Consumo di suolo, difficile fermarlo
di: Pietro Mezzi
Presentata a Milano la settima edizione del Rapporto sul consumo di suolo in Italia. Persi in un anno 52 chilometri quadrati di superfici libere: 15 ettari al giorno, 2 metri quadrati al secondo. Anche le aree protette subiscono l’aggressione del cemento: in 15 anni, 120 chilometri quadrati di territori vincolati sono stati urbanizzati
Presentato il Rapporto 2018 sul consumo di suolo. Giunto alla sua settima edizione, il Rapporto è frutto del lavoro del Centro ricerche sui consumi di suolo, organismo formato da Politecnico di Milano, Istituto nazionale di urbanistica e Legambiente.
Dopo anni di lavoro dedicati a quantificare il fenomeno dell’urbanizzazione, quest’anno gli studi del Crcs si sono concentrati sull’aggressione che anche i territori tutelati subiscono.
L’affondo del Centro ricerche riguarda l’efficacia della tutela paesistica: le foreste, i parchi, le aree montane, lacustri e fluviali e i paesaggi di pregio sottoposti a specifica tutela in Lombardia si estendono per 13.500 chilometri quadrati, il 56% del territorio regionale. In gran parte si tratta di aree scarsamente accessibili per le condizioni geomorfologiche; eppure il dato di suolo consumato per questi territori è molto alto: 7% del territorio, che dovrebbe essere tutelato ma che in realtà è pesantemente antropizzato. Per di più, nel primo quindicennio del nuovo millennio, in Italia la trasformazione delle aree soggette a vincolo paesaggistico è cresciuta vertiginosamente: 120 chilometri quadrati di aree vincolate sono state trasformate, con una crescita tra il 1999 e il 2015 del 13,5%.
Sicuramente tra le più rilevanti aggressioni vi è quella legata alle nuove infrastrutture, soprattutto stradali, realizzate nei primi anni di questo secolo anche all’interno di parchi naturali. La pressione derivante dai fenomeni turistici ha inoltre determinato una crescente urbanizzazione sulle sponde dei laghi, così come nelle aree montane a causa della realizzazione di nuovi impianti per lo sci.
“I dati analizzati testimoniano una tutela paesaggistica che non è riuscita a fermare i processi di urbanizzazione anche quando, come nel caso delle forti pressioni insediative turistiche e sportive in zone lacustri e montane, queste hanno impattato pesantemente sui valori ambientali e paesaggistici dei territori tutelati – dichiara Andrea Arcidiacono, docente di urbanistica del Politecnico e vicepresidente nazionale di Inu -. Purtroppo in Lombardia continuiamo ad accusare ritardi proprio nella pianificazione paesistica: un elemento di forte preoccupazione, anche in vista di scenari possibili per il prossimo futuro, a partire dalla candidatura olimpica di Milano e della Lombardia, che potrebbe significare nuove pressioni e impatti per i suoli delle località montane collegate all’evento”.
A fornire qualche numero aggiornato ci ha pensato, Michele Munafò, dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
“In termini assoluti – ha affermato Munafò – il consumo di suolo ha intaccato ormai 23.063 chilometri quadrati del territorio nazionale. Nel 2017, epoca di riferimento dei nostri dati, la copertura artificiale, rispetto all’anno precedente, è cresciuta di 52 chilometri quadrati: circa 15 ettari al giorno, con una velocità di trasformazione di poco meno di due metri quadrati al secondo. Le aree più colpite risultano essere le pianure del Settentrione, dell’asse toscano tra Firenze e Pisa, del Lazio, della Campania e del Salento, le principali aree metropolitane, le fasce costiere, in particolare quelle adriatica, ligure, campana e siciliana”.
Secondo i dati di Ispra, i valori più elevati si registrano in Lombardia (12.99%), Veneto (12,35%) e Campania (10,36%), seguono Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Puglia e Liguria, con valori compresi tra l’8 e il 10%.

Il consumo di suolo in Italia: Anni ‘50 e 2015 (fonte Ispra)
Tra le province, quella di Monza e Brianza conferma la percentuale di suolo artificiale più alta, con circa il 41% di suolo consumato in rapporto alla superficie provinciale e un incremento di 35 ettari rispetto all’anno precedente. Seguono le province di Napoli (34%), Milano (32%), Trieste (23%) e Varese (22%).
Il comune che nel 2017 ha fatto registrare il maggior incremento in termini assoluti è il piccolo comune di Sissa Trecasali in provincia di Parma: oltre 74 ettari di suolo urbanizzato. Il motivo è presto detto: la realizzazione del primo lotto della Tibre, la nuova autostrada Tirreno-Brennero.
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