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Il BIM non è un tema particolarmente nuovo per l’UNI: è del 2009 la norma UNI 11337 relativa all’Edilizia e opere di ingegneria civile – Criteri di codificazione di opere e prodotti da costruzione, attività e risorse – Identificazione, descrizione e interoperabilità, alla quale è poi seguita una serie di specifiche tecniche a complemento del quadro generale tracciato dalla norma nazionale, come la norma UNI/TS 11337-3:2015 sui modelli di raccolta, organizzazione e archiviazione dell’informazione tecnica per i prodotti da costruzione.Una questione sentita dal mondo delle costruzioni ma anche dal Governo, che proprio nel disegno di Legge sul Codice degli Appalti, appena approvato dal Senato, sottolinea come la valorizzazione della fase progettuale negli appalti e nei contratti di concessione dei lavori, avvenga promuovendo la qualità architettonica e tecnico-funzionale, anche attraverso la modellazione elettronica e informativa per l’edilizia e le infrastrutture. Indubbiamente un esempio di come una corretta sinergia tra legislazione e normazione tecnica volontaria (con quest’ultima nel ruolo di supporto alla prima) possa costituire un solido perno attorno al quale far crescere l’efficienza del sistema. Nel resto d’Europa il BIM è seguito da un comitato tecnico il CEN/TC 442 all’interno del quale esistono quattro gruppi di lavoro. In particolare sono due quelli il cui impulso alla definizione del futuro quadro normativo europeo sarà strategico: il WG 1 “Strategy and Planning” a segreteria britannica (BSI), e il WG 4 “Support Data Dictionaries” a segreteria francese (AFNOR). Questo deve essere il punto di partenza per il nostro Paese, dove l’Italia può far valere la propria esperienza e la propria competenza di questi anni. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia