In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, che ricorre ogni anno il 5 giugno, e partendo dalla terribile alluvione che meno di un mese fa ha messo in ginocchio parte dell’Emilia Romagna, il Gruppo specializzato nell’edilizia industriale GSE Italia propone un’analisi che, da una parte considera gli eventi metereologici estremi, che sempre di più colpiscono anche l’Italia, e dall’altra l‘impatto, spesso devastante, di tali fenomeni sul nostro territorio, a causa dell’eccessivo sfruttamento del terreno e dell’aumento del territorio urbanizzato. Solo in Emilia Romagna, secondo i dati Ispra, nel 2022 sono stati artificializzati 658 ettari, ovvero il 10% circa della superficie totale di nuova costruzione nella Penisola. Inoltre il 10% dei 7.000 ettari dedicati a nuove costruzioni nel 2022, si trova proprio in Emilia Romagna. Per molto tempo purtroppo si è costruito senza considerare l’impatto sul territorio, ora, secondo il GSE Italia è necessario pensare al recupero, messa in sicurezza e riconversione urbana, in ottica di economia circolare. L’Italia su questo fronte è all’avanguardia in Europa, anche se con performance in leggero calo. Negli ultimi anni c’è stato uno sviluppo importante delle tecnologie del riciclo e delle energie rinnovabili, purtroppo però i risultati ambientali raggiunti dal nostro Paese non bastano a garantire la tutela del territorio. Secondo il Gruppo immobiliare è necessario cambiare approccio e rendere più snelle le procedure per gli interventi di riconversione e recupero urbano rispetto alle nuove realizzazioni. Secondo Valentino Chiarparin, Country Manager di GSE Italia, sviluppo economico e preservazione del territorio possono procedere di pari passo: “sono due esigenze imprescindibili nelle quali la tutela del territorio stessa diventa un prerequisito della crescita economica”. I vantaggi delle costruzioni in “brownfield” Una possibile risposta a questa esigenza è rappresentata dalle costruzioni in “brownfield” realizzate cioè su siti preesistenti demoliti e bonificati, è però necessario, secondo GSE Italia, che la burocrazia per realizzare tali interventi, considerando le necessità del territorio, sia semplificata. La Legge 8/8/1985 n.431, nota come “Legge Galasso”, che tutela i beni paesaggistici e ambientali, ha infatti più di 40 anni e, anche se alcune regioni hanno approvato delle successive norme per regolamentare il consumo del suolo, “non è stato ancora implementato un impianto normativo e procedurale che consenta una riconversione più veloce dei siti con preesistenze, semplificata e meno onerosa, motivo per cui, spesso, risulta maggiormente semplice costruire su un lotto vergine”, spiega Valentino Chiarparin. Come sappiamo l’edilizia impatta in maniera considerevole sull’ambiente, il 36% delle emissioni è infatti legato al mondo del costruito, per limitare questo impatto è necessario avere uno sguardo a 360°, che consideri dove e come si costruisce, quali materiali si utilizzano, l’innovazione dei processi attraverso l’approccio all’edilizia off-site e alle costruzioni a secco in modo da permettere il riciclo o il riutilizzo di un manufatto edilizio una volta cessata la sua funzione. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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