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Piastrelle di ceramica, un 2018 positivo ma non troppo

I dati del Cresme e di Confindustria Ceramica confermano che l’anno appena trascorso non è stato dei migliori: solo un +2,9% sull’anno prima. Cresce, di poco, anche il fatturato, grazie soprattutto all’export. Parla il presidente Paolo Savorani, che punta il dito sul costo dell’energia e sulla necessità di nuove infrastrutture per il distretto emiliano-romagnolo

Piastrelle di ceramica, un 2018 positivo ma non troppo

Un 2018 non positivo per il settore della produzione di piastrelle di ceramica. Dopo un quindicennio di continua crescita, l’anno che è appena trascorso ha fatto registrare una battuta d’arresto di produzione, vendite ed export (al punto che alcune aziende hanno scelto di allungare la tradizionale fermata produttiva natalizia media di un paio di settimane, con l’obiettivo di evitare un accumulo eccessivo di scorte).

I dati diffusi pochi giorni fa da Confindustria Ceramica confermano i numeri diffusi a metà novembre dal Cresme nel XXVI° Rapporto congiunturale e previsionale sull’industria delle costruzioni 2019, che nel capitolo dedicato al settore parlava di “fermo della fase ascensionale del ciclo di vendite” (il riferimento è al 2017; nda).

Cresme indicava infatti il 2017 come l’anno di minor crescita in assoluto da molti anni a questa parte. Il dato parla infatti di un incremento solo del 2,9% sul 2016 (la crescita è stata del 3,4% nel 2014, del 5,5% nel 2015, del 7,7% nel 2016).

Meritevoli di attenzione sono anche i dati rilevati di recente da Confindustria Ceramica su un campione di 145 aziende presenti sul territorio nazionale.

Nel 2017 – secondo l’associazione di categoria – il valore del fatturato totale delle aziende ceramiche che producono in Italia è tornato ai valori pre-crisi, raggiungendo i 5,5 miliardi di euro, in crescita del 2,4%, un dato che deriva soprattutto dai 4,7 miliardi dovuti alle esportazioni e da 842 milioni di euro realizzati in Italia.

Per il 2018, il preconsuntivo elaborato da Prometeia per l’industria italiana delle piastrelle di ceramica evidenzia volumi di produzione e vendita intorno ai 410 milioni di metri quadrati, derivanti per 328 milioni da esportazioni e per 82 milioni di vendite sul mercato domestico. La flessione, limitata ad alcuni punti percentuale, riguarda diversi mercati e aree di destinazione.

Ma quali sono le motivazione di questa diminuita crescita complessiva?

A rispondere all’interrogativo è il presidente, Paolo Savorani, da alcuni mesi alla guida della potente organizzazione industriale.

1.- PAOLO SAVORANI“Il commercio internazionale risente delle crescenti tensioni commerciali a livello mondiale e in particolare tra Stati Uniti e Cina, tensioni che generano incertezza tra consumatori e operatori – afferma Savorani -. Recenti analisi dimostrano che i Paesi che soffrono maggiormente di questa situazione sono i forti esportatori e quelli dall’elevato debito pubblico, condizioni entrambe che caratterizzano il nostro Paese. A questo si aggiunge il fatto che diversi paesi concorrenti possono contare su un costo del lavoro e dell’energia particolarmente ridotto rispetto a quello italiano e sono dotati di un sistema di infrastrutture migliore del nostro. È importante quindi che si proceda nella realizzazione delle infrastrutture al servizio dei distretti emiliano-romagnoli della ceramica, per recuperare competitività. Sul fronte tecnologico, nel 2018 sono proseguiti gli investimenti tecnologici nel solco di Industria 4.0, su valori leggermente inferiori rispetto al 2017, ma con incidenze sul fatturato ai livelli più alti tra i settori manifatturieri italiani. Questo ci consente di avere una dotazione impiantistica di prim’ordine, a partire dalle lastre ceramiche di grandi dimensioni, di cui l’Italia detiene la leadership a livello mondiale. Infine, stiamo concludendo uno studio sulle competenze che nelle aziende ceramiche, tra tre-cinque anni, saranno necessarie: un’analisi fondamentale anche per orientare i percorsi formativi in modo da ridurre il gap tra scuola e lavoro”.

Anche per le piastrelle ceramiche, così come per altri settori, Cresme ha predisposto la classifica dei primi dieci produttori selezionati in base al valore di fatturato del 2017.

In testa figura stabilmente Marazzi con 461 milioni di euro (solo un +1,2% sull’anno precedente). Al secondo posto, con un forte aumento di fatturato, Granitifiandre con 323,4 milioni, seguita da Florim Ceramiche (310,7). A seguire, dal quarto posto al decimo, Cooperativa Ceramica d’Imola (244,8), Panariagroup (201,4), Casalgrande Padana (191,5), poi Emilceramica (140,5), Gruppo Ceramiche Gresmalt (134,3), Ceramica del Conca (118) e infine Abk Group Industrie Ceramiche (107,2).

Vedi gli altri articoli dedicati agli andamenti di mercato di altri settori a partire dal XXVI° Rapporto congiunturale del Cresme

– Serramenti metallici, la svolta c’è
– Macchine per l’edilizia, la crescita continua
– Climatizzazione, una crescita a due cifre

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