Blocco Canale di Suez: gravi danni economici anche per l’Italia

Blocco Canale di Suez: gravi danni economici anche per l'Italia

L’Authority del Canale di Suez ha informato che dopo sei giorni la nave Ever Given è stata finalmente liberata e il traffico può riprendere. Naturalmente ci vorrà qualche giorno per smaltire l’ingorgo che si è creato. 


29/03/21

Da martedì 23 marzo il portacontainer Ever Given, di proprietà dell’armatore giapponese Shoei Kisen Kaisha e battente bandiera panamense, si è incagliato di traverso nel canale di Suez bloccando, di fatto, una delle vie più importanti a livello globale per il trasporto di merci dall’Asia all’Europa e viceversa.

a cura di Raffaella Capritti

Blocco Canale di Suez: gravi danni economici anche per l'Italia

Una situazione che, a quanto si legge, potrebbe durare giorni o forse settimane, a causa dell’estrema difficoltà di disincagliare l’enorme nave – lunga 400 metri e larga quasi 60 – che a pieno carico trasporta 20mila container, mentre di ora in ora aumenta il numero di imbarcazioni in fila (al momento siamo a più di 300), con gravi ripercussioni sul commercio di tutto il mondo. Resta la possibilità per le navi di cambiare rotta, circumnavigando l’Africa, con il passaggio del Capo di Buona Speranza, un viaggio più lungo di almeno una settimana e più costoso.

Responsabile delle operazioni di recupero la società olandese Smit Salvage che al momento non è in grado di dire quanti giorni saranno necessari per spostare la nave.

Intanto Ever Given bloccata con il suo carico ha già fatto alzare il prezzo del greggio e sono aumentati i noli.

Il blocco di una rotta strategica e l’impatto sulle merci

Una rotta strategica, quella lungo il canale di Suez, su cui transita annualmente circa il 30% dei container di tutto il mondo, il 12% del commercio mondiale, il 9% del greggio e l’8% del gas liquido e sempre più battuta, grazie anche agli sconti sul pedaggio introdotti dal governo egiziano durante la pandemia. Uno Studio dello scorso anno firmato dal Centro Ricerche per il Mezzogiorno di Intesa Sanpaolo spiega che nel 2020 sono passate quasi 19.000 navi e più di un miliardo di tonnellate di merci.  Il blocco di Suez può mettere in difficoltà molte filiere e fare aumentare i prezzi dei beni. Bloomberg stima in 9,6 miliardi di dollari al giorno il valore del traffico marittimo bloccato a Suez.

Per quanto riguarda l’Italia nel 2020 il 40,1% del commercio marittimo complessivo è passato attraverso Suez, per un valore pari a 82,8 miliardi di euro.

Massimo Deandreis, Direttore generale SRM – Centro Studi Intesa SanPaolo – sottolinea che Per l’Italia in particolare circa il 40% di tutto il nostro import-export marittimo transita da quel punto strategico. Riprova ulteriore del fatto che quanto accade nel Mediterraneo ha un effetto rilevante per l’insieme della nostra economia”.

Il commercio e la logistica negli ultimi anni sono molto cambiati: le fabbriche tendono a non accumulare merci in magazzino, preferendo la pronta consegna a seconda della domanda del mercato. E’ dunque evidente che se si blocca il trasporto, la mancanza di merci soprattutto in alcuni settori può diventare molto grave.

Oltre al petrolio le navi mercantili trasportano beni fondamentali per diverse industrie, quella alimentare, farmaceutica, automobilistica, della plastica, ma anche dei componenti fotovoltaici e dei prodotti semi lavorati e tecnologici, importanti anche per l’industria dell’edilizia. La produzione dei prodotti plastici, già in crisi della carenza di materie prime e dell’aumento dei prezzi, rischia ora il collasso.

Andrea Scarpa, vicepresidente Fedespedi, la federazione degli spedizionieri italiani, ha commentato: “Seguiamo con apprensione la vicenda della mega porta container Ever Given. Una sospensione prolungata della navigazione a Suez potrebbe avere effetti molto negativi sulla continuità della supply chain marittima, già messa a dura prova da un anno di blank sailing, vuoti introvabili, noli quintuplicati e congestione dei porti”.

Un problema che per il mondo dell’edilizia va ad aggiungersi agli eccezionali rincari di alcuni materiali, fino al 130% dell’acciaio, al 40% dei polietileni, al 17% del rame e al 34% del petrolio, con crescenti difficoltà di approvvigionamento, e il rischio che tanti cantieri pubblici e privati si blocchino. Una situazione molto preoccupante, tanto che l’Ance ha scritto ai ministri competenti per chiedere “un intervento normativo urgente attraverso il quale riconoscere alle imprese gli incrementi straordinari di prezzo intervenuti. Visto che il codice degli appalti non prevede adeguati meccanismi di revisione prezzi, in tale contesto i contratti non risultano più economicamente sostenibili, con il conseguente rischio di un blocco generalizzato degli appalti, nonostante gli sforzi messi in campo dalle imprese per far fronte agli impegni assunti”.

Gli impatti si potrebbero far sentire anche nel mercato del fotovoltaico, alcuni produttori asiatici hanno già informato di possibili ritardi nelle consegne di moduli, inverter e batterie diretti nel Vecchio Continente.

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