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All’interno della cornice di Biennale Democrazia, la Fondazione OAT approfondisce il tema del rapporto tra architettura e democrazia, con l’obiettivo di mostrare come a tutti i livelli l’architetto possa essere promotore della diffusione di una cultura amica dell’ambiente e a beneficio di tutti. Il processo democratico si può esercitare attraverso la partecipazione alla progettazione e alla costruzione dell’edificio, in modo che l’architettura, da prodotto del singolo, possa tradursi in un oggetto collettivo. Che cosa può fare l’architettura per promuovere la democrazia? Questo il tema dell’incontro di oggi organizzato dall’Ordine degli Architetti di Torino. Il coinvolgimento della cittadinanza è una prima risposta. Secondo Reena Tiwari, l’architetto ha responsabilità nella separazione tra gli abitanti e l’ambiente costruito che essi vivono quotidianamente e nel processo d’indebolimento del senso di appartenenza di chi abita una casa, un quartiere, una città. L’architetto ha il dovere di coinvolgere nel processo decisionale tutti i cittadini, incluse le comunità più marginalizzate, per dar vita a uno spazio urbano negoziato, invece che territorio di conflitto tra gruppi diversi. È compito del progettista identificare le opportunità specifiche dei contesti utilizzando e valorizzando le risorse e le abilità locali, sviluppando una forma di “artigianato urbano”; ciò incoraggia la creatività dei fruitori che sono portati così a reclamare il proprio spazio nella città ed è un ingrediente fondamentale per creare città di successo. Mario Cucinella mette in luce come il tema del rapporto tra architettura e democrazia passi inoltre attraverso il sistema delle regole, nelle modalità con cui si costruiscono gli edifici, in quelle di affidamento dei progetti, nelle gare dove troppo spesso manca la trasparenza che una democrazia richiede. La democrazia si esercita attraverso azioni microscopiche, attraverso regole politiche attente e corrispondenti alla visione del tempo, dove al centro ci sono i cittadini e la qualità della loro vita. I grandi temi ambientali legati profondamente all’architettura, sono la nuova frontiera di una vera democrazia per una altrettanto vera architettura per tutti, in cui non solo l’edificio o il quartiere, ma la qualità nascosta produce un beneficio collettivo. Riccardo Vannucci tuttavia sottolinea le difficoltà che incontra l’architettura nel veicolare valori democratici, a causa di un processo di progressiva marginalizzazione dell’architetto quale soggetto economico e quindi culturale, sociale e politico in atto nella società contemporanea. L’architettura può svolgere un ruolo importante nel promuovere la democrazia, ma non da sola. Attraverso la progettazione del Centre pour le Bien etre des Femmes a Ouagadougou in Burkina Faso (CBF), ad esempio, si è cercato di portare un segno di rottura, costruendo uno spazio pubblico e condiviso. Ma gli effetti positivi in termini di acquisizione di nuovi diritti da parte della cittadinanza sono stati determinati soprattutto dalla funzione sociale assolta dall’edificio. Architettura per pochi, architettura per tutti sabato 16 aprile ore 14.30, Sala Intesa Sanpaolo, via Santa Teresa 3 – Torino conferenza di Mario Cucinella, Reena Tiwari, Riccardo Vannucci. Modera Riccardo Balbo Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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