Ora aspettiamo le decisioni e poi bisognera` partire operativamente subito dopo». Paolo Buzzetti, che oggi l’assemblea dell`Ance riconfermerà alla presidenza dell’Associazione, non nasconde che il capitolo più importante resta quello delle piccole opere da cantierare subito: il Cipe dovrebbe dirottare 800 milioni dei fondi Fas sulla base di un programma straordinario predisposto dai Provveditori alle opere pubbliche, con una netta prevalenza di localizzazioni nel Mezzogiorno. Anche l’osservatorio congiunturale che il centro studi dell`Ance ha finito di elaborare ieri proprio per l`assemblea odierna conferma infatti – nelle valutazioni dell`Associazione – che il Piano casa non basta per contenere le difficoltà della crisi nel settore edilizio e che serve un`iniezione immediata nel campo delle opere pubbliche. Senza piano casa la riduzione attesa per il mercato dell`edilizia nel 2009 e` del 10,9 per cento. Piu` prudentemente di altri istituti di ricerca (il Cresme per esempio, ma anche i dati forniti dal Presidente del Consiglio) il centro studi dell`Ance stima l`impatto delle misure abitative pari a 2,4 punti percentuali del mercato: se si partisse per tempo e su tutto il territorio nazionale, la caduta generale del mercato edilizio sarebbe limitata all`8,5 per cento. Anche sui valori assoluti dell`investimento del piano casa, l`Ance sta con i piedi per terra: 38-40mila miliardi contro i 68-70mila stimati dal Cresme. «Siamo molto preoccupati – dice Buzzetti – dei tempi di attuazione del piano casa e anche della diversità di modalità con cui le Regioni si stanno muovendo per recepirlo». Per altro, il decreto legge che avrebbe dovuto mettere alcuni paletti nel quadro nazionale, soprattutto per garantire una generale semplificazione e accelerazione delle procedure, non si e` ancora visto, dopo mesi di gestazione e di rimpalli di responsabilità fra governo e regioni. «Se venerdi` – dice Buzzetti – non venissero prese le decisioni che aspettiamo, la crisi nel settore dell`edilizia avrebbe in autunno un’accelerazione drammatica perche` i portafogli ordini delle imprese, soprattutto quelle piu` piccole, sono ormai prosciugati». Anche perche` ci sono da recuperare 15 miliardi di crediti che le imprese vantano con le amministrazioni pubbliche, soprattutto quelle locali bloccate dal patto di stabilita`. Ma e` anche il rapporto con il credito che si va facendo via via piu` difficile per effetto della crisi economica e dell`atteggiamento non proprio disponibile incontrato da molte imprese in banca. L’indagine che svolge l’Ance regolarmente sulle proprie imprese evidenzia non tanto un peggioramento delle condizioni generali del credito (che e` previsto nell`ultima rilevazione dal 51,9% delle imprese contro il 54,4% della rilevazione precedente di dicembre 2008) quanto nel tipo di richieste che arrivano dalle banche: il 58,7% delle imprese (contro il 46,6% di dicembre) ha ricevuto richiesta di maggiori garanzie; il 26,5% si e` vista recapitare una richiesta di rientro (era il 21,7% a dicembre); il 45,8% ha subito, come conclusione della rinegoziazione, una minore quota di finanziamento sull`importo totale dell`intervento in corso. Inoltre, per la prima volta, viene registrata (dal 15% del campione) una difficolta` anche nell`accollo dei mutui contratti dall`impresa agli acquirenti dell`abitazione. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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