Nella città dei cavalieri

Il quadro storico e ambientale
Luogo emblematico per l’importanza delle testimonianze archeologiche e architettoniche, la città fortificata di Rodi documenta, tra soprasuolo e sottosuolo, plurime e secolari stratificazioni.
Le testimonianze, che coprono un arco temporale di oltre duemila anni, risalgono ai periodi classico, bizantino, medievale, sino al gotico.
Questo straordinario valore storico e documentale ha permesso al complesso monumentale di divenire nel 1988 Patrimonio Culturale Mondiale sotto il patrocinio dell’UNESCO.
Un possente e maestoso perimetro di mura presidia la città, sviluppandosi per oltre quattro chilometri. Al suo interno il nucleo storico del quale si riconoscono due distinte componenti morfo – tipologiche: il Collachium e il Bourg.
A nord è il Collachium , la fortezza, centro amministrativo e religioso dell’intera isola, in cui si trovano gli edifici più rappresentativi quali l’Armeria, l’Ospedale e il palazzo del Gran Maestro.
Il Collachium era anche luogo delle dimore dei Cavalieri dell’Ordine di San Giovanni (chiamate Auberges). Provenienti da otto nazioni diverse, dominarono l’isola dal 1309 sino all’invasione turca del 1522, riportandola agli splendori dell’epoca ellenistica.
A sud si trova il Bourg o Chora, vero nucleo residenziale e commerciale della città vecchia, caratterizzato tra strade strette e tortuose il cui disegno urbanistico di fondazione, risalente alla scuola di Ippodamo (400 a.c.), persiste pressoché inalterato da quasi 2400 anni, pur avendo vissuto molteplici dominazioni.
Nel Chora risiedeva la popolazione composta da greci, ebrei e turchi, qui si svolgeva la vita sociale della comunità rodiota.
Lo spettacolo offerto dalla città vecchia risiede proprio nell’armonica coesistenza di chiese bizantine, moschee, minareti, bagni turchi e austeri palazzi gotici: una rara e straordinaria miscellanea di diverse culture architettoniche.
L’accesso alla città è ancora regolato da dieci possenti porte, che scandivano il susseguirsi delle “lingue”, ovvero i settori assegnati al controllo delle otto diverse nazioni di provenienza dei cavalieri.
L’edificio, luogo del progetto si trova nella zona sud, appena oltre le mura oltrepassando la Porta di San Giovanni o Coschinù.
In questo punto il recinto è particolarmente imponente,si compone di quattro torri rettangolari con un forte bastione esterno e una doppia diga su ambedue i lati del muraglione.
La porta di Coschinù segnava la fine della zona di influenza inglese che cedeva il controllo alla Lingua di Provenza, il cui presidio era esteso sino alla successiva porta detta dell’Italia o del Caretto.

La collocazione storica
Non si hanno notizie certe sull’origine dell’edificio ma si desume da alcune caratteristiche tecnico-costruttive che parte del corpo edilizio possa appartenere all’epoca dei Cavalieri, in particolare al periodo intercorso tra il 1480 e il 1522.
Nel 1480 e nel 1481, un assedio dei turchi con feroci bombardamenti prima e il terremoto poi , devastano gran parte del patrimonio edilizio dando luogo ad un’ intensa attività di ricostruzione: la maggior parte degli edifici ancora originari è di quel periodo.
Le diverse “stratificazioni” murarie denunciano comunque una evoluzione storica, fatta di costruzioni e ricostruzioni, ampliamenti, annessioni e superfetazioni anche tardive, risalenti al dopo terremoto di metà ottocento o al periodo di fervore edilizio corrispondente al trentennio di dominazione italiana.
Tuttavia lo strato murario di fondazione, venuto alla luce durante gli scavi effettuati per liberare da un terrapieno il cortile interno, è sicuramente riconducibile all’ epoca bizantina.
Secondo i tecnici dell’Ufficio Archeologia, che hanno periodicamente visitato il cantiere durante la fase di rilevazione, nella zona di Coschinù in epoca bizantina doveva sorgere un hammam.
Le rilevazioni e gli scavi si sono conclusi senza rinvenire le vestigia del bagno turco, probabilmente giacenti ad una quota più profonda.
Ci si è certamente consolati con il ritrovamento di una mezza dozzina di palle di cannone: un testimonianza inconfutabile della bellicosa storia di Rodi !

Lo stato dei luoghi
La tipologia dell’edificio, come la gran parte dell’architettura laica rodiota, ha caratteri di derivazione occidentale tipici delle regioni meridionali del bacino del mediterraneo.
La costruzione è a due piani, con muratura portante composta da blocchi di tufo giallastro e struttura degli orizzontamenti in legno.
Anche la copertura ha la stessa consistenza materica ed è completata da uno strato isolante in terra ed un’impermeabilizzazione di bitume colato a caldo.
I blocchi di tufo hanno dimensioni variabili: mentre nella zona di imposta hanno forma irregolare e giunti a vista (epoca bizantina) in elevazione divengono gradatamente più regolari, sino a cristallizzarsi in una trama persistente fatta di blocchi aventi dimensione 50 x 22 cm, utilizzati tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo.
Il corpo di fabbrica ha disposizione planimetrica ad “elle” con giardino interno.
Sul fronte stradale principale un ingresso nobile introduce all’interno dell’edifico, che risulta accessibile anche dal vicolo retrostante attraverso un portone secondario.
Lungo il muro di cinta si rinviene anche un portale murato dal quale era possibile l’accesso diretto al cortile interno.
I due ingressi contrapposti erano originariamente collegati da un portico “passante” a quattro arcate in stretto rapporto con la corte interna.
Da qui si accedeva ai locali del piano terra adibiti a magazzino e utilizzati sino a pochi anni fa per attività commerciali legate al turismo.
Al piano superiore, abbandonato da oltre un decennio, era collocata la residenza completata da un terrazzo insistente sul portico inferiore e aperto sul cortile.
Oggi la presenza del terrazzo è solo intuibile a causa di superfetazioni che lo hanno occultato dietro un tamponamento poggiante su pilastri.
I due livelli sono collegati da una scala interna attigua all’ingresso principale e una esterna parallela al porticato che originariamente conduceva al terrazzo.

Il progetto di recupero e riuso
L’esigenza del progetto di recupero nasce da un interessante idea della committenza: far alloggiare permanentemente i turisti in città vecchia proponendo loro, a parità di comfort, uno scenario certamente più affascinante di quello offerto dalle ciclopiche strutture alberghiere disposte lungo la costa.
Un settore di pubblico abbastanza selezionato, (viste la bassa ricettività della struttura) amante delle vacanze fuori dai “circuiti turistici” convenzionali, capace di godere delle opportunità che la città medioevale offre, soprattutto nelle stagioni intermedie quando la folla dei turisti è ancora lontana.
Attualmente le strutture ricettive entro le mura sono solo due.
Il progetto di recupero e riuso, stimolato da un lato dalle ampie prospettive della committenza, ma vincolato dall’altro dal severo protettorato dell’Unesco ha assunto alcuni parametri come luogo centrale di riflessione:
– recuperare e la salvaguardare gli elementi costruttivi e decorativi più considerevoli;
– eliminare o ripensare in maniera sistematica superfetazioni volumetriche e materiche;
– dichiarare la contemporaneità dell’intervento attraverso l’utilizzo, ove possibile, di un linguaggio moderno in stretta dialettica “compositiva” con il corpus storico dell’edificio.
In particolare l’ultimo punto è stato vissuto come una “sfida” alle convezioni imposte dalle regole del restauro conservativo.
L’edifico, già abbastanza compromesso dalle plurime modificazioni, necessitava di una posizione meno intransigente che portasse ad un nuovo e ulteriore “passaggio”, frutto di un progetto razionale e organico che rispondesse alle nuove esigenze funzionali di struttura alberghiera.
Di fronte ad un cambiamento d’uso così radicale si è creduto necessario operare incisioni profonde nella struttura dell’edificio per portarlo ad una nuova forma di compiutezza architettonica.
Sui fronti esterni, più soggetti a vincoli ambientali, si è dunque pensato di operare in maniera discreta, privilegiando la messa in valore della struttura muraria esistente.
La facciata principale è completata con il ripristino del bow-window in legno sopra l’ingresso principale, disegnato secondo la tipologia tradizionale rodiota.
Sono state riproporzionate le aperture e rettificati i fili di gronda per esaltare l’effetto massivo del fronte murario. Le tracce di intonaco sono conservate e riquadrate denunciando con chiarezza il contrasto con i blocchi di tufo.
Diverso è il pensiero progettuale nei confronti dei prospetti interni; meno soggetti a vincoli e già pesantemente compromessi sul piano compositivo sono completamente ridisegnati.
Sul prospetto parallelo al fronte strada sono ricollocate e riproporzionate le aperture in coerenza funzionale e compositiva con la disposizione planimetrica interna. Sono liberati dalla pittura bianca e lasciati a vista i blocchi di tufo, con l’inserimento di un unico “inserto” in intonaco nella parte bassa vicino al porticato, per sottolineare l’ingresso alla hall.
Il secondo fronte mostra invece un “carattere” moderno sostituendo l’impropria occlusione del terrazzo con un volume in legno, pensato a listelli orizzontali, che propone con un linguaggio “contemporaneo” la tipologia del bow-window.
Nel caso specifico si è discusso molto con la committenza su quale fosse la soluzione più corretta.
In prima istanza è prevalsa una posizione “conservativa” tesa al ripristino della terrazza aperta.
Successive considerazioni, derivanti soprattutto dal mantenimento della volumetria, hanno fatto propendere per la soluzione meno conservativa ma certamente più interessante sul piano compositivo.
La distribuzione planimetrica ha privilegiato la razionalizzazione degli ambienti, organizzati per aree omogenee.
L’ingresso principale, liberato dall’orizzontamento intermedio, diviene una hall a doppia altezza nella quale si libera una passerella vetrata di servizio alla distribuzione del piano superiore.
I due ampi locali a sinistra della hall sono ricomposti in unico spazio (bar/sala da pranzo senza cucina)messo in continuità fisico spaziale con il portico e il cortile.
Questi ultimi grazie al clima mite dell’isola, diventano una vera e propria estensione a cielo aperto dello spazio collettivo.
Sulla parete destra della hall viene aperta un arcata occlusa che permette l’accesso (senza passare al cortile) all’ala destra dell’edificio.
Qui trovano subito collocazione una piccola reception e la scala di collegamento.
Attiguo alla scala è disposto l’ingresso alla prima delle cinque “suite” dell’albergo, l’unica con ingresso indipendente direttamente sul cortile.
Percorrendo le due rampe della scala si arriva al piano superiore, dove sulla destra, in analogia con il piano terra, è subito collocato l’ingresso alla seconda suite. Proseguendo invece sulla sinistra, attraverso il ponte vetrato sospeso sulla hall, si raggiungono le ultime tre suite che recuperano la notevole altezza dei locali (oltre 4.40 m) per disporsi su doppio livello accessibile da scale interne.
Le pareti delle suite, in antitesi con l’esterno, sono prevalentemente in intonaco bianco interrotto saltuariamente da campiture di pietra a vista, solo là dove rilevate particolarmente pregevoli.
Gli orizzontamenti, dotati dei necessari rinforzi strutturali, avranno ancora struttura portante e piani di calpestio in legno.
Completa il progetto la sistemazione del cortile interno, pensato come uno spazio intimo e protetto che ripercorre la tradizione dei giardini di Rodi.
Si è privilegiato un disegno geometrico della pavimentazione, completato da due terrapieni a vasca in cui sono conservate alcune pregevoli essenze, integrate con alberi da frutta.
Dalla massa volumetrica del blocco servizi fuoriesce una lama d’acqua che alimenta uno vasca a filo pavimento a cui è affiancata un panca in legno.

Per scaricare la planimetria del piano terra in PDF
clicca qui
Per scaricare la planimetria del piano primo in PDF
clicca qui
Per scaricare la planimetria del piano copertura in PDF
clicca qui
Per scaricare i prospetti in PDF
clicca qui
Per scaricare le sezioni longitudinali in PDF
clicca qui
Per scaricare le sezioni trasversali in PDF
clicca qui

Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici

Commenta questo approfondimento