Il commercio del legno nel 2013

Il commercio del legno nel 2013

I dati relativi all’andamento dell’industria mondiale delle tecnologie per il legno, elaborati dall’Ufficio studi di Acimall, parlano chiaro: tutti i principali competitor mondiali hanno registrato un andamento negativo. Calano le esportazioni della Germania (1.715 milioni di euro, meno 3,1 per cento rispetto al 2012), per quanto compensate da un sempre forte mercato interno; calano del 3,1 per cento, attestandosi a 1.111 milioni, anche le esportazioni dall’Italia, una tendenza al ribasso già manifestatasi a fine 2012 e che, purtroppo, non trova conforto in un mercato nazionale stagnante. Diminuisce l’export Usa (meno 7,5 per cento rispetto al 2012, per complessivi 283 milioni di euro); flessione, per quanto contenuta, per l’Austria (meno 0,6 per cento, 355 milioni di euro) e per Taiwan (meno 0,2 per cento per un export complessivo pari a 457 milioni di euro). Meglio rispetto al 2012 solo la Cina, le cui esportazioni si attestano a 790 milioni di euro, il 12,6 per cento in più rispetto al 2012, un risultato che vale il terzo posto nella classifica dei più forti esportatori mondiali di tecnologie per il legno. Il mondo del legno, dunque, rimane in una fase economica improntata a una sostanziale “riflessione”; per quanto gli andamenti siano estremamente differenti in termini di valori assoluti, possiamo comunque dire che la ripresa per il mondo della trasformazione del legno e dei suoi derivati non è ancora arrivata. Se guardiamo alla classifica dei primi 50 Paesi di destinazione, appare evidente che nel 2013 gli Usa sono stati i migliori clienti dei produttori mondiali di tecnologie per il legno. Nel 2013, infatti, le imprese della filiera statunitensi hanno comperato macchine per un valore pari a 836 milioni di euro, ben il 12 per cento in più rispetto al 2012. Secondo posto per la Russia, con acquisti per 500 milioni: una cifra ragguardevole, ma decisamente inferiore (meno 24,8 per cento) rispetto ai risultati del 2012. Un brusco ridimensionamento per uno dei mercati più “frizzanti” degli ultimi anni e che si trova a fare i conti con una situazione geo-politica difficile e l’intrinseca debolezza del rublo. Sul terzo gradino del podio la Germania, che vede aumentare gli investimenti in tecnologia prodotta all’estero del 10,9 per cento, per un valore di 397 milioni di euro. Per l’Italia l’undicesimo posto della classifica, con acquisti da produttori stranieri, soprattutto tedeschi e cinesi, per circa 143 milioni di euro. In termini più generali, dai dati elaborati dall’Ufficio studi della associazione confindustriale emerge che nella classifica dei primi 50 ben 28 Paesi segnano una contrazione delle importazioni. Brutte notizie in particolare dal Brasile (meno 32 per cento), dalla Bielorussia (meno 39,7 per cento) e dalla Malesia (meno 40,1 per cento), oltre che da Estonia e Lettonia (meno 45 per cento). Solo 22 i Paesi “virtuosi”: la Turchia si insedia saldamente all’ottavo posto della classifica, con un aumento dell’import del 14,8 per cento (167 milioni); interessante anche il trend della Ungheria, con acquisti di tecnologia straniera “significativi” (53 milioni di euro) e una crescita del 72 per cento rispetto al 2012. Da segnalare, in conclusione, il “rimbalzo” dell’Algeria, al quarantatreesimo posto della classifica, che registra una crescita del 43,5 per cento (32,4 milioni di euro).

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