Gli eventi calamitosi che hanno colpito la Liguria e la Toscana rendono urgente e necessario lo sblocco di questi finanziamenti, che avrebbero un’immediata ricaduta positiva in termini occupazionali anche sulla filiera delle costruzioni, in un momento drammatico per tutto il comparto, alle prese con una crisi strutturale senza precedenti. Senza entrare nella valutazione economica e sociale che la mancata azione di prevenzione determina sui territori colpiti dai disastri naturali, è assolutamente prioritario far decollare il programma di interventi fortemente voluto dal Ministero dell’Ambiente in coordinamento con le Regioni, le cui risorse destinate,dopo un poco decoroso balletto di tagli e riassegnazioni, rimangono ancora inspiegabilmente inattivate. “L’accelerazione nella realizzazione degli interventi già previsti, osserva Mauro Buzio, presidente di Anisig, servirebbe da una parte a dare avvio ad un’azione di sistemazione programmata del territorio; dall’altra creerebbe un meccanismo virtuoso che, oltre a ridurre l’incidenza della cassa integrazione nel settore delle PMI, ridarebbe impulso all’indotto dell’edilizia e ottimismo alla forza lavoro impiegata con risvolti positivi su consumi e gettito fiscale. La riprogrammazione dei fondi strutturali e FAS 2007-2013 a favore di grandi infrastrutture non può e non deve rallentare l’attuazione degli interventi di manutenzione programmati e men che meno provocarne un ridimensionamento, a tutto danno del territorio e del tessuto imprenditoriale portante del nostro Paese, inequivocabilmente rappresentato, a livello occupazionale e produttivo, dalle PMI”. Va ricordato, inoltre, che nonostante le emergenze che si susseguono in Italia, in questo momento nessuna legge organica di governo del territorio vige sul territorio italiano, eppure dal solo 1996 al 2008 sono stati spesi 27 miliardi di euro per dissesto idrogeologico e terremoti. 6 milioni di italiani abitano nei 29.500 chilometri quadrati del territorio considerati ad elevato rischio idrogeologico e ben 1.260.000 sono gli edifici a rischio frane e alluvioni. Di questi sono 6000 le scuole e 531 gli ospedali. Ormai è evidente come il costo di una mancata programmazione di finanziamenti di interventi di manutenzione coordinati e preventivi sull’intero territorio nazionale sta diventando insostenibile ed è gravissimo che, ogni qualvolta si parli di tagli alla spesa pubblica, si faccia riferimento prioritario a quelli per l’ambiente ben conoscendo invece tutte le situazioni di privilegio e spreco di risorsa pubblica annidate altrove. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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