I combustibili fossili restano la fonte dominante. Le rinnovabili non crescono
Il nuovo rapporto ‘Ren21’. Nel 2020 la domanda di energia primaria è diminuita del 4%. La quota di combustibili fossili nel mix energetico totale è rimasta alta quanto un decennio fa, all’80,3% contro l’80,2% di oggi, e le moderne rinnovabili, che includono idroelettrico e biomasse, sono aumentate di poco, passando dall’8,7% all’11,2%. Il settore energetico ha fatto grandi progressi. Oggi, quasi tutta la nuova capacità energetica è rinnovabile all’83%. Nel 2020 c’è stata un’ondata di impegni più forti per contrastare la crisi climatica
di Tommaso Tetro
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I combustibili fossili restano la fonte dominante. E le rinnovabili non riescono a crescere. Il bollino di certificazione arriva dal nuovo rapporto ‘Ren21’, in cui si fa presente che la quota di combustibili fossili nel consumo di energia non è diminuita nel 2020 per il decimo anno consecutivo, e che le energie rinnovabili stentano a crescere, nonostante siano sempre più vantaggiose economicamente- .
Non basta il calo della domanda di energia
Il 2020 sarebbe potuto essere un anno di svolta grazie all’emergenza sanitaria da Covid-19 ma nonostante la domanda di energia primaria sia diminuita del 4%, i Paesi del G20 – “i maggiori inquinatori del Pianeta” – hanno “a malapena raggiunto o addirittura mancato i loro obiettivi di energia rinnovabile, già poco ambiziosi”.
Il mix energetico globale
Secondo il rapporto sulle rinnovabili ‘Ren21’ “la quota di combustibili fossili nel mix energetico totale è rimasta alta quanto un decennio fa: l’80,3% contro l’80,2% di oggi; e le moderne rinnovabili, che includono idroelettrico e biomasse, sono aumentate di poco, passando dall’8,7% all’11,2%”.
Il quadro internazionale
Il rapporto racconta che i cinque membri del G20 con target di energia rinnovabile per il 2020, e cioè “UE, Italia, Francia, Germania, Uk, hanno lottato per raggiungere i loro obiettivi mentre gli altri 15 non ne avevano nemmeno uno”. E che quindi “non siamo affatto vicini al necessario cambiamento di paradigma verso un futuro energetico pulito, più sano e più equo”- .
Il G7 “non è stato chiaro su tempi e modi della transizione energetica, non specificando, per esempio, obiettivi precisi e limiti temporali”.
E anche l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie), mettendo a punto la tabella di marcia contro i cambiamenti climatici e raggiungere l’obiettivo ‘zero emissioni’ derivanti dal settore energetico nel 2050, aveva già previsto esplicitamente “l’esclusione di investimenti in nuovi progetti di fornitura di combustibili fossili e nessuna ulteriore decisione di investimento in nuove centrali a carbone.
Il settore energia
Il settore energetico ha fatto “grandi progressi”. Oggi, quasi tutta la nuova capacità energetica è rinnovabile (83%). Nel 2020 sono stati aggiunti globalmente oltre 256 GW (Gigawattora), superando il record precedente di quasi il 30%. In sempre più regioni, comprese parti della Cina, dell’Ue, dell’India e degli Stati Uniti, è ora più economico costruire nuovi impianti eolici o solari fotovoltaici piuttosto che far funzionare le centrali elettriche a carbone”.
I costi
Secondo le stime di Irena “nel 2020 è proseguita la tendenza al calo dei costi per l’energia solare ed eolica, nonostante l’impatto della pandemia e le interruzioni causate dalla diffusione del virus.
Nel 2020, il costo dell’elettricità derivante da nuovi impianti eolici onshore è diminuito del 13%, rispetto al 2019, l’energia solare a concentrazione del 16%, l’eolico offshore del 9% e del solare fotovoltaico su scala industriale del 7%.
I costi di generazione di energia rinnovabile sono diminuiti drasticamente nell’ultimo decennio, grazie anche a tecnologie in costante miglioramento e alle economie di scala.
I costi per l’elettricità da fotovoltaico su scala industriale sono diminuiti dell’85% tra il 2010 e il 2020. Il costo dell’elettricità da energia solare ed eolica è sceso, a livelli però molto bassi”. A livello globale dal 2010 è stato aggiunto “un totale cumulativo di 644 GW di capacità di generazione di energia rinnovabile con costi stimati inferiori rispetto all’opzione più economica di combustibili fossili in ogni rispettivo anno- . Nelle economie emergenti, i 534 GW aggiunti a costi inferiori ai combustibili fossili ridurranno i costi di generazione dell’elettricità fino a 32 miliardi di dollari quest’anno. I nuovi progetti solari ed eolici stanno minando sempre di più anche le centrali elettriche a carbone più economiche e meno sostenibili. L’analisi suggerisce che 800 GW di capacità esistente a carbone hanno costi operativi superiori rispetto al nuovo solare fotovoltaico su larga scala e all’eolico onshore. La sostituzione di questi impianti a carbone ridurrebbe i costi annuali di 32 miliardi di dollari all’anno e ridurrebbe le emissioni annuali di CO2 di circa 3 Gigatonnellate”.
Gli impegni contro la crisi climatica
Il rapporto mette in evidenza come “nel 2020 ci sia stata un’ondata di impegni più forti per contrastare la crisi climatica; invece di guidare però la trasformazione anche verso l’energia rinnovabile, i piani di risanamento avrebbero portato a investimenti sei volte superiori sui combustibili fossili rispetto alle energie rinnovabili, nonostante tutte le promesse fatte durante l’emergenza da Covid-19”.
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