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Ponte in legno a Barberino del Mugello

Habitat Legno ha realizzato molti ponti, sia pedonali (passerelle) sia stradali. Tale pratica ha portato a raffinare la progettazione e le tecniche esecutive, ma soprattutto ad incrementare un patrimonio di conoscenza ed esperienza, anche con la ricerca sperimentale di laboratorio, al quale può attingere il professionista o l’ente che necessita di progettare tale tipo di manufatti. Il ponte, che da un punto di vista semantico deriva dal latino pontificare ovvero “pontes facere”, è fra i manufatti quello più ambito proprio per la sua complessità progettuale.
Unire due sponde, o superare con un sol gesto un avvallamento o un dirupo, è operazione carica di significati e che, in un certo senso, misura la capacità tecnologica aggiunta. L’impiego del legno in questi manufatti è “primordiale”. In origine, la prima soluzione fu mettere un tronco d’albero per raggiungere l’altra sponda di un corso d’acqua. Da allora sono state sfruttate le caratteristiche di resistenza a trazione e leggerezza del legno che, sebbene siano un indubbio vantaggio per ciò che riguarda il peso proprio, sono diventate un problema nel caso di sollecitazioni dovute al vento.
I ponti in legno, superata una certa luce, devono, infatti, principalmente fare i conti con le sollecitazioni dovute al vento, piuttosto che con i sovraccarichi accidentali o sismici. E’ il caso dell’imponente ponte recentemente posato in opera dall’Habitat Legno a Barberino del Mugello.

Problemi e soluzioni
Con ben 72 metri di luce libera, questo ponte rappresenta la più lunga struttura mai realizzata in Italia e una delle più significative del settore anche a livello europeo. In tale opera, per meglio risolvere i problemi legati alle correnti eoliche, per la prima volta in Italia si è ricorsi alla sperimentazione nella galleria del vento del Dipartimento di meccanica del Politecnico di Milano. Eseguiti i vari modelli significativi per la sperimentazione, si è potuto ricorrere, su indicazione dello sperimentatore prof. Ing. Alberto Zasso, dell’ing. Pedrazzi e dell’ufficio tecnico dell’Habitat Legno, ad alcuni importanti correttivi sia per ridurre gli effetti del vento, sia per risolvere il drammatico problema delle oscillazioni dinamiche, cui le passerelle lignee sono particolarmente vulnerabili se non opportunamente irrigidite.
L’altro tema, su cui si incentra l’attenzione progettuale e tecnologica per i ponti in legno, è quello della durabilità. Tali manufatti sono, infatti, particolarmente esposti all’acqua non solo meteorica, ma anche all’inevitabile umidità del luogo, oltre che ai raggi ultravioletti, entrambi nemici del legno. Perciò grande deve essere l’attenzione per eliminare ogni possibile ristagno d’acqua o presenza di umidità. La pareti più vulnerabili devono essere adeguatamente protette sia con sistemi attivi (scossaline, trattamenti non solo superficiali, impiego di specie legnose più durevoli), sia in modo passivo (elementi di sacrificio, componenti facilmente sostituibili in caso di fuori – servizio), sia con costante e programmata azione manutentiva, sempre più cogente per l’allungamento della vita utile dei manufatti. Il controllo dell’interfaccia dei diversi materiali, soprattutto in ambiente difficile, e la predisposizione di regole costruttive in sintonia con l’Eurocodice 5 – soprattutto nelle appendici che riguardano i ponti – sono temi da sempre in approfondimento e in sperimentazione dell’ufficio tecnico dell’azienda.

La realizzazione di questo ponte va ad aggiungersi al patrimonio conoscitivo e di esperienza accumulato da Habitat Legno nella sua quasi trentennale attività, nella quale ogni opera per complessità del progetto e ricerca delle soluzioni adottate nell’esecuzione rappresenta un esempio di buon costruire a disposizione dei progettisti che si occupano di progettazione di manufatti in legno.

Per informazioni sui prodotti di Habitat Legno: www.habitatlegno.it

Fonte
doc. Habitat Legno

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