Cappotto termico, distanze legali e aumento di cubatura: c’è il rischio di commettere un abuso edilizio 05/11/2024
Bonus ristrutturazioni confermato nel 2025: cosa cambia tra prima e seconda casa, scadenze e lavori ammessi 01/11/2024
Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Indice degli argomenti Toggle Quali sono le conseguenze più dannose che il cambiamento climatico può creare in un condominio?Cosa ritiene dunque sia più utile per proteggere un condominio dalle conseguenze del cambiamento climatico?Le figure professionali a cui può fare riferimento un amministratore condominiale per risolvere le varie problematicheCosa sta facendo ANACI per sensibilizzare i suoi iscritti sull’argomento? Il cambiamento climatico sta forzatamente trasformando le nostre vite e le abitudini, così come la concezione degli edifici residenziali, dalla casa monofamiliare al condominio, struttura in cui vive il 60% degli italiani. Se le costruzioni più recenti possono fare fronte alle trasformazioni e alle conseguenze – tempeste quasi tropicali, bombe d’acqua, caldo estremo –, quelle datate, realizzate in decenni in cui la questione ambientale era ancora un vago pensiero, hanno sicuramente più problemi. Basti pensare che nel nostro paese, secondo l’Osservatorio nazionale sull’innovazione nelle città a cura di Scenari Immobiliari e Dils, oltre un milione di edifici residenziali necessita di interventi innovativi. Solamente a Milano ben il 70% del costruito risale a prima degli anni Ottanta, quando le esigenze erano completamente diverse. E soprattutto adeguati all’epoca sia le strutture portanti sia gli impianti (fognature, coperture, canalizzazioni dell’acqua…). Una situazione che mette il nostro patrimonio immobiliare a rischio, in vista anche della direttiva della Comunità Europea Case Green 2030. Le trasformazioni del clima, con eventi di grande portata, possono portare dunque gravi conseguenze, diventando un potenziale pericolo anche per la sicurezza delle persone, oltre che quella delle abitazioni. Leonardo Caruso Per capire come si possa affrontare l’ormai sempre più incombente relazione tra cambiamento climatico e condominio abbiamo intervistato Leonardo Caruso, presidente ANACI Milano e vice-presidente ANACI Nazionale. Quali sono le conseguenze più dannose che il cambiamento climatico può creare in un condominio? Oggi il cambiamento del clima sta portando a situazioni sempre più drammatiche anche nel nostro paese, lo abbiamo già visto purtroppo. Basti solo pensare agli inverni caldi – l’anno scorso fino a novembre in molti condomini non sembrava necessario accendere il riscaldamento – e alle estati con tempeste e siccità. Gran parte degli edifici residenziali italiani però sono stati realizzati prima degli anni Ottanta del secolo scorso, quando le stagioni erano ancora normali e ben definite. Questo implica strutture datate, con componenti edili non adeguate: canali di gronda e pluviali di sezione troppo ridotta, pozzetti di raccolta dell’acqua sottodimensionati, sistemi fognari inadeguati… Una manutenzione preventiva regolare può aiutare ad evitare danni? La manutenzione ordinaria – che in Italia viene spesso dimenticata, purtroppo, a partire proprio dalle costruzioni più recenti – evita certamente molti pericoli. La pulizia dei canali e dei pozzetti ad esempio andrebbe fatta regolarmente in condominio, anche senza l’incombenza del cambiamento climatico. Ma queste sono azioni puntuali, la questione però è più ampia e andrebbe considerata in un’ottica più allargata. Cosa ritiene dunque sia più utile per proteggere un condominio dalle conseguenze del cambiamento climatico? Bisogna ragionare in modo diverso, considerando ogni edificio nella sua interezza sistemica. Si pensi ai recenti superbonus per il settore dell’edilizia: ci si è focalizzati esclusivamente sul contenimento energetico, senza considerare le tante altre problematiche dell’architettura italiana, in particolare se datata. I tanti cappotti posati in tutta Italia, ad esempio, non hanno minimamente tenuto conto della vetustà degli impianti presenti in facciata (gas, acqua) o degli elementi portanti di cemento armato ultradecennale che si andavano a coprire. L’analisi funzionale di struttura e impianti dovrebbe invece essere complessiva, facendo confluire in un progetto unico più aspetti tecnici. È ovvio che un lavoro di questo tipo richiede necessariamente tempistiche più lunghe – un piano a medio/lungo termine dovrebbe comprendere 10/15 anni almeno – per arrivare al risultato, ma quest’ultimo è di sicuro maggiormente sofisticato e preciso. E anche le detrazioni fiscali per il settore edile dovrebbero essere adeguate a questo nuovo corso, spalmate su periodi temporali più lunghi e di conseguenza certe e appetibili per i cittadini. Oggi molti edifici invece, pur con un nuovo involucro prestazionale, non hanno incrementato il loro valore sul mercato né la loro aspettativa di vita, proprio per via di migliorie molto limitate, che non hanno compreso, come dicevo prima, le strutture portanti o gli impianti. Quali sono le figure professionali a cui può fare riferimento un amministratore condominiale per prevenire e/o risolvere queste problematiche? Tutti i professionisti tecnici – progettisti e impiantisti – devono essere coinvolti nel processo di analisi e di miglioria di un condominio, in vista del cambiamento climatico e non solo. Ma soprattutto vanno sensibilizzati i condomini, chi abita l’architettura residenziale, affinché ogni progetto sia davvero partecipato. Purtroppo in Italia è ancora un problema culturale e temo ci vorranno molti anni, ma alcune tecnologie vengono incontro alle ritrosie delle persone. Penso al BIM (Building Information Modeling), ad esempio, che permette di creare una rappresentazione digitale tridimensionale dell’architettura, pur complessa ma forse più comprensibile a molti. Cosa sta facendo ANACI per sensibilizzare i suoi iscritti sull’argomento? La nostra associazione, la più grande nazionale, sta operando su più livelli, relazionandosi con le istituzioni (per definire normative più complete sul tema della gestione degli immobili e seguirne l’applicazione), gli ordini professionali, gli iscritti. Questi ultimi – gli amministratori di condominio – sono il nodo del futuro: stiamo lavorando affinché, con corsi di formazione e di aggiornamento, diventino competenti tecnicamente. Solo così possono prestare un servizio utile al settore ed essere riconosciuti professionalmente. Cosa che nel nostro paese non è ancora. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento