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A cura di: Stefania Manfrin Indice degli argomenti Toggle Criteri di selezione e distribuzione delle risorseObblighi, monitoraggio e rispetto del principio DNSHModalità di erogazione dei fondi e meccanismi di controlloRevoca e sanzioni in caso di inadempienze FAQ Piano Nazionale di Interventi Infrastrutturali e per la Sicurezza nel Settore Idrico (PNIISSI)Che cos’è il PNIISSI?Quante opere vengono finanziate con questo decreto?Chi gestisce e controlla l’attuazione del Piano?Come vengono monitorati gli interventi?Cosa succede in caso di ritardi o inadempienze? E’ stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto 16 settembre 2025 “Adozione dello stralcio attuativo del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico”, che rappresenta un’importante tappa nella strategia nazionale per la gestione sostenibile delle risorse idriche. Il provvedimento approva lo stralcio attuativo del PNIISSI, lo strumento cardine attraverso cui il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) finanzia e coordina gli interventi di messa in sicurezza e ammodernamento delle opere idriche, in coerenza con il PNRR, il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC) e la Direttiva 2000/60/CE. L’obiettivo è duplice: contrastare gli effetti della siccità e delle crisi idriche e rafforzare la resilienza delle infrastrutture attraverso una pianificazione unitaria, integrata e misurabile. Con un budget complessivo di 957.062.827,86 euro, il decreto finanzia 75 interventi per il periodo 2025-2029 distribuiti su tutto il territorio nazionale, con un bilanciamento territoriale che riserva almeno il 40% delle risorse al Mezzogiorno, come previsto dalla legge 95/2024 sulle politiche di coesione. Le risorse assegnate sono finalizzate a obiettivi centrali per la gestione delle risorse idriche in Italia. In particolare, il piano mira a: Realizzare interventi necessari a mitigare i danni derivanti dal fenomeno della siccità, che sta diventando sempre più frequente a causa dei cambiamenti climatici; Potenziare e adeguare le infrastrutture idriche, al fine di aumentare la resilienza dei sistemi ai cambiamenti climatici e ridurre le perdite di risorse idriche su tutto il territorio nazionale; Realizzare nuovi serbatoi per l’accumulo e la regolazione delle risorse idriche, incrementando così la capacità di stoccaggio per affrontare meglio le fluttuazioni stagionali. Criteri di selezione e distribuzione delle risorse Il provvedimento richiama i criteri stabiliti dal decreto interministeriale n. 350/2022, assicurando che gli investimenti rispondano a requisiti di sostenibilità, priorità tecnica e maturità progettuale. La selezione degli interventi ha privilegiato quelli per i quali erano già disponibili i progetti esecutivi o che si trovano in una fase avanzata di progettazione. Inoltre, è stata data priorità alle opere che rientrano nelle prime due classi di valutazione stabilite dal DPCM del 17 ottobre 2024. Infine, sono stati favoriti i progetti volti al completamento di schemi idrici incompiuti, così come quelli che promuovono l’utilizzo multiplo delle risorse idriche. Le risorse sono ripartite su cinque annualità: 2025 → 78,46 milioni €; 2026 → 137,87 milioni €; 2027 → 478,33 milioni €; 2028 → 222,40 milioni €; 2029 → 40 milioni €. Gli interventi riguardano dighe, invasi, acquedotti, impianti di adduzione e infrastrutture di stoccaggio e regolazione, con l’obiettivo di ridurre le perdite, aumentare la capacità di accumulo e migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento idrico nazionale. Obblighi, monitoraggio e rispetto del principio DNSH Tutti i soggetti attuatori – Regioni, Autorità di bacino, Enti di governo d’ambito, Consorzi di bonifica e gestori del servizio idrico integrato – sono vincolati a rispettare cronoprogrammi, obiettivi di spesa e rendicontazione. Ogni progetto deve garantire la piena conformità al principio DNSH (“Do No Significant Harm”) definito dal regolamento (UE) 2020/852, assicurando che nessun intervento arrechi danni significativi agli obiettivi ambientali di mitigazione climatica, tutela delle acque, economia circolare e biodiversità. Il monitoraggio sarà effettuato attraverso la Banca Dati delle Amministrazioni Pubbliche (BDAP-MOP), con un CUP univoco per ogni intervento, e seguirà le procedure del Sistema di Gestione e Controllo (Si.Ge.Co.) definite dal MIT in collaborazione con la Ragioneria generale dello Stato. Sono previste verifiche in loco, audit campionari e controlli a più livelli per garantire la corretta attuazione degli interventi e l’effettivo utilizzo delle risorse. Modalità di erogazione dei fondi e meccanismi di controllo L’erogazione delle risorse avverrà in più fasi: anticipazione del 20% (fino al 30% per i progetti esecutivi approvati); pagamenti intermedi fino al 75% dell’importo complessivo, in base all’avanzamento lavori; saldo finale del 5%, subordinato al collaudo e alla rendicontazione finale. I soggetti attuatori dovranno utilizzare codifiche contabili dedicate per tutte le transazioni, garantendo tracciabilità e trasparenza dei flussi finanziari. Eventuali maggiori costi dovranno essere coperti con risorse proprie, mentre le economie verranno riutilizzate solo fino al completamento delle opere, per poi essere restituite allo Stato. Revoca e sanzioni in caso di inadempienze Il decreto stabilisce che il finanziamento possa essere revocato in caso di mancato inserimento degli interventi nel sistema di monitoraggio, di ritardi nella stipula dei contratti o di omissioni e incongruenze nella rendicontazione delle spese. Inoltre, la revoca può avvenire se si verificano scostamenti superiori al 25% rispetto ai cronoprogrammi, o in presenza di dichiarazioni mendaci da parte dei soggetti attuatori. FAQ Piano Nazionale di Interventi Infrastrutturali e per la Sicurezza nel Settore Idrico (PNIISSI) Che cos’è il PNIISSI? È il Piano Nazionale di Interventi Infrastrutturali e per la Sicurezza nel Settore Idrico, istituito dalla legge 205/2017 per coordinare gli investimenti nazionali e regionali in materia di infrastrutture idriche. Quante opere vengono finanziate con questo decreto? Sono 75 gli interventi approvati nel primo stralcio, per un totale di 957 milioni di euro. Chi gestisce e controlla l’attuazione del Piano? Il MIT – Direzione generale per le dighe e le infrastrutture idriche – è responsabile della gestione, del monitoraggio e dei controlli, con il supporto della Ragioneria generale dello Stato e delle Regioni. Come vengono monitorati gli interventi? Attraverso il sistema BDAP-MOP e il Si.Ge.Co., che garantiscono la tracciabilità dei fondi e la verifica dello stato di avanzamento dei lavori. Cosa succede in caso di ritardi o inadempienze? Il decreto prevede la revoca del finanziamento e il recupero delle somme erogate, oltre alla possibile richiesta di risarcimento danni da parte del Ministero. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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