Il recupero del Castello di Millesimo a Savona

Tra il XII e il XIII secolo l’economia della Val Bormida si trasforma da silvo-pastorale ad agricolo-commerciale.
A questo lento processo corrisponde un incremento del peso economico della valle, naturale tramite tra il Piemonte ed il mare. Man mano che la fisionomia economica di questo territorio si modifica i Del Carretto, già padroni del feudo, approntano una solida rete difensiva con cui sarebbe stato possibile esercitare un efficace controllo dei valichi attraverso le Langhe e della Via Romana fra Savona e Alba. Così, intorno al castello di Millesimo, voluto da Enrico II, i Del Carretto edificano quelli di Cosseria, Cengio, Roccavignale necessari per identificare un vero e proprio “quadrilatero fortificato” indispensabile per il controllo del territorio.
La costruzione del castello di Millesimo pare debba essere collocata tra il 1162 e il 1206. Dapprima semplice recinto fortificato, viene poi trasformato in modo da adempiere meglio alla funzione di dimora signorile.
Dell’impianto originario, cui probabilmente in tempi successivi sono state aggiunte l’elegante torre a picco verso il fiume e il muro interno rivolto a mezzogiorno, rimangono le pareti ovest, nord, ed est, nonché il poderoso maschio posto in corrispondenza dell’angolo nord-est; le tracce della parete a sud invece, non sono visibili a distanza.
La dimora signorile pare comprendesse tre piani. Il piano terra è costituito da un unico grande vano rettangolare coperto da una volta a botte i cui segni d’imposta sono ancor oggi visibili sul lato nord (lo stesso lato lungo il quale era ricavata l’entrata del primitivo recinto) Il vano, cui si accede da un’apertura ad arco a sesto ribassato realizzato con mattoni disposti di taglio, è illuminato mediante più aperture di dimensioni diverse ma piuttosto contenute alcune delle quali profilate verso l’interno in cotto.
Fanno eccezione quelle disposte sulla parete cinquecentesca che affaccia sullo spazio esterno fortificato dell’antica costruzione le cui dimensioni sono confrontabili con quelle delle aperture dei piani superiori.
Il piano nobile è caratterizzato sul lato dell’ingresso dalla presenza di due “finestroni” con profilature in cotto visibili anche all’esterno e provvisti di sedili laterali interni; altre aperture di dimensioni diverse – una delle quali affaccia sull’attuale cortile – danno luce a questo spazio, oggi unitario.
Il piano superiore presenta sullo stesso fronte ben sei aperture piuttosto ravvicinate e non allineate con quelle sottostanti; altre tre monofore, forse coeve, sono disposte sul lato sud.
Frutto di trasformazioni databili intorno alla prima metà del XIV secolo, alla nuova dimora – probabilmente di superficie doppia rispetto a quella visibile delimitata dalle mura – viene poi aggiunta tra la fine del XIV secolo e l’inizio del successivo la torre angolare.
L’intervento di recupero progettato da Marco Ciarlo mira innanzitutto alla ricomposizione degli spazi dell’antica dimora contenuti tra le mura ancora oggi visibili con l’obiettivo di renderli adeguati alle nuove funzioni previste in progetto, connesse all’esigenza di rafforzare il principale polo a carattere culturale e turistico della Val Bormida di cui è parte integrante il castello collegato mediante il proprio cortile con il parco di Villa Scarsella, oggi museo napoleonico.
All’interno di questo spazio recinto, all’uopo allestito, già da molti anni si svolgono manifestazioni e spettacoli teatrali di successo.
Recuperato per ospitare spazi museali e ricreativi (per spettacoli, concerti, ecc.) il rudere, convenientemente reintegrato nel rispetto del dato storico e coperto a tetto, si risolve funzionalmente in tre grandi ambienti, uno per piano, collegati da una scala sistemata poco oltre l’ingresso e posizionati nel rispetto delle quote d’imposta rilevate.
L’unitarietà in altezza dello spazio preesistente è conservata solo in corrispondenza della scala le cui rampe, insieme agli ampi pianerottoli, sono mantenuti distaccati dai muri d’ambito.
Lo studio dell’antico manufatto, condotto anche attraverso un accurato rilievo, ha dato modo di procedere con l’accortezza che il tema richiedeva senza rinunciare a quel sano pragmatismo a volte utile per andare avanti laddove altri probabilmente avrebbero “gettato la spugna”.
La conferma di ciò risiede, oltre che nelle necessarie ricostruzioni sottosquadro delle murature, nella controllata eterogeneità delle soluzioni tecniche adottate per impostare il nuovo tetto a capanna ma, soprattutto, nell’essenzialità delle soluzioni architettoniche adottate per gran parte degli elementi aggiunti, tutte affidate all’uso di elementi costruttivi semplici e di materiali a volte combinati tra loro con il solo obiettivo di suggerire la necessaria idea di leggerezza.
L’inserto moderno è articolato quanto basta per identificare più modalità di dialogo con la costruzione antica in cui, forse, la pacatezza dei toni di un commento puro e semplice al testo originario è in parte sopraffatta dall’eloquenza tecnica di alcune scelte costruttive.
Con il ricorso a tecnologie che privilegiano l’uso dell’acciaio e del legno Ciarlo realizza le nuove chiusure orizzontali, la scala, i serramenti esterni, gli arredi interni rifiutando ogni mimetismo e lasciando a vista tutte le componenti tecniche del progetto, comprese le reti impiantistiche. Anche il “pulpito” di piccole dimensioni realizzato in sostituzione della passerella aerea originariamente prevista sul lato sud a collegare gli spazi dell’anti-ca dimora con quelli del cortile interno è affidato all’uso degli stessi materiali e delle stesse modalità costruttive.

Il progetto di recupero
Il recupero del castello di Millesimo consiste nella ridefinizione dei tre ambienti, parte integrante dell’antica dimora signorile, ottenuta mediante il consolidamento delle murature perimetrali esistenti e la loro ricostruzione parziale in chiave non mimetica, la realizzazione di nuove chiusure orizzontali di base, intermedie e di copertura. I tre livelli sono collegati mediante una scala a tre rampe localizzata in prossimità dell’ingresso principale distaccata dai muri d’ambito in modo da conservare la percezione unitaria dello spazio preesistente. L’ampio vuoto centrale determinato dalla geometria d’insieme della scala contribuisce non poco a rafforzare tale percezione.
In corrispondenza degli impalcati il distacco dai muri d’ambito è soltanto simulato lasciando a vista l’ordito secondario sui lati lunghi dei vani. All’ultimo livello la dimensione longitudinale dello spazio è scandita dalle sei capriate di copertura con doppio tirante metallico e dai pilastri dei telai in acciaio posti in aderenza ai muri longitudinali necessari stabilire una nuova congruenza costruttiva tra le antiche mura lasciate a vista ovunque e il tetto.
I nuovi spazi ospitano attività culturali e ricreative e integrano quelli già disponibili: il cortile del castello e Villa Scarsella – oggi museo napoleonico – il cui parco è collegato con lo spazio recinto dell’antica dimora signorile.

Le chiusure orizzontali intermedie
Le chiusure orizzontali intermedie delimitano gli spazi del primo e del secondo livello. Realizzate nel rispetto delle quote degli impalcati preesistenti così come individuate attraverso gli elementi di rilievo delle murature, presentano un ordito in travi metalliche a profilo aperto (HEA 260) ancorate ai muri d’ambito mediante connettori metallici (diam. 20 mm.) fissati all’anima delle travi stesse e bullonati a capochiavi a vista realizzati con profilati a sezione aperta (U 120, L = 600 mm) tagliati alle estremità a coda di rondine.
Alle cinque travi principali sono saldate sei travi secondarie (HEA 140) disposte con l’anima in orizzontale in modo da consentire l’alloggiamento di un travetto in legno nella tasca superiore di risulta necessario per il fissaggio dell’impalcato in tavole di castagno (s = 50 mm).

La scala
La scala collega i tre ambienti in cui si risolve lo spazio interno. Supera gli interpiani mediante tre rampe rettilinee e pianerottoli di diversa lunghezza La struttura resistente principale è costituita da travi a ginocchio – due per rampa – realizzate con una coppia di piatti in acciaio (200×15 mm) resi solidali mediante connettori metallici (diam. 30 mm). Le travi hanno le estremità infisse ai muri d’ambito o attestate e rese solidali mediante saldatura agli elementi resistenti principali dei pianerottoli. Il collegamento tra le travi di bordo è garantito dai telai di supporto delle pedate dei gradini realizzate con tavole in legno di castagno (s = 50 mm). I telai sono distanziati dalle travi mediante nottoli fissati con brugole a scomparsa. Per il fissaggio delle tavole al sottostante elemento di supporto sono state impiegate viti a scomparsa.
I parapetti a ringhiera sono realizzati mediante montanti composti da coppie di piatti (40×8 mm) distanziati con mezzi tondi raccordati in sommità da un corrimano in acciaio e resi solidali con brugole a scomparsa. Nelle specchiature sono disposti otto correnti equidistanti (diam. 10 mm).

Il pulpito
Il “pulpito” si affaccia sul cortile del castello. E’ risolto mediante un impalcato in legno di castagno avvitato ai sottostanti telai in acciaio realizzati con profilati a sezione aperta e sostenuti da un sistema resistente principale costituito da due mensole di bordo (HEA 140) raccordate alle estremità.
Il parapetto a ringhiera, rispetto a quello delle scale interne, varia soltanto per il sistema di connessione dell’estremità inferiore dei montanti alle travi principali.

Progetto architettonico: Marco Ciarlo, Paolo Stringa
Direzione lavori: Marco Ciarlo
Collaboratori: Fabrizio Melano, Giampiero Negro
Consulenza strutturale: Federico Bertone
Calcoli statici: Giancarlo Meloni, Marco Sobrero
Tutor: Soprintendenza ai Beni Storici ed Architettonici della Regione Liguria
Progetto: 1998
Realizzazione: 1998/1999
Superficie complessiva: 1880 mq
Lotto d’intervento: 540 mq
Foto: Alberto Piovano

Bibliografia
– M. Ciarlo, Recupero del castello di Millesimo, Savona, “Almanacco di Casabella, Giovani architetti Italiani 00-01”, Milano, 2001 pp. 50 – 53.
– M. Ceriotti , Rocche di cultura, Recupero dei castelli di Roccavignale e Millesimo SV, “Costruire” n°25, febbraio 2002,
pp.62 – 65.
– Il Castello di Millesimo, “Quaderni di Area”, allegato a “Area” n° 62 maggio/giugno 2002, pp. 48 – 49.
– Recupero del Castello di Millesimo, “Allestimenti museali”, Milano, febbraio 2003, p. 80.

Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista Recuperare l’Edilizia nº 38, marzo 2004

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