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Gli aumenti previsti del 40% per il prossimo autunno saranno ‘calmierati’ da un provvedimento ad hoc cui stanno lavorando Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia. Le risorse dovrebbero arrivare per una parte dai proventi delle aste della CO2 e per un pezzo dagli avanzi dei fondi delle misure anti-emergenza Covid. In elaborazione anche una specie di ampliamento del bonus per le fasce di popolazione meno abbienti. L’ipotesi di un coordinamento europeo a cura di Tommaso Tetro Indice degli argomenti: Il decreto Cosa succede a luce e gas L’intervento Ue Le bollette di luce e gas continuano la corsa verso l’alto. Gli aumenti previsti del 40% per il prossimo autunno – come annunciato dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani – saranno ‘calmierati’ da un decreto che dovrebbe valere almeno 3,5 miliardi. Il provvedimento, cui stanno lavorando Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia, dovrebbe finire sul tavolo del primo Consiglio dei ministri utile. Lo scenario autunnale Per combattere l’impennata delle bollette (che scatterà dal primo ottobre), la toppa pensata dal governo dovrebbe agire su circa il 30% dei rincari previsti, che si aggirano secondo i conti – intorno ai 9 miliardi: si immagina un più 40% per l’elettricità e un più 31% per il gas, e riguarderà i cittadini legati al servizio di maggior tutela (quindi famiglie e piccole imprese) ma non il mercato libero. Il decreto Le risorse per provare ad abbattere gli aumenti dovrebbero arrivare per una parte dai proventi delle aste della CO2, e per un pezzo più importante dagli avanzi dei fondi delle misure anti-emergenza messe in campo per combattere la pandemia da Covid. Il decreto dovrebbe arrivare a misure per 3,5 miliardi, da dipanare con l’architettura già usata a luglio proprio per ridurre la stangata che stava per arrivare: si dovrebbe agire su un taglio una tantum degli oneri di sistema. Insieme a questo, il contesto lascia pensare anche qualche misura che vada incontro al rischio legato alla ‘povertà energetica‘, magari guardando a una specie di ampliamento del bonus per le fasce di popolazione meno abbienti. Le ipotesi in campo su questo capitolo sono due: allargare la platea dei beneficiari, dal momento che oggi ne usufruiscono oltre 3 milioni di famiglie; ampliare l’entità dell’assegno ora garantito in automatico a chi ne ha diritto. C’è anche la possibilità – non necessariamente disgiunta – di un intervento mirato sui redditi più bassi: uno sconto in bolletta per le famiglie che hanno un Isee (l’indicatore del reddito) al di sotto dei 20mila euro. Cosa succede a luce e gas Volano i prezzi di elettricità e gas, e in Usa come in Europa sono ai massimi. Se negli Stati Uniti il prezzo dell’elettricità non è mai arrivato così in alto come negli ultimi sette anni (a circa 82 dollari al Megawattora (MWh) per gennaio 2022, un livello a cui non si assisteva dal 2014), anche in Europa la carenza degli approvvigionamenti energetici – con l’inverno in arrivo e i termosifoni ormai pronti ad essere accesi – riportano in alto il costo del gas naturale: il prezzo di riferimento cresce del 4% a 65,80 euro per MWh. Attualmente l’energia elettrica in Italia sta all’incirca a 150 euro al MWh contro i 40 euro al MWh di un anno fa. Il gas è intorno ai 70 centesimi al metro cubo contro i 20 di un anno fa, con un incremento di circa il 350% in 12 mesi. Il rischio – secondo diversi osservatori è che gli incrementi di spesa per le famiglie siano pari a oltre 300 euro all’anno. Gli impatti hanno non pochi risvolti anche sull’economia, con le industrie ad alta intensità energetica che provano a frenare i consumi, proprio ora: in un momento in cui la ripresa cominciava a farsi sentire. E la cosa non sembra essere soltanto una fiammata. L’intervento Ue Ma una voce di rassicurazione è arrivata dalla commissaria Ue all’Energia Kadri Simson che ha parlato di “prime risposte” in arrivo dai diversi Paesi. La commissaria Ue prova a tranquillizzare gli animi: i Paesi Europei “stanno affrontando la questione”, fa presente Simson ricordando che si sta cercando di attenuare l’impatto dei rincari energetici sulle fasce più deboli dei cittadini. E lo si sta cercando di fare “in modo diverso perché le politiche sociali sono diverse” e perché nella struttura del prezzo “circa un terzo viene dal mercato all’ingrosso”, senza contare che “un impatto lo hanno anche le tasse” decise a livello nazionale. Le soluzioni per Simson sono tre: investimenti in rinnovabili, efficienza energetica (soprattutto nell’edilizia), e una maggiore integrazione dei mercati. E’ per questo che l’ipotesi di un coordinamento europeo proposto da Mario Draghi potrebbe essere una strategia positiva perché aiuterebbe a sbloccare la nuova offerta di gas, che è fondamentale per tornare alla normalità, e permetterebbe poi di capire se il meccanismo delle quote di CO2 funziona realmente. Infine, un coordinamento europeo sarebbe utile anche per creare un’armonizzazione delle misure in tutti i Paesi. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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