Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Gli investimenti in transizione ecologica non possono più aspettare. Secondo l’ultimo Rapporto Cerved PMI 2022, che analizza la condizione economico-finanziaria delle PMI italiane, chi non adotterà provvedimenti per mitigare i rischi legati ai cambiamenti climatici nel 2050 avrà il 25% in più di probabilità di default rispetto a oggi. Inoltre le imprese ad alto rischio fisico dovranno sostenere costi annui per la ricostruzione pari all’1,6% dell’attivo e vedranno aumentare i premi assicurativi arrivando fino al 3% del fatturato. Secondo le stime contenute nel rapporto, le PMI italiane da qui al 2030 dovrebbero sostenere un investimento di circa 135 miliardi di euro per finanziare il processo di transizione. Una cifra importante, pari al 47% dello stock delle immobilizzazioni materiali dichiarato nel 2020 e il 12,8% dell’attivo. Costruzioni, settore chiave nella transizione ecologica Di questi 135 miliardi, circa 6 (il 4,3%) dovrebbero essere a carico delle costruzioni, che risulta essere il terzo macro settore. Il 79,7% dell’investimento spetterebbe all’industria (circa 109 miliardi), seguita dal settore dei servizi che conterebbe per l’8% (quasi 11 miliardi) e il resto diviso tra commercio (4,1%, 5,6 miliardi), trasporti e public utilities (3,5%, quasi 4,8 miliardi) e agricoltura (0,4%, 570 milioni). Il rapporto è ottimista e conferma che le PMI italiane sono in grado, dal punto di vista finanziario, di affrontare questi ingenti investimenti in condizioni di sicurezza, con il supporto del sistema bancario. Pur considerando l’incertezza dello scenario macro economico attuale, non bisogna perdere il focus sulla sfida principale che le imprese sono chiamate ad affrontare: quella della transizione ecologica verso un’economia sostenibile. Lo scenario dei prossimi anni In questo contesto, il report ipotizza due possibili scenari. Secondo quello più pessimista, nel 2023 saranno in calo (-1% di media) in tutti i settori ad eccezione delle costruzioni. In quello moderato i fatturati saliranno nel 2023, seppur con una decelerazione. Il comparto delle costruzioni risulta essere uno dei settori con la maggiore crescita stimata cumulata nel biennio 2022-2023: +4,7%, secondo solo al comparto agricolo. L’edilizia nel 2021 ha guidato la ripresa (+17,9%), in un mercato stimolato dai numerosi incentivi messi a disposizione dal Governo e anche il 2022 è stato un anno positivo. Ora è importante pensare strategicamente a lungo termine per combinare le sfide del presente a quelle di lungo periodo. Abbracciare la transizione ecologica, nonostante gli alti costi nel breve termine, rappresenta la scelta migliore anche considerando gli andamenti economici e le prospettive di rischio future. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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