Le provocazioni di Fuksas
“Meglio l’abusivismo che l’architettura ideologica”. Ha il sapore della forte provocazione l’ultima esternazione pubblica di Massimiliano Fuksas. Il famoso architetto non si è mai tirato indietro dinanzi alle polemiche e anche questa volta non a smentito la sua fama. In una recente, lunga, intervista concessa al quotidiano “Il Giornale” ha sparato a zero sulla facile demagogia e sui tendenziosi intenti programmatici che animano il settore dell’architettura nel nostro paese. Primo obiettivo del Fuksas-pensiero sono i grossi interventi degli anni ‘60 e ‘70. L’accusa è di avere realizzato quartieri avulsi dal contesto, figli di ideologie astratte. Dice Fuksas: “Non ho mai creduto nel realismo e nel neorealismo e credo che i veri drammi architettonici siano quello nati negli anni ’50 e ’60, quando si è andati alla ricerca del quartiere ideale, operaio popolare, che veniva ritenuto quasi un mito. La casa dell’operaio è un’astrazione che ha poi portato al disastro. Per quanto mi riguarda vorrei abolire i luoghi di disperazione”. Meglio, secondo Fuksas gli interventi, anche abusivi, che hanno animato le nostre città in passato: “Difendo la città magmatica e pulsante. Che differenza c’è tra alcune aree del Nord del Veneto – massacrate da capannoni, concessionari, megaprefabbricati che aggrediscono pure le ville palladiane, nonostante i piani regolatori particolareggiati e certe aree della Calabria e della Sicilia completamente abusive? L’agglomerato urbano caotico è quasi meglio della finta regolamentazione”. Fuksas fa esempi concreti per esplicitare meglio il suo pensiero non risparmiando interventi blasonati come il gregottiano quartiere Zen di Palermo: “E’ estraneo alla città e nasce da un’idea sbagliata che è quella dia aggregare in una zona fuori Palermo gli abitanti del centro storico più degradato. In pratica sono stati deportati. L’errore…è quello di pensare a un’architettura in cui l’edificio è un corpo separato dalla città. Di creare qualcosa che parte da una concezione militare della città”.
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