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Roma come Parigi, Londra, Madrid e altre capitali europee. Aree verdi abbandonate o parchi in cattivo stato di manutenzione, in centro e in periferia, sono il campo di sperimentazione di un nuovo modello di spazio pubblico di relazione a contatto con la natura che caratterizza l’ultima stagione dell’urbanistica romana. Cittadini e associazioni si mettono insieme per recuperare questi spazi abbandonati per piccoli orti urbani, aree gioco e ambiti dove camminare, riposarsi o semplicemente parlare. Sono oltre 100 siti. 65 censiti dal Comune di Roma come orti spontanei, e altri 50 censiti da studioUAP nella mappa interattiva disponibile on line “Zappata romana” www.urbanarchitectureproject.org. A S. Lorenzo, storico quartiere centrale, tre associazioni hanno strappato un fazzoletto di terreno ai privati per costruire un’area di socialità realizzando un parco giochi, un orto, spazi per la convivialità. Alla Garbatella le associazioni insieme ad alcune famiglie hanno recuperato un’area vicino alla Regione, in attesa di trasformazione edilizia, per realizzare gli orti urbani comunitari. Sulla Ardeatina gli orti comunitari sono realizzati e gestiti dai lavorati ex-Eutelia. A Prato Fiorito un parco urbano gestito da una cooperativa sociale contiene una vigna urbana. A Centocelle, storica periferia della città, il recupero del parco in stato di abbandono intorno al Forte Prenestino è stata l’occasione di un processo partecipato che ha visto il coinvolgimento del Centro anziani, dell’Associazione Tandereig che lavora con gli adolescenti, del CSOA Forte Prenestino e di cittadini per la realizzazione di un orto didattico di uno spazio spettacoli e di spazi gioco e di socializzazione per bambini, teenagers e anziani che le associazioni coinvolte intendono gestire. Questi sono solo alcuni dei nuovi cantieri per il recupero degli spazi pubblici della capitale presentati nella sessione Agrocittà, il verde urbano come nuova rete produttiva e sociale curata da studioUAP per conto di Land Group, alla 2° edizione di Working with Nature nell’ambito di Expo Edilizia alla nuova Fiera di Roma, organizzato da Greencity ed Expo verde, che si terrà nel pomeriggio del 12 novembre 2010. Ad aprire la sessione da Parigi Action Vert l’Avenir presenterà Charte Main Verte, la rete dei 57 giardini parigini realizzati e gestiti dai cittadini. A Parigi l’amministrazione ha definito regole uguali per tutti. Esiste una convenzione base per concedere in uso alle associazioni il terreno per sei anni; il Comune provvede a portare l’acqua e il terriccio vegetale; i cittadini garantiscono l’apertura del giardino per almeno due mezze giornate alla settimana e l’ospitalità di iniziative pubbliche. La sessione vedrà anche la presentazione di altre iniziative che nell’insieme costituiscono la chiave per un nuovo rapporto con la natura in città: i city farmer’s markets della Fondazione Campagna Amica di Coldiretti, l’Orto-Giardino a Valle Giulia presso la facoltà di Architettura, gli Orti in Campidoglio e i Mercati della Terra di Slow Food e Heinz Beck. Giuseppe Barbera (Agronomo e paesaggista dell’Università di Palermo), Francesco Ghio (Direttore del Master OPEN dell’Università di Roma III), Maria Luisa Palumbo (direttore del Master in Sustanaible Urban Design dello IED), Gaetano Benedetto (Ambientalista già Direttore Generale del WWF e Presidente del Parco del Circeo) saranno chiamati nella tavola rotonda a rispondere se siamo di fronte a tendenze temporanee oppure davanti ad un fenomeno strutturale come in altre realtà internazionali. La mappa di studioUAP sui nuovi cantieri sociali verdi di Roma riporta oltre ai casi già citati, altre iniziative in tutta la città: a Vitinia, Acilia, Tor Bella Monaca, San Paolo, Portuense, ecc. La mappa restituisce un quadro urbanistico, paesaggistico e sociale innovativo rispetto alle esperienze simili del passato sia per il coinvolgimento di ampie fasce di cittadini e la potenzialità di nuove relazioni sociali in realtà urbane difficili, sia per la contestualità e la dimensione del fenomeno. L’auspico è che questo primo censimento e la mappa siano da stimolo perché si avvii una riflessione e un confronto tra le diverse realtà gestite dai cittadini e perché l’innovazione romana sia colta dalle Amministrazioni locali avviando un coordinamento tra i diversi livelli istituzionali e definendo regole e servizi da offrire in cambio della manutenzione e della vitalità portate dai cittadini in aree altrimenti abbandonate. Forse la “big society” di cui si parla in questi mesi già c’è, si tratta solo di saperla vedere e valorizzare sostenendo le iniziative low cost in essere sullo spazio pubblico. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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