Goal 9: il valore delle infrastrutture resilienti

Uno dei punti forti del Goal 9 riguarda le infrastrutture resilienti, imprescindibili per una crescita sostenibile autentica, ma ancora bisognose di sviluppo, nel mondo e anche in Italia

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Goal 9: il valore delle infrastrutture resilienti

Il Goal 9, uno dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, oltre che favorire l’innovazione, riguarda la realizzazione di infrastrutture resilienti e la promozione dell’industrializzazione sostenibile.

La crescita economica, lo sviluppo sociale e l’azione per il clima dipendono fortemente dagli investimenti nelle infrastrutture, nello sviluppo industriale sostenibile e nel progresso tecnologico, segnalano le Nazioni Unite. Di fronte a un panorama economico globale in rapido cambiamento e alle crescenti disuguaglianze, una crescita sostenuta:

“deve includere un’industrializzazione che, in primo luogo, renda le opportunità accessibili a tutte le persone e, in secondo luogo, sia supportata dall’innovazione e da infrastrutture resilienti.”

L’importanza delle infrastrutture resilienti

Energia, trasporti, acqua, acque reflue, rifiuti e comunicazioni digitali sono gli ambiti principali su cui si fondano infrastrutture resilienti, in quanto fungono da spina dorsale essenziale per l’efficace funzionamento dei servizi infrastrutturali socioeconomici quali sanità, istruzione, imprese, industria alimentare.

L’importanza delle infrastrutture resilienti

New Climate Economy, commissione globale su Economia e Clima, ha calcolato, in un report del 2016, che servono circa 90mila miliardi di dollari di investimenti in infrastrutture per un periodo di 15 anni. Entro il 2019, la Commissione globale sull’adattamento ha evidenziato gli imperativi ambientali ed economici urgenti e globali per affrontare la resilienza e l’adattamento dei sistemi infrastrutturali. La Cop26, nel 2021, ha ulteriormente evidenziato la crescente urgenza di agire.

Considerando solo le infrastrutture idriche, i problemi non mancano. Lo metteva in luce quest’estate l’Aqueduct Water Risk Atlas del World Resource Institute (WRI). Secondo quanto si legge, 25 Paesi – pari a un quarto della popolazione mondiale – sono attualmente esposti ogni anno a uno stress idrico estremamente elevato. A livello globale, circa 4 miliardi di persone, metà della popolazione mondiale, sono esposte a stress idrico per almeno un mese all’anno. Entro il 2050, tale cifra potrebbe avvicinarsi al 60%.

Secondo i nuovi dati di Aqueduct, 70mila miliardi di dollari del Pil (31% del PIL globale) saranno esposti a un elevato stress idrico entro il 2050.

Goal 9: come è messa l’Italia

In Italia, a proposito di Goal 9, come stiamo in materia di infrastrutture resilienti?

Una risposta passa dalle valutazioni contenute nel Documento Economico Finanziario (DEF) 2023. Si legge che:

“In relazione all’obiettivo 9 (Infrastrutture, innovazione e industrializzazione equa), secondo la relazione per paese 2022 per l’Italia i risultati conseguiti per la costruzione di infrastrutture resilienti, la promozione dell’innovazione, l’industrializzazione equa, responsabile e sostenibile e per favorire la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e il benessere degli individui sono ancora insufficienti.”

Istat, alla voce Goal 9 e infrastrutture, ricorda che nel 2021, il trasporto aereo e il trasporto ferroviario passeggeri hanno registrato aumenti del 52,4% e del 26,1% rispetto al 2020.

ASvis metteva in luce non più tardi di un anno fa, che il Pnrr prevede importanti investimenti ferroviari, pari a circa 24 miliardi, per favorire il trasferimento del traffico passeggeri e merci dalla strada alla ferrovia, in ottica di una importante riduzione delle emissioni di CO2.

“Da segnalare che il Pnrr rappresenta solo una parte di un piano molto più ampio da 110 miliardi che Ferrovie dello Stato prevede nei prossimi dieci anni. Tra gli investimenti previsti, lo sviluppo europeo di gestione del trasporto ferroviario (Ertms) e altre iniziative rivolte all’intermodalità, alla logistica integrata e all’innovazione digitale dei sistemi di gestione. Le infrastrutture stradali hanno tuttavia trovato poco spazio nel Pnrr, fatti salvi gli investimenti per la sicurezza stradale.”

Porti, acqua, energia: siamo indietro

I porti italiani, con qualche rara eccezione, “sono tecnologicamente fermi da almeno due decenni”. Si contano però numerose sperimentazioni di successo nella mobilità del settore, in particolare grazie alle reti digitali. “Si segnala, infine, che la logistica intermodale è una componente della Missione 3 Componente 2, ma a oggi non sono ancora partiti progetti in tal senso”.

A proposito di infrastrutture idriche, abbiamo già ricordato che l’Italia non è messa bene. Nell’Acqueduct Water Risk Atlas, del WRI subito dopo i 25 Paesi posti a rischio estremamente alto (oltre l’80%) ci sono 22 Paesi a rischio alto (tra 40 e 80%). In questi si trova l’Italia, posta al 41esimo posto.

Goal 9: infrastrutture, come è messa l’Italia

Anche alla voce energia, l’Italia deve correre. Servono investimenti per 182 miliardi di euro, annota Confindustria Energia nel report “Accelerare sullo sviluppo di investimenti in infrastrutture energetiche”.

Tali investimenti si traducono in un valore aggiunto totale di 320 miliardi di euro e nell’impiego di 380mila lavoratori, capaci di portare a una riduzione di emissioni di 130 Mton CO2/anno nel 2030, circa l’80% della riduzione complessiva “che l’Italia dovrà traguardare per raggiungere il target al 2030 del Fit for 55”.

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