Materie plastiche e norme tecniche

Inizialmente, la plastica è stata considerata un succedaneo di alcuni dei principali materiali tradizionali, dalla pelle al legno, venendo classificata spesso (e malvolentieri, dagli operatori del settore) come finta-pelle o fintolegno.
Con il passare degli anni, però, i diversi polimeri e le loro leghe hanno conquistato sempre più spazio, in tantissime, sempre crescenti applicazioni non soltanto di uso comune ma anche in quelle per le quali si chiedono
prestazioni tecniche e funzionali tipiche degli acciai, del vetro ecc..
Una recente campagna pubblicitaria, apparsa sui principali quotidiani italiani, ha posto ai lettori una domanda dalla risposta univoca: che cosa sarebbe del mondo moderno senza le materie plastiche?
In un quadro d’insieme così ampio e complesso, gli utenti dei semilavorati e dei prodotti finiti in materie plastiche e i consumatori finali, privati e pubblici, hanno potuto avere
dall’attività normativa di UNIPLAST – ente federato all’UNI – quei riferimenti prestazionali univoci essenziali per valutare, verificare e confrontare le caratteristiche dei principali manufatti.
Così la storia e lo sviluppo di UNIPLAST ha coinciso, dagli anni ’50 a oggi, con il crescente numero di applicazioni della plastica, nei vari comparti merceologici.
Per far fronte alle richieste pervenute col passar degli anni da produttori e utenti, l’attività di UNIPLAST si è articolata in un numero sempre più grande di sottocommissioni specialistiche, che hanno operato con l’apporto di tecnici ed esperti aziendali e, spesso, dei
funzionari di enti e autorità utenti finali, che hanno contribuito, su base volontaristica, all’attività normativa con il coordinamento della direzione di UNIPLAST.
In questo dossier si è cercato di fornire al lettore una panoramica significativa, anche se non del tutto esaustiva, sull’attività dell’ente grazie all’apporto redazionale di alcuni dei responsabili di alcune sottocommissioni, dando in diversi casi riferimenti alla normativa internazionale, sviluppata in sede CEN e/o
ISO, che molte volte è all’origine delle norme italiane ma richiamando l’attenzione anche sulle originalità dei lavori di UNIPLAST, in ambiti in cui il nostro Paese si è finora dimostrato più sensibile alle finalità normative.
Va citato, in proposito, l’esempio della serie di norme UNI che classifica le cosiddette materie prime secondarie, derivanti dal recupero e riciclo delle materie plastiche postconsumo, fornendo così all’industria quei riferimenti
tecnici che risultano essenziali per definire le caratteristiche e le prestazioni dei materiali che affrontano una “seconda vita” consentendo un risparmio di materie prime vergini.
In conclusione va anche fatto un accenno al fatto che, purtroppo, molti utenti intermedi non conoscono (o preferiscono non conoscere?) le norme e questo penalizza sia l’impiego dei materiali e dei manufatti plastici, sia l’utenza finale che, quasi sempre a sua insaputa, ha a disposizione prodotti che non rispondono
alle norme tecniche elaborate da UNIPLAST e, di conseguenza, non offrono garanzie di uso e durata al momento del loro impiego.

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