Ance: per l’edilizia è crisi profonda, la ripresa non c’è ancora

“Se il 2009 è stato il nostro “annus horribilis”, il 2010 non sarà ricordato come quello della svolta. Anzi. Alla fine dell’anno in corso avremo perso, rispetto al 2008, il 17% in termini di investimenti, calo che nel comparto delle nuove abitazioni supererà il 30%. Il settore in appena un triennio è tornato indietro di 15 anni: siamo ai livelli di metà degli anni ’90! La crisi ha espulso dal mercato più di 200.000 lavoratori. Ma i nostri operai che restano a casa non fanno notizia come quelli di una fabbrica che chiude. I nostri vanno via così, silenziosamente, alla spicciolata e nessuno se ne accorge. Eppure il prezzo sociale di questa moria occupazionale è già molto elevato. Basta ascoltare le zone dove la crisi è stata ancora più dura come il Nord Est e troviamo situazioni disperate, imprenditori che di fronte all’umiliazione di dover rinunciare alla propria impresa decidono di togliersi la vita. Sono numeri drammatici, effetto di una domanda privata fortemente condizionata dall’incertezza, che spinge le imprese e le famiglie a rimandare le scelte di investimento e da una domanda pubblica che continua a ridurre gli investimenti in nuove infrastrutture (-21% dal 2004 a oggi)”.

BASTA TAGLI AL SETTORE DELL’EDILIZIA
“Siamo consapevoli della crisi della finanza pubblica, diretta conseguenza del debito pubblico accumulato e di una fortissima rigidità del bilancio dello Stato, dovuta alla mole delle spese correnti che nessun governo è riuscito davvero a ridurre. Ma non possiamo non esprimere forti perplessità sulla pesante riduzione di risorse per investimenti decisa negli ultimi anni: -20% nel 2009-2010, a cui farà seguito un’ulteriore riduzione del 10% per gli anni 2011-2012. Un taglio rilevante di risorse destinato a nuove infrastrutture che rappresentano ormai solo il 2% del bilancio statale”.

LE RISORSE NON SPESE PER UN PROGRAMMA DI RILANCIO DELLE INFRASTRUTTURE
“La nostra battaglia è stata soprattutto quella di sollecitare lo Stato e le Regioni ad utilizzare effettivamente e rapidamente le risorse disponibili tra fondi strutturali e fondi FAS. Degli 11,3 miliardi di euro del Piano Cipe finanziato nel 2009 solo il 2,7% si è trasformato in gare per lavori. A tre anni dall’avvio dei programmi 2007-2013, dei 35,6 miliardi destinati a infrastrutture e costruzioni nel Mezzogiorno solo l’8% circa risulta impiegato. I nostri dati sull’incapacità e l’impossibilità della macchina amministrativa statale e regionale di spendere soldi già stanziati sono ormai patrimonio di tutti gli istituti che lavorano su questo settore e abbiamo colto con soddisfazione la notizia che è stato dato incarico al Ministro Fitto di mettere ordine in questa materia e di rilanciare un programma che potrebbe rappresentare un volano importante per l’infrastrutturazione non più rimandabile del nostro Sud”.

PACCHETTO ANCE: SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA E PIU’ CONTROLLI
“Quello che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni è una stratificazione di norme, di poteri dispersi in migliaia di centri decisionali. E i costruttori sono coloro che più di ogni altro si accorgono di questo stallo, di questa impossibilità a muoversi perché il proprio fare impresa è strettamente connesso al buon funzionamento della macchina pubblica, della quale forse siamo tra i principali conoscitori. […] Il progetto che sta prendendo forma è quello di un sistema di norme chiare ed efficaci che consentano di realizzare opere di qualità, in tempi e costi adeguati”.

– QUALIFICAZIONE DELLE IMPRESE
“E’ arrivato il momento per una selezione delle imprese che operano nel mercato delle opere pubbliche sulla base di elementi qualitativi che siano in grado di smontare la logica perversa del fatturato”.
– ESCLUSIONE DELLE OFFERTE ANOMALE
“Sempre in un’ottica di trasparenza e per non scoraggiare la partecipazione alle gare di operatori più qualificati e affidabili, riteniamo opportuno che venga introdotta una norma che consenta l’estensione dell’esclusione automatica delle offerte anomale per gli appalti fino alla soglia comunitaria, con un nuovo metodo che escluda qualsiasi forma di turbativa o condizionamento nelle gare”.
– UNA PROGETTAZIONE DI QUALITA’
“Il progetto deve tornare a essere il fulcro del nostro lavoro, la base per qualsiasi confronto competitivo tra diverse proposte. Per questo è necessario investire più risorse e pretendere una maggiore qualità dei progetti e responsabilità dei progettisti”.
– LE CONDIZIONI PER IL PIANO CASA 2
“Occorre […] che siano rimossi alcuni vincoli che fino ad oggi hanno bloccato qualsiasi iniziativa, e per questo chiediamo che l’Accordo Stato-Regioni sottoscritto il 1° aprile 2009 venga integrato. Innanzitutto, occorre prevedere degli incrementi volumetrici alla demolizione e ricostruzione che siano sufficienti a compensare i costi di demolizione, bonifica per il miglioramento degli standard qualitativi. Inoltre, devono essere consentite le modifiche di destinazione d’uso degli immobili oggetto di sostituzione, in modo da permettere un diverso utilizzo del bene, in linea con le esigenze e le condizioni poste dal mercato”.
– FAR RIPARTIRE L’HOUSING SOCIALE
“ […] occorre che il coinvolgimento delle nostre imprese nelle iniziative di housing sociale sia basato su piani economico-finanziari credibili e sostenibili.
Altrimenti il nostro contributo non potrà andare aldilà di quello di appaltatori di iniziative promosse e gestite da altri. Perché ciò sia possibile, però, sono necessarie almeno due condizioni. L’abbattimento dei costi necessari all’acquisizione dell’area e delle urbanizzazioni. Per questo auspichiamo che i Comuni mettano a disposizione aree a costo zero. Inoltre, è essenziale che l’housing sociale sia una componente di interventi costituiti da un mix di altre tipologie edilizie, inquadrate nell’ottica della qualità e della sostenibilità.
NON SIAMO LA ‘CRICCA’ DI FACCENDIERI. VOGLIAMO REGOLE CHIARE E PROCEDURE SNELLE. PIU’ MERCATO E MENO COMMISSARI.
“I monopoli e le rendite di posizione […] producono un aumento dei costi dei servizi a danno della qualità degli stessi. Un fenomeno che abbiamo segnalato anche nei mesi immediatamente successivi al terremoto in Abruzzo, consapevoli che, se l’emergenza di dare un tetto agli sfollati poteva giustificare un ricorso a procedure straordinarie e a criteri discrezionali nella scelta delle imprese, una pratica di tal genere non poteva però essere tollerata per tutto il processo di ricostruzione, che durerà anni. Siamo, infatti, convinti che, seppure nella massima difficoltà, è solo attraverso il rispetto delle regole e della trasparenza che si tutelano i diritti dei cittadini e delle imprese. Per questo in tempi non sospetti e per primi abbiamo combattuto contro la creazione di Protezione Civile spa, perché attraverso di essa non si istituzionalizzasse il ricorso ordinario alle procedure d’urgenza in deroga a qualsiasi principio di mercato. […] Diciamo quindi no alla pletora di commissari straordinari speciali, di società in house che con ampi poteri e in totale monopolio restringono in modo soffocante un mercato che, già messo in ginocchio dalla crisi, rischia di diventare un’isola per pochi, e permettetemi di dirlo, neanche per i migliori.
[…] Siamo però anche stanchi di respirare il fumo dei tubi di scappamento di quei furbi che invece di rispettare la fila ingranano la quarta e con il benestare di qualcuno se ne infischiano dei divieti e ci superano regolarmente. Contro la logica del sorpasso e della scorciatoia facile ci siamo battuti con convinzione durante tutto questo
difficile anno. […] .
Noi non siamo la cricca, e non potremo mai esserlo. Non ci arrabattiamo tutto il giorno per cercare una raccomandazione o per entrare a far parte dei circoli di potere che aiutano a scalare la vetta e che sono in grado di trasformare aziende artigiane che nessuno conosceva prima in imprese con un fatturato con molti zeri. Siamo imprenditori e non faccendieri”.

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