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La XXIX edizione del Rapporto dell’istituto di ricerche mette in mostra due diverse facce della situazione italiana: da un lato la ripresa di attenzione dello stato nelle opere pubbliche, dall’altro il drammatico quadro economico dovuto alla pandemia che caratterizza l’economia italiana. Nonostante la crisi da Covid, gli investimenti in opere pubbliche dovrebbero continuare a crescere nel quinquennio 2021-2025 con tassi importanti nel 2021 (+7,5%) e nel 2022 (+4,5%) a cura di Pietro Mezzi Indice degli argomenti: La dinamica a V della crisi Una nuova stagione delle opere pubbliche Gli investimenti in opere pubbliche I motori trainanti Il valore dei benefici fiscali Lo scenario previsionale delle costruzioni L’edizione 2021 del Rapporto congiunturale e previsionale del Cresme sul mercato delle costruzioni è stata all’insegna dei pesanti effetti economici della pandemia in corso. Uno scenario, quello tratteggiato da Lorenzo Bellicini, direttore dell’istituto di ricerche romano, da brividi a ogni scala: mondiale, europea, nazionale. Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme Il Rapporto, giunto alla sua XXIX edizione, parte dalla definizione dello scenario macroeconomico mondiale per poi puntare l’attenzione ai mercati delle costruzioni nel mondo e nazionale, dei settori immobiliare e delle opere pubbliche. La dinamica a V della crisi Caduta e ripresa sono i caratteri principali delle crisi mondiali e nazionali degli ultimi dodici anni: dalla bolla immobiliare del 2008 alla pandemia dei giorni nostri, l’andamento dell’economia è segnata da alti e bassi tra ondate pandemiche e timidi segnali di ripresa. Un pericoloso andamento a V appunto, che getta panico e insicurezza tra le persone e nei mercati finanziari. Il quadro delle costruzioni, oggetto dell’analisi Cresme, si presenta, come lo definiscono gli stessi ricercatori, strano: da un lato il settore sembra essere ritornato oggetto di grandi attenzioni nel campo delle opere pubbliche e degli incentivi fiscali messi in gioco e dalle politiche di rigenerazione urbana; dall’altro, lo scenario è caratterizzato da una forte incertezza per cui è sempre più necessario interrogarsi sulle capacità produttive del settore sia in tema di efficienza che di processo decisionale. Una situazione paradossale, insomma: da un lato enormi risorse private ferme nei conti correnti (secondo la Banca d’Italia, a valori correnti, in un anno, dal giugno 2019 al giugno 2020, i depositi bancari sono cresciuti di 75 miliardi di euro, facendo registrare un +4,7%); dall’altro i finanziamenti decisi da una Commissione europea che sembra aver cambiato radicalmente politica economica con risorse senza precedenti, che aspettano solo di essere ben allocate e gestite. Una sfida decisiva quella che si pone di fronte all’Europa alle prese con il problema della migliore collocazione e gestione delle risorse del Next Generation Ue Plan in arrivo il prossimo anno. Ma per i ricercatori del Cresme una cosa è certa: le risposte alla pandemia stanno ridisegnando la mappa della competizione, per cui ci sarà un prima e un dopo. Ciò che anche il nostro Paese sarà in grado di mettere in campo determinerà il nostro nuovo posizionamento nella corsa competitiva europea e mondiale. Una nuova stagione delle opere pubbliche Nel drammatico quadro economico che caratterizza l’economia italiana, per il 2020 il Cresme stima una crescita degli investimenti in opere pubbliche dell’1,1% (la previsione a novembre 2019 era del +4,5%). ©BininiPartners, cantiere della costruzione del nuovo ospedale Galeazzi di Milano nell’area dell’ex Expo2015. È uno scenario di crescita, frutto di un bimestre gennaio-febbraio in forte aumento sulla scia di programmi di attività avviati da tempo, di un quadrimestre aprile-giugno rallentato dal lockdown (con la sospensione parziale dei cantieri di opere del genio civile tra il 22 marzo e il 4 maggio) e di una ripartenza, nel bimestre maggio-giugno, condizionata dall’applicazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus nei cantieri e dai tempi di attivazione delle misure di semplificazione delle procedure ammnistrative per l’accelerazione degli investimenti. Ma soprattutto il dato positivo è frutto di un secondo semestre in forte accelerazione, spinto dalla ripartenza a pieno ritmo dei cantieri già in corso prima del lockdown e dall’avvio di nuovi cantieri finanziati con le risorse per il rilancio degli investimenti stanziati con la legge di bilancio per il 2020 e dalle ulteriori misure di sostegno all’economia adottate negli ultimi mesi. Gli investimenti in opere pubbliche Gli investimenti in opere pubbliche dovrebbero continuare a crescere nel quinquennio 2021-2025 con tassi di crescita importanti del 7,5% nel 2021 e del 4,5% nel 2022. La crescita dovrebbe proseguire anche nel triennio 2023-2025, ma con minore intensità. ©BininiPartners, cantiere della costruzione del nuovo ospedale Galeazzi di Milano nell’area dell’ex Expo2015 Tali dinamiche sono sostenute da programmi già attivati e, nei prossimi anni, dalle nuove ingenti risorse nazionali ed europee attivate a seguito dell’emergenza pandemica, ma anche dagli effetti del decreto Semplificazione, che dovrebbe permettere di spendere rapidamente le risorse assegnate. I motori trainanti I settori trainanti sono gli investimenti nelle infrastrutture di trasporto – ferrovie, strade, ponti, aeroporti e metropolitane -, ma sono anche previsti importanti investimenti per il servizio idrico integrato, per il potenziamento della rete di trasmissione elettrica nazionale e per l’efficientamento energetico degli impianti di illuminazione, per il trasporto e la distribuzione del gas, per le telecomunicazioni a banda ultra larga, per la gestione dei rifiuti e per la difesa del suolo e il contrasto al dissesto idrogeologico. Dal 2019 hanno ripreso a crescere anche gli investimenti in edilizia residenziale pubblica, sostenuti dagli interventi per la valorizzazione, la manutenzione, l’adeguamento statico e sismico, l’adeguamento funzionale, tecnologico e la messa a norma degli impianti e per la riqualificazione energetica degli immobili di proprietà o in uso alle amministrazioni pubbliche centrali e territoriali. L’accelerazione della spesa per investimenti in opere pubbliche avvenuta a partire dal 2019 è da ricondurre principalmente alla ripresa degli investimenti degli enti locali e al consolidamento della crescita dei gestori di infrastrutture pubbliche o di pubblica utilità. Lo scorso anno infatti hanno ripreso a crescere gli investimenti di Comuni e province (+13% gli investimenti in costruzioni rispetto al 2018) e si è consolidata la crescita degli investimenti infrastrutturali di Rfi, dei gestori privati della rete autostradale e dei principali gestori nazionali e locali delle reti energetiche e idriche. Sempre lo scorso anno secondo Federacciai, il consumo interno di rotaie e armamento ferroviario, misurato in tonnellate di ferro, è cresciuto del 47%, mentre nel 2018 era del 15%; per quanto riguarda invece le strade, l’osservatorio Cresme sulle macchine per le costruzioni di Ascomac, ci dice che la vendita dei rulli e delle vibrofinitrici è cresciuta del 24,8% a gennaio-ottobre 2020. Nel 2019 la crescita era stata del 23,3%. Nei prossimi cinque anni le opere pubbliche saranno un importante comparto di traino per le costruzioni. Il valore dei benefici fiscali Lo scorso anno il valore degli investimenti che hanno beneficiato degli incentivi fiscali per il recupero edilizio, la riqualificazione energetica, la riduzione del rischio sismico e la riqualificazione delle facciate è stato di 28.762 milioni di euro. Nel 2020 la previsione costruita a partire dai primi dati dei primi nove mesi dell’anno in corso porta a stimare questo valore in 25.105 milioni di euro, con una flessione rispetto all’anno precedente del 12,7%. Del Superbonus 110% ne ha parlato di recente anche InfobuoldEnergia. Lo scenario previsionale delle costruzioni Secondo le stime Cresme, il 2020 dovrebbe chiudersi con una contrazione degli investimenti del 9,5%. A differenza degli ultimi anni di crisi, il dato del 2020 è frutto di una minore contrazione per le nuove costruzioni (-7,4%) e di una maggior contrazione delle attività di riqualificazione del patrimonio edilizio e infrastrutturale esistente. In particolare, nella stima del 2020, spiccano le opere pubbliche: l’edilizia non residenziale pubblica di nuova costruzione si mantiene su livelli del 2019 e le nuove opere del genio civile crescono dell’1,7%. E così gli investimenti in rinnovo e manutenzione straordinaria degli edifici non residenziali pubblici registrano una crescita del 3,3% e la manutenzione delle opere del genio civile resta sugli alti livelli del 2019. Nell’attuale crisi sono le opere pubbliche a fornire i dati più positivi. Nei cinque anni che vanno dal 2021 al 2025 per il settore delle costruzioni si dovrebbe avviare una fase di significativa ripresa, che vede tutti i comparti di attività in crescita. Già nel 2022 si dovrebbe registrare un recupero dei livelli di produzione del 2019. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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