Mauro Grassi, a capo di #italiasicura, missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche si è detto sconcertato dai tempi biblici necessari agli interventi, in Italia. Ad oggi si registrano ancora più di 880 opere iniziate, ma mai terminate, per un costo complessivo di 2,9 miliardi di euro, già stanziati, e quasi 900 interventi non ancora partiti, per finanziamenti di circa 3,2 miliardi di euro, per la maggior parte destinati al Mezzogiorno. I tempi di attuazione, poi, sottolineano come le lungaggini burocratiche (che allungano di 3 anni il normale iter) aggiunte al singolo tempo necessario al completamento dell’opera, mediamente ci vogliano 6 anni per la realizzazione di un investimento pubblico nel settore idrico, portano a 9 gli anni totale dall’inizio alla fine dei lavori. E necessario un percorso che sia condiviso da tutti gli operatori del settore, dagli amministratori e dagli utenti stessi, che vada a riallineare le tariffe dell’acqua che paghiamo nel nostro Paese a quelle che gli altri cittadini dell’Unione pagano nel resto dell’Unione Europea, per far si che si possa rilanciare il livello di investimenti necessari a fare un salto di qualità all’industria dell’acqua pubblica in Italia. Molti i punti cardine in fase di discussione: qualità dell’acqua; quantità di approvvigionamento; regolarità del servizio; depurazione ad opera d’arte; minor spreco idrico; manutenzione degli impianti; criticità da ripristinare in tempi brevi. Il recente caso di Messina, dove la rottura di una parte di infrastruttura idrica ha lasciato per oltre due settimane i cittadini senza un bene primario, è un’amara istantanea della situazione, soprattutto in alcune aree d’Italia. Sono d’altro canto, bassi gli investimenti dedicati: in Europa si investono 80 euro pro capite all’anno, mentre in Italia solo 35. Serve una completa riorganizzazione della governance del settore! Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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