Cersaie. Vivere l’evoluzione del mercato, regole e riforme per uscire dalla crisi

Un Cersaie da record quello che si è aperto ieri a Bologna. Dopo il taglio del nastro, a fare gli onori di casa del Salone Internazionale della Ceramica per l’Architettura e dell’Arredobagno è stato il presidente di BolognaFiere Duccio Campagnoli: “In un momento che suscita grande preoccupazione per il futuro del Paese – ha affermato – qui possiamo sperimentare una nuova etica del costruire italiano, che coniuga gusto del rigore, efficienza e qualità”.
Con lui il presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani: “Il distretto ceramico in questa regione ha dimostrato che è possibile vincere la sfida della competizione”, ha detto Errani. “Noi cerchiamo di essere un motore per il Paese, al lavoro per ricollocare l’Italia nella dimensione internazionale. Il Paese deve cambiare marcia, perché prima di tutto viene il suo futuro e l’interesse generale della comunità. Occorre quindi riaffermare la sua credibilità nel mondo, nella speranza di ritrovarci qui tra un anno con risultati positivi sul mercato globale”.

Ha poi preso il via il Convegno economico “Vivere l’evoluzione del mercato”, moderato dal direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano. “L’industria ceramica ha un fatturato di 4,7 miliardi di euro. Essere qui significa constatare la vitalità dell’economia del nostro Paese, che dentro di sé ha la forza per reagire. Ma ora rischiamo di pagare un prezzo ancora più elevato per una crisi che non abbiamo determinato” ha aggiunto Napoletano. “Non solo siamo diventati uno Stato da vendere, ma abbiamo anche scarsità di compratori”.

Al centro dell’evoluzione del mercato, secondo il presidente di Confindustria Ceramica Franco Manfredini c’è il fenomeno della globalizzazione: “Un processo che ha fatto emergere economie che fino a pochi anni fa erano considerate del terzo mondo e che oggi fanno da traino all’economia globale. L’asticella della competizione si alza e noi dobbiamo essere più bravi. Ma servono regole uguali per tutti e che tutti le rispettino”. In questo quadro, secondo Manfredini, quello europeo è un processo necessario, che accompagna l’evoluzione dei mercati: “L’Europa è la cornice di riferimento per le imprese, indispensabile per essere competitivi a livello mondiale”. Sì all’Europa, quindi, ma anche sì all’Euro da parte di Manfredini: “Tutti i membri dovranno prendere atto che bisogna sostenerlo e difenderlo, in quanto base fondamentale per le nostre aziende e per gli Stati”.

Centrale per il futuro del mercato, secondo l’economista Jaques Attali, è il discorso delle regole: “Io non credo che la crisi sia ormai superata. In realtà siamo sull’orlo del precipizio, a un passo dalla caduta”, ha esordito Attali. “Pur essendo in un momento di potenziale grande crescita, non c’è mercato sostenibile senza leggi e senza ordine. Cosa significa infatti globalizzazione se non è accompagnata dalla globalizzazione delle leggi: la crisi è iniziata per questo. È stato rinviato il problema, in attesa che arrivasse una soluzione, e così è aumentato il debito pubblico. E anche oggi non facciamo che aspettare. Così, dopo la Grecia, oggi la prossima rischia di essere l’Italia, se non vengono presi provvedimenti nei prossimi mesi. E dietro di lei la Francia e tutta l’Europa”, ha proseguito l’economista. “L’Europa non sopravviverà senza un budget federale e se non verrà realizzato uno Stato europeo, l’Euro fra 10 anni sparirà insieme al mercato unico”.

A chiudere il convegno è stata la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, che è intervenuta per commentare l’attuale situazione economica italiana: “È inaccettabile ciò che sta accadendo al Paese – ha dichiarato. – Perché questo è un Paese serio, con un tessuto manifatturiero importante, con settori e nicchie, come quello dell’industria ceramica, in cui gli imprenditori italiani sono leader. Qui ci sono imprenditori che conquistano il mondo e che tengono su questo Paese. Qui c’è una cultura del lavoro unica. Vuol dire che l’Italia ce la può fare. Sono settimane – ha proseguito Emma Marcegaglia – che continuo a dire che non c’è più tempo. O si fanno gli interventi necessari, anche impopolari, o il Governo deve prenderne atto. Occorre completare una volta per tutte la manovra sulle pensioni, occore vendere i beni pubblici, fare la riforma fiscale abbassando le tasse a lavoratori e imprenditori, calando Irpef e Irap, e accelerare su ricerca e innovazione. Queste sono le grandi manovre che servono per ridare credibilità al Paese. Noi come Confindustria continueremo a dire la verità, con voce ferma, autonoma, consapevole”.

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