Bonus edilizi: le associazioni rivendicano la loro utilità e invocano misure stabili

Mentre il Governo è deciso a non prorogare i bonus edilizi finora attivi, le associazioni di settore ne invocano il ripristino e una stabilizzazione pluriennale, convinte della loro bontà. Ecco perché

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Bonus edilizi: le associazioni rivendicano la loro utilità e invocano misure stabili

Il tema dei bonus edilizi è quanto mai caldo. In questi giorni dal Governo sono giunti segnali inequivocabili sulla volontà di non prorogare nel 2024 il Superbonus 110%. Ma nemmeno sulle altre misure incentivanti e sulla riattivazione della cessione dei crediti pare ci siano segnali positivi. Tutt’altro.

Lo scorso 13 settembre, in occasione della seduta in aula della Camera, il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha risposto all’Interrogazione di alcuni deputati del Gruppo M5S che chiedevano lumi sulla sorte degli incentivi edilizi e auspicavano il ripristino dei bonus.

La risposta del titolare del MEF è stata in sintesi questa:

“non è intenzione del Governo procedere alla proroga delle misure relative agli interventi nelle forme finora conosciute.”

Questioni politiche a parte cosa ne pensano gli addetti ai lavori sulla questione? Ecco l’opinione di alcune associazioni di settore.

Bonus edilizi, Lo Re (Angaisa): senza è impensabile centrare i traguardi al 2030

Sulla bontà dei bonus edilizi per il settore non ha dubbi Maurizio Lo Re, presidente Angaisa, associazione nazionale commercianti articoli idrosanitari, climatizzazione pavimenti, rivestimenti ed arredobagno: «gli incentivi fiscali hanno avuto un’efficacia notevole per l’evoluzione dell’edilizia e delle filiere collegate, fin da quando sono stati introdotti dal legislatore. Bisogna ricordare che strumenti di questo tipo risalgono a molto prima del famigerato Superbonus 110%: noi distributori specializzati nel settore idrotermosanitario abbiamo lavorato in precedenza con incentivi che rispondevano di volta in volta a diverse finalità e che hanno assunto forme differenti, da detrazioni pari al 50% fino al Conto Termico. Alcuni di questi incentivi sono tuttora disponibili, anche se non stati oggetto di scontro politico».

Maurizio Lo Re, presidente Angaisa
Maurizio Lo Re

I bonus sono utili «nella misura in cui sostengono il potere d’acquisto delle famiglie e permettono loro di affidarsi a professionisti qualificati, ciò perseguendo obiettivi di politica pubblica che sarebbe altrimenti impossibile fissare», prosegue Lo Re, aggiungendo che in un quadro come quello definito dall’Unione Europea, in particolare attraverso la direttiva “Case Green”, il peso specifico degli incentivi fiscali è assolutamente elevato per tutti gli attori in gioco, dai cittadini alle imprese direttamente coinvolte. «Se l’obiettivo è decarbonizzare i consumi domestici entro il 2030, è infatti impensabile che ciò possa accadere senza una strategia di lungo termine da parte del Governo, che sia adeguatamente finanziata».

A parere dello stesso vertice Angaisa «si è parlato di bonus edilizi anche al di fuori del comparto per il cortocircuito normativo che si è verificato su cessione del credito e sconto in fattura, due meccanismi che dal 2020 hanno rafforzato notevolmente l’accesso agli incentivi da parte delle famiglie. Si è optato per una loro cancellazione, ma da parte nostra occorre fare presente che nessuno strumento si è mai rilevato tanto efficace per muovere gli interventi di riqualificazione secondo gli obiettivi fissati dalla normativa. Nella loro configurazione precedente gli incentivi sono stati determinanti per la propensione all’acquisto, che si è rivelata totalmente diversa rispetto all’effetto di una detrazione fiscale che si esaurisce in 5 o 10 anni».

Freri (Federcomated): nessuno può negare l’importanza dei bonus edilizi

A proposito di agevolazioni fiscali, interviene anche Giuseppe Freri, presidente Federcomated, la Federazione dei commercianti edili. «Ricordo che già trent’anni fa fu avviata la prima misura del 36% e fu accolta da tutto il settore edilizio, in particolare dagli artigiani, con grande soddisfazione».

Giuseppe Freri, presidente Federcomated
Giuseppe Freri

Quanto accaduto con l’avvento del Superbonus ha cambiato lo scenario: «basandoci su dati Cresme, dal 2012 fino al 2021 hanno attivato 28 miliardi all’anno. A fine 2021 i lavori di riqualificazione nella sola edilizia residenziale, sempre stimati dal Cresme, sono stati stimati raggiungere 75 miliardi di euro. In pratica si sono triplicati i profitti e di conseguenza il lavoro. Da qui la difficoltà a reperire materiali, ponteggi e altre componenti determinanti necessari a svolgere gli interventi e la lievitazione dei prezzi. L’errore è stato contare su tutto il ventaglio di bonus, dal 36% al Superbonus 110%. Ma nessuno può negare l’importanza cruciale dei bonus edilizi, che andranno sì studiati in altro modo, ma che sono necessari».

Panciroli (CNA Lombardia): bonus essenziali per un patrimonio immobiliare efficiente

Sull’utilità dei bonus edilizi per il futuro dell’edilizia e sul loro peso specifico per le imprese Paolo Panciroli, responsabile Energia e Ambiente di CNA Lombardia, chiarisce bene quanto siano importanti: «riqualificare il patrimonio immobiliare non è più una scelta, ma un obbligo richiesto da provvedimenti e direttive, l’ultima delle quali sarà quella “Case green”».

Paolo Panciroli, responsabile Energia e Ambiente di CNA Lombardia
Paolo Panciroli

La ventilata mancata di proroga del Superbonus nella prossima Legge di Bilancio costituirà, quindi «un problema, in tal senso». Ricorda come in Italia, (fonte: banca dati Enea), il 61% del patrimonio immobiliare stagna nelle classi più infime, ovvero G ed F. «Forse non è stato considerato il valore aggiunto del Superbonus in termini di PIL e occupazionali. Inoltre, serve raggiungere gli obiettivi ambientali e climatici posti dall’UE», considerando la nuova direttiva “Case green” che sarà emanata a breve, richiede che, entro il 2030, tutti gli immobili residenziali e non siano in classe energetica E e al 2033 in classe D. «Posto questo, si può ragionare sulla rimodulazione e ridefinizione dei bonus edilizi, ma non è possibile considerare la necessità di riqualificare energeticamente un parco edilizio energivoro e obsoleto».

Quello che serve – aggiunge Panciroli – è un piano industriale di lungo periodo (20/30 anni), certo, e capace di offrire garanzie di una sostenibilità finanziaria da costruire, consenta con metodo a imprese e proprietari di calendarizzare gli interventi e avere certezze in materia di interventi tanto di natura antisismica che energetica.

Come prolungare i bonus edilizi e renderli sostenibili per lo Stato

Se i bonus edilizi hanno avuto un valore determinante per il settore, ma anche per gli utenti finali, è comunque vero che essi devono essere sostenibili per lo Stato. Come riuscire, quindi, a trovare una chiave di volta vincente per tutti? Secondo Panciroli «occorre partire, innanzitutto, dalla conferma delle detrazioni fiscali, razionalizzandole e rimodulandole tra il 55 e l’80%. Serve anche prevedere la cessione del credito in particolare per le fasce sociali meno abbienti, pensando comunque alla necessità di riqualificare il patrimonio edilizio che ancora versa nelle classi F e G, pensando anche alle sfide per il 2050. Si può pensare di istituire un fondo di garanzia a livello nazionale, in alternativa alla cessione del credito o allo sconto in fattura, abbinato a un meccanismo di incentivazione come il Conto Termico o l’Ecobonus, favorendo il coinvolgimento di capitali privati». Secondo il responsabile Energia e Ambiente di CNA Lombardia può essere pensabile «l’emanazione di titoli di Stato ad hoc, oppure prevedere mutui verdi, o altre misure finalizzate allo scopo».

Federcomated, a detta del presidente Freri, sostiene la necessità di rendere strumenti strutturali, permanenti. Come già propugnato da Federcostruzioni, sostiene la richiesta di un piano decennale per i Bonus edilizi da inserire nella prossima Legge di Bilancio per rendere la riqualificazione degli edifici pubblici e privati una priorità nazionale.

Come renderli più sostenibili per lo Stato? «Partiamo dal presupposto che le misure incentivanti hanno portato un notevole contributo allo Stato».

Secondo Lo Re, la stabilità deve rappresentare l’obiettivo delle istituzioni, che al momento sono rimaste evidentemente senza una strategia per la riqualificazione energetica. «Occorre che la adottino presto, stringendo un patto morale con le imprese coinvolte e le famiglie. Soltanto con regole che restino valide per un arco temporale lungo sarà possibile trarre beneficio da nuovi investimenti e vedere un progressivo adeguamento del patrimonio immobiliare agli standard fissati dall’Unione Europea».

Ridisegnare gli incentivi fiscali, a detta del presidente Angaisa, significa ricordare le loro finalità, dunque l’impegno di realizzare la transizione energetica con tempi stringenti. «Perché ciò sia possibile serve la fiducia di professionisti e imprese, che è stata messa a repentaglio dai governi stessi, a cavallo tra la legislatura precedente e quella in corso. La vicenda dei crediti incagliati grida vendetta per l’impatto che ha avuto su professionisti che hanno dato fiducia allo Stato, hanno operato secondo le sue stesse regole e si ritrovano oggi di fronte al rischio che le loro imprese non abbiano un futuro. Allo stesso modo, le famiglie sono diffidenti rispetto alla possibilità di effettuare nuovi interventi di ristrutturazione, proprio a causa di quanto è successo». Va sanata questa ingiustizia, aggiunge, mentre si definisce un nuovo quadro di incentivi che sia compatibile con i conti pubblici. «Questa è sicuramente una responsabilità in capo al Governo, che Angaisa onora con alcune proposte. Chiediamo al Governo di concentrare gli interventi sulle famiglie a basso reddito. Va loro assicurata la possibilità di usufruire di cessione del credito e sconto in fattura». Gli incentivi (in particolare Ecobonus al 50% e 65%) vanno comunque resi strutturali per un periodo di 10 anni. «A garanzia di queste nuove regole, suggeriamo di introdurre un rigoroso sistema di asseverazione, che preveda il contributo di figure qualificate e indipendenti a copertura delle diverse fasi dei lavori». Un ruolo chiave va anche attribuito al settore del credito, per poter ritrovare un accesso rapido agli incentivi e preservare la finanza pubblica. «Il Governo dovrebbe interloquire con le banche e coinvolgerle in un patto di rinnovata fiducia. Porre dei limiti e rendere efficaci i controlli è assolutamente necessario, ma rischia di essere inutile se non si supportano adeguatamente le famiglie e ci si allontana, nei fatti, dagli obiettivi di transizione energetica verso cui tutti siamo impegnati», conclude il presidente Angaisa. 

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