. Nell’attuale contesto globalizzato, le multinazionali e i gruppi internazionali hanno delocalizzato la produzione all’estero o acquisito partecipazioni in aziende fornitrici di semilavorati e prodotti finiti causando un crescente numero di subsidiaries nell’Est Europa e nel Far East, un incremento nell’importazione di prodotti finiti semilavorati dalla Cina e da altri paesi emergenti un’esplosione del fenomeno della contraffazione. Il tutto, ovviamente, a scapito della qualità. Le aziende italiane, invece sono ancora fortemente legate al territorio, anche grazie da una vasta rete di fornitori, esportano all’estero tre quarti della produzione, puntano unicamente sulla qualità del prodotto. Il convegno si è aperto con una relazione di Carlo Sempio, presidente del CEN/TC (Comitato europeo di normazione/comitato tecnico) che ha introdotto l’argomento del marchio CE che presto sarà obbligatorio anche per i componenti del bagno. Il CEN è un’istituzione europea, promossa dalle Commissione dell’UE, con la missione di sviluppare, produrre, amministrare un corpo di norme europee allo scopo di favorire la libera circolazione delle merci nello spazio economico europeo, l’esportazione delle merci prodotte nello spazio economico europeo, aumentare la competitività delle aziende europee, migliorare la qualità dei prodotti. Scopo principale del CEN quello di formulare norme che assicurino il livello di sicurezza dei manufatti, oltre alla loro qualità. Il convegno registra poi un intervento di Claudio Fait, presidente dell’ENCS (Ente nazionale della ceramica e dei silicati) che ha tracciato il faticoso cammino del passaggio dalle vecchie norme nazionali a quelle europee che stanno per concretizzarsi nel nuovo marchio CE. Le 11 nuove norme europee derivano dalla direttiva 89/106 sui prodotti da costruzione e dal mandato M/110 del CEN al comitato tecnico 163. Rispondono ad alcuni requisiti essenziali della direttiva: igiene, salute, ambiente, sicurezza d’uso, protezione dalla rumorosità, soprattutto per ciò che riguarda le cassette di scarico e le vasche per idromassaggio. La loro applicazione è necessaria per far circolare i prodotti nei mercati dell’Unione europea. Marco Scarascia, dell’area tecnica dell’ANIMA (Associazione dei produttori di meccanica varia) ha tracciato lo scenario futuro della certificazione europea per la rubinetteria sanitaria. Attualmente, infatti, per la mancanza di obblighi specifici e di una legislazione organica sui prodotti a contatto con acqua potabile, i costruttori certificano le aziende (ISO 9000) e i rubinetti con marchi volontari istituiti da privati a seconda delle richieste del mercato. La normativa futura, prescriverà la standardizzazione dei sistemi di connessione, il controllo della pressione che un rubinetto dovrà sopportare, il controllo delle perdite, la rumorosità. Solo i prodotti che supereranno questi test potranno fregiarsi del marchio europeo. I vantaggi di questa certificazione saranno molto più importanti per l’utilizzatore al livello di potenziali effetti sulla salute anche a livello di caratteristiche dell’acqua. Per informazioni: Ufficio stampa Fiera Milano Paolo Mastromo Tel. 02 43428415 e-mail: [email protected] Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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