Se è vero che la crisi del settore delle costruzioni sta allentando la presa, è anche vero che il 2015 non decreterà ancora l’inizio della ripresa in Veneto. Il comparto dell’edilizia registrerà per l’anno in corso una riduzione degli investimenti del 2%, pari a circa 250 milioni di euro in termini assoluti. Il calo dei livelli produttivi, comunque su livelli di intensità più contenuti rispetto al passato, è reso meno allarmante da alcuni segnali positivi, che derivano dall’aumento dei mutui erogati alle famiglie per l’acquisto di un’abitazione (+11,1% nel 2014), del numero di abitazioni comprate e vendute (+5%) e dei bandi di gara pubblici di taglio inferiore ai 50 milioni di euro (+15,2%). Indicatori, emersi dall’annuale rapporto sull’industria delle costruzioni di Ance Veneto, che fanno ben sperare sulla fine della crisi del settore entro il 2016. Crescono manutenzioni e recupero Passando all’analisi dei singoli comparti, a soffrire sono soprattutto le nuove costruzioni residenziali, che segneranno nel 2015 un calo degli investimenti del 7,1 per cento. Segno meno anche per le opere non residenziali, sia private che pubbliche, in diminuzione rispettivamente del 3 e del 3,4 per cento. Invece, seguono un trend opposto gli investimenti in manutenzioni straordinarie e recupero (+2%), grazie all’effetto del Piano Casa e dei bonus fiscali sulle ristrutturazioni. Gli interventi sul “costruito” rappresentano ormai il 65% degli investimenti nel solo settore residenziale, e il 36,3% del valore complessivo degli investimenti in edilizia. Dato reso evidente anche dal calo dei permessi di costruire: dai 40.713 titoli rilasciati nel 2004 si è passati ai 9.494 del 2012 (-76,7%). I costruttori: «un piano di piccole opere per ripartire» «È evidente – commenta Giovanni Salmistrari, presidente di Ance Veneto – che questi 8 anni di crisi, in cui il settore ha perso complessivamente 7 miliardi di investimenti e 75 mila occupati, sono stati un periodo di profonda trasformazione per il settore. Gli interventi di manutenzione, sia per il residenziale sia per il territorio, come la sicurezza idraulica, sono divenuti preponderanti. Siamo convinti che proprio la riattivazione dei piccoli cantieri, finalizzati alla rigenerazione urbana sostenibile e alla sicurezza del territorio, possano contribuire a recuperare il terreno perduto». 436 cantieri pronti, ma senza finanziamenti Per facilitare il compito delle istituzioni, l’Ance ha realizzato una ricognizione delle opere rapidamente cantierabili, ovvero in avanzato stato di progettazione, ma prive di finanziamento o il cui avvio è bloccato a causa del Patto di stabilità interno. La ricognizione, realizzata in base alle segnalazioni degli enti locali, ha evidenziato la presenza di 436 opere ad alto “impatto sociale” – edifici scolastici (27%), opere di riqualificazione urbana (19%), manutenzione delle strade (11%) e mobilità urbana (10%) – che potrebbero sbloccare investimenti per 160 milioni di euro. Come finanziarli? Oltre alla necessità di allentare i vincoli del Patto di stabilità interno, confermata anche dal governo, il Veneto potrà contare da qui al 2020 su 3 miliardi di fondi europei, dei quali 2,2 della nuova programmazione 2014-2030 e circa 730 milioni di quella 2007-2013. L’Europa ha dato proprio al tema delle politiche di rigenerazione urbana sostenibile un obiettivo prioritario di spesa. «Per usare i fondi in maniera efficiente – continua il presidente Salmistrari – occorre una governance regionale forte, perché la spesa non si perda in mille rivoli o investimenti non coordinati tra loro». «Come imprenditori – aggiunge Salmistrari – non possiamo far a meno di notare che la spesa statale non è stata comunque virtuosa in questi anni e che alcune risorse possono essere ottenute da una razionalizzazione della spesa. In questi anni i comuni hanno aumentato le loro spese di gestione (+6% in Veneto, comunque più virtuoso rispetto al resto d’Italia +17%), pensando bene di tagliare solo la spesa per investimenti. Anche nella distribuzione delle risorse, dovrebbero essere inseriti criteri premiali per quegli enti locali che non sprecano». Un freno all’emorragia di posti di lavoro (2008-2014). Un programma nazionale e regionale di rigenerazione urbana e l’avvio delle piccole opere possono frenare l’emergenza sociale legata al calo dell’occupazione. Anche nel 2014 le ore lavorate sono diminuite del 6,9% rispetto al 2013; gli operai iscritti hanno evidenziato una riduzione tendenziale del 8,3%, mentre il calo delle imprese si è attestato al 6,9%. Dal 2008 al 2014, in Veneto la contrazione ha raggiunto il 45,5% per le ore lavorate, il 40,4% per gli operai, il 36,9% per le imprese iscritte e addirittura il 74,5% per i prestiti concessi alle imprese. Complessivamente, gli occupati nelle costruzioni si sono ridotti di 74.600 unità, dei quali 49.400 lavoratori dipendenti e 25.200 lavoratori indipendenti. Calo dei livelli produttivi in Veneto 2 Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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