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La carenza dei ponteggi in edilizia causata da intoppi burocratici irrisolti da anni, non può essere risolta dalla richiesta all’estero. È solo uno dei problemi che rischiano stop ai cantieri Indice degli argomenti: Ponteggi in edilizia: la burocrazia blocca aggiornamento e approvigionamento Carenza materie prime e personale Decreto anti frodi e nuovo decreto MiTe: rischio fermo settore La questione ponteggi in edilizia rischia di creare ulteriori intoppi alla già delicata situazione. Alla carenza di personale e del rincaro delle materie prime, si è aggiunto il problema della scarsità di strutture fondamentali per svolgere ristrutturazioni edili. Il problema legato ai ponteggi è più complicato da risolvere rispetto agli altri due bisogni, per quanto anche loro presentino complessità. Lo hanno fatto notare associazioni di settore e imprese che sono alle prese con un problema “storico”: per essere utilizzato in Italia, un ponteggio deve disporre del libretto ministeriale, rilasciato dal Ministero del Lavoro ai sensi dell’art. 131 del DLgs 81/2008. «Questo libretto ministeriale viene rilasciato per ogni tipologia di ponteggio al fabbricante che lo produce; l’autorizzazione al fabbricante è soggetta al rinnovo ogni dieci anni per verificare l’adeguatezza del ponteggio all’evoluzione del “progresso tecnico”. L’ultima lista ufficiale di produttori autorizzati è del 2014. Alcuni di questi non producono più. In questo momento, le linee guida per richiedere nuova autorizzazione non sono pubblicate», evidenzia Cecilia Hugony, amministratore delegato di Teicos Group e coordinatrice di Renovate Italy, think-tank sulle ristrutturazioni profonde degli edifici. Questo problema consegue anche l’impossibilità di approvvigionarsi all’estero di ponteggi, dove c’è invece disponibilità. Non si parla di prodotti fuorilegge, tutt’altro: si sta ragionando su ponteggi con certificazione europea EN 12810-1. Quelli, per fare solo un esempio, impiegati in Germania, Francia o Spagna. Perché in Italia no? A questo contesto è opportuno segnalare un’analisi sui ponteggi di facciata, condotta dall’Inail, in particolare sui requisiti previsti nella legislazione italiana e nelle norme tecniche europee. Il documento ha messo a confronto e valutato le differenze tra i requisiti previsti per i ponteggi di facciata nella legislazione italiana rispetto a quelli indicati nelle norme tecniche europee UNI EN. Nelle conclusioni si scrive che: Le norme UNI EN 12810 e UNI EN 12811 rappresentano ad oggi la massima espressione dell’innovazione tecnologica in materia di ponteggi in ambito europeo Rispetto ad esse, il sistema legislativo italiano vigente, nel settore dei ponteggi, risulta “datato”. Proprio le norme UNI potrebbero essere utili a “verificare l’adeguatezza del ponteggio all’evoluzione del progresso tecnico”, ai sensi del comma 5, articolo 131, del d.lgs. 81/08. Ponteggi in edilizia: la burocrazia blocca aggiornamento e approvvigionamento Sulla questione dei ponteggi in edilizia e sulla necessità di rinnovare lo stato dell’arte è stata fatta un’interrogazione parlamentare da parte delle associazioni di settore. «Da quanto è trapelato, il Governo non considera opportuna una deroga sul DLgs 81/2008 per la sicurezza sul lavoro, a fronte dei tanti incidenti registrati (nel solo 2021 sono morti 1404 lavoratori per infortuni sul lavoro, 695 dei quali sui luoghi di lavoro – nda). La stessa legge, come si sa, sovrintende sulla sicurezza dei ponteggi. «Ma non si comprende perché, come accaduto per esempio per far fronte all’emergenza Covid19 e alla necessità di un rapido approvvigionamento di mascherine, si è provveduto a richiederne all’estero, certificate sì, ma in modo differente, non si possa attuare una misura analoga nel caso dei ponteggi, che hanno registrato picchi di richiesta enormi motivati dalle tante richieste innescate dai lavori per Superbonus», rileva Hugony. Carenza materie prime e personale A destare problemi alle imprese non c’è solo il nodo ponteggi in edilizia. Perché, seppure ci si possa richiedere all’estero materiali edili oppure di trovare personale da altri settori e Paesi, anche qui le cose sono complicate, come mette in luce la stessa ad Teicos Group, realtà specializzata in interventi di riqualificazione energetica sul costruito: «l’approvvigionamento all’estero presenta complessità e costi più elevati, causati dalla mancanza di materie prime che si lamenta a livello globale. Abbiamo assistito a un rialzo dei prezzi incredibile, se pensiamo che negli ultimi anni, pre pandemia, erano rimasti sostanzialmente invariati. Acquistare all’estero implica un processo che può essere gestito da una struttura aziendale in grado di affrontare la trafila amministrativa e logistica necessaria». In Italia il numero di micro imprese è molto più alto rispetto al resto d’Europa. Nel confronto con le aziende edili UE, in Italia si contavano 2,6 addetti per impresa contro i 3,6 addetti nella media europea. Per fare un confronto in Germania se ne contano 6,3. Inoltre spesso sono imprese poco o per niente abituate a gestire relazioni commerciali all’estero. Per quanto riguarda la carenza di personale, la necessità di colmare le lacune attuali trova risposta in personale che è da formare in quanto fino a ieri non operava nel settore edile. «Per farlo occorre inserirli in gruppi di lavoro competenti e poi servirebbe un controllo di qualità rigoroso. Anche in questo caso servono imprese strutturate a farlo, gestendo la formazione teorica e pratica in modo che la forza lavoro sia preparata adeguatamente», sottolinea Hugony. Decreto anti frodi e nuovo decreto MiTe: rischio fermo settore Con la legge di Bilancio è stato confermato il decreto anti frodi. Questo ha e avrà ricadute sul settore, innanzitutto per i tempi e modi in cui è avvenuta. «Partiamo dai tempi: approvare una legge in tempi così rapidi, com’è avvenuto, in un settore complesso quanto quello edile era logico avrebbe provocato seri contraccolpi a ogni livello, finanziario, burocratico e operativo – risponde Hugony –. Avrebbe dovuto essere posto fin dall’inizio che se si stabilisce un incentivo occorre anche destinare da subito risorse adeguate a svolgere controlli e verifiche. Invece questo non è accaduto: si è avviata una misura come il Superbonus senza porre massimali e senza verifica dei costi, anziché creare condizioni chiare dall’inizio che avrebbero permesso a chi opera in modo corretto di lavorare senza interruzioni». Invece ora tutto si complica e rischia di esserlo ancor di più con l’indicazione di un nuovo decreto con ulteriori massimali e che dovrebbe essere pubblicato a febbraio. Come si legge in un documento alla Camera, in base al comma 28 della legge di bilancio 2022 per la congruità dei prezzi, occorre fare riferimento, oltre ai prezzari individuati dal decreto del Ministero dello Sviluppo economico 6 agosto 2020, anche ai valori massimi stabiliti, per talune categorie di beni, con decreto del Ministro della transizione ecologica, da adottare entro il 9 febbraio 2022. Esso potrebbe assumere pesanti contraccolpi alla categoria, mettendo persino il problema del reperimento ponteggi in edilizia in secondo piano. «Una misura di questo tipo avrebbe richiesto una pianificazione e un coinvolgimento delle associazioni di categoria, in un processo di verifica e analisi della definizione di costi e massimali. Ciò non è avvenuto. Inoltre, se questi costi vengono qualificati, cosa accade con i contratti già stipulati, per esempio, con i condomini dove la delibera condominiale prevede un determinato esborso e questo esborso deve cambiare a metà cantiere?», osserva ancora l’imprenditrice e coordinatrice di Renovate Italy. Che pone un’ulteriore considerazione: come è possibile definire, con la ricchezza e varietà del patrimonio immobiliare italiano, dei costi massimi soprattutto su interventi di riqualificazione? Pensiamo solo al sistema cappotto i cui costi cambiano sensibilmente se viene posto su una parete liscia o con presenza di balconi, per non parlare del tipo di materiale, il calcolo dei ponti termici, per cui ogni regione prevede diverse misure… «Il rischio, anche in questo caso, è di nuove indagini, riconsiderazioni di progetti e rischi di blocchi dei cantieri. Il rischio è complicare il processo per cui è stato avviato Superbonus ed ecobonus, ovvero riqualificare e fare efficienza energetica in edilizia sul patrimonio esistente». Cosa si prevede per l’edilizia nel 2022 da poco cominciato? «Per ora c’è grande dinamismo, in termini di domanda, di ordini e le imprese si stanno attrezzando per rispondere con maggiore rapidità ed efficacia rispetto all’anno scorso, quando si è stati presi un po’ alla sprovvista dall’improvvisa impennata dei prezzi e di richieste lavori – conclude Hugony –. Molto ora dipenderà dagli esiti dei provvedimenti normativi, specie dal decreto del 9 febbraio, che potrebbero creare ulteriori rallentamenti. In più si spera si potranno risolvere le questioni legate alle misure di isolamento termico e agli spessori degli isolanti, in grado di sollevare problemi di violazione degli indici urbanistici, relativi alla zona omogenea in cui l’immobile ricade». 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