Il Parco Archeologico di Laus Pompeia

Tutela, valorizzazione e promozione sono gli obiettivi del progetto che intende restituire alla collettività le testimonianze archeologiche, monumentali e documentali delle antiche vicende dell’attuale Lodi Vecchio. L’iniziativa, finanziata dal ministero dei Beni e delle Attività Culturali, porta la firma dello studio milanese FaseModus

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Il Parco Archeologico di Laus Pompeia visto dall’alto
Il Parco Archeologico di Laus Pompeia

Il progetto del Parco Archeologico di Laus Pompeia a Lodi Vecchio, vicino a Lodi, è l’ultima fase di un processo di costruzione di luoghi avviato da oltre mezzo secolo: dai primi scavi degli Anni ’50 alla condivisione, da parte della cittadinanza, del valore che nel tempo il Parco ha assunto per dare forma alla città. 

L’area del Parco Archeologico rappresenta quindi il trait d’union tra Lodi Vecchio e i siti legati alla sua memoria.

Nella proposta dello Studio FaseModus si incrociano i temi della tutela, della valorizzazione e della promozione, con l’obiettivo di restituire alla collettività, all’interno di uno spazio aperto fruibile, larga parte delle testimonianze archeologiche, monumentali e documentali delle complesse vicende passate.

Si tratta di un intervento di rigenerazione promosso dal comune di Lodi Vecchio e finanziato dal ministero dei Beni e delle Attività Culturali nel quadro del piano strategico “Grandi Progetti Beni Culturali”, che integra temi che vanno dall’ambiente al recupero del patrimonio testimoniale al design biofilico.

La storia di Laus Pompeia

La storia di Laus Pompeia, centro probabilmente di origine celtica, è quella di un fiorente municipium romano e importante insediamento nel primo medioevo distrutto per ben due volte dai Milanesi – nel 1111 e nel 1158 – per essere poi oggetto di un capillare spoglio per la costruzione della nuova Lodi.

Il Parco Archeologico visto dall’esterno

Laus Pompeia, al centro della provincia di Lodi, è all’interno di una fitta trama di memorie e percorsi che legano il sito dal punto di vista ambientale, della mobilità dolce e dei percorsi turistico-culturali a una vasta area che dal nord dell’area metropolitana milanese arriva fino al Po: numerosi percorsi cicloturistici in sede propria o su strade bianche trovano come punto di recapito il Parco Archeologico che, con la Basilica romana di San Bassiano e il complesso museale di Corte Bassa, costituiscono una importante polarità turistico-culturale.

Oltre a ricoprire un ruolo centrale nella geografia del territorio lodigiano tra due corridoi ambientali di rilevanza regionale che si sviluppano lungo i fiumi Lambro e Adda, il sito archeologico rappresenta uno dei punti nevralgici nel panorama culturale della zona rappresentando la porta d’ingresso di un sistema museale più ampio, composto da siti archeologici, edifici storici e musei, integrati in un circuito unitario che lo collega alla città di Lodi.

La situazione attuale

L’area del Parco si sviluppa su una superficie di circa 15mila metri quadrati, sulla quale sono presenti tre edifici posti in prossimità degli scavi archeologici della basilica di Santa Maria, che ne occupano una superficie di circa duemila.

La cascina originaria del Parco Archeologico di Laus Pompeia
La cascina originaria

Il primo immobile – ultimato negli anni scorsi da FaseModus – è ricavato dal riuso di una antica stalla che mantiene intatti i propri caratteri formali e materiali e ospita il Museo Archeologico disposto su due piani, per una superficie complessiva di circa mille metri quadrati.

Il secondo, il Conventino, posto a ovest, è stato oggetto di interventi di risanamento conservativo ultimati nel 2007 e ospita oggi mostre temporanee ed eventi culturali.

Il terzo immobile – probabilmente antica sede del vescovado come testimoniato da tracce di uno stemma cardinalizio sul fronte principale – è attestato sulla colonna absidale della Basilica: usata come casa padronale del complesso cascinale di Corte Bassa, è attualmente in avanzato stato di degrado e sarà oggetto di riqualificazione insieme ai ruderi dei rustici superstiti.

L’ampio spazio aperto a sud, infine, si presenta come un’area incolta con alcuni accumuli di terreno e una leggera depressione occupata da bassa vegetazione spontanea.

La ricostruzione della natura

La ricostruzione della natura ha un ruolo chiave nel rapporto con il paesaggio offerto dalle vestigia del luogo: le tracce e i manufatti dell’uomo che qui si sono sovrapposti, con l’introduzione della natura nelle cifre del progetto, acquisiscono un’ulteriore, vitale, dimensione temporale che è quella propria dei cicli della natura.

Il Parco Archeologico visto dall’esterno
Il Parco Archeologico visto dall’esterno

Per non cancellare questi molteplici segni, il progetto ha previsto interventi minimi: non si costruiscono volumi, ma si introducono punti di vista privilegiati in grado di condizionare e orientare la visione per costruire la narrazione del luogo, con un atteggiamento progettuale che ha la dimensione dell’allestimento in un territorio intermedio tra l’architettura e il design.

Il Parco Archeologico

Il Parco, con una nuova area verde urbana e percorsi tangenti agli scavi e ai reperti, costituisce il tessuto connettivo del complesso dei servizi esistenti e di quelli all’interno della casa padronale.

La dimensione culturale dell’intervento sviluppa la narrazione di Laus Pompeia attorno ai reperti, agli scavi e al percorso museale e partecipa al sistema dei luoghi centrali della città attraverso piazza S.Maria.

Il fronte esterno del museo nel Parco Archeologico di Laus Pompeia
Il fronte esterno del museo

Superato l’ingresso, nello spazio aperto verde accessibile dal profondo portico della stalla-biblioteca, il percorso si arricchisce di ulteriori visioni “sul campo” in corrispondenza delle fondamenta della Basilica e dei ritrovamenti delle ultime campagne di scavi, tra cui i suggestivi resti di una strada romana urbana, con il suo sistema interrato di smaltimento delle acque.

Tangente a questi elementi e resti archeologici “parlanti”, un percorso attestato sul fronte meridionale della casa padronale e lungo gli scavi, collega il Conventino agli spazi aperti densi di segni e di memorie.

Oltre le case coloniche, verso l’aia e la campagna, gli interventi si fanno più diradati in un dialogo serrato con la campagna circostante, l’acqua e la vicina Basilica Romanica di San Bassiano.

Il significato di questo spazio ne connota i caratteri: un brano di campagna che anticipa i luoghi della memoria di Laus Pompeia e che quindi può essere usato come luogo di gioco, di osservazione, di sosta.

I segni tangibili della storia sono il fondale di usi più legati al tempo libero e alla partecipazione alla natura: un parco “per i piedi”, percorribile nei modi più liberi piuttosto che un giardino destinato allo sguardo.

Gli elementi del progetto

Elementi come clima, aria, suolo e acqua entrano a far parte del progetto come materia costitutiva delle scelte, tutte impostate esclusivamente su criteri di sostenibilità a più livelli, e che vogliono rappresentare un modello a cui attingere anche per futuri interventi.

Le azioni previste sono indirizzate verso l’autosufficienza dal punto di vista energetico e mirano a contribuire alla riduzione delle emissioni in atmosfera.

Il fronte esterno del museo del Parco Archeologico di Laus Pompeia
Il fronte esterno del museo

Sono pertanto previste essenze autoctone per valorizzare le specificità del territorio, piante mellifere per sostenere le preziose api, mentre nelle attività di manutenzione non verranno impiegate sostanze chimiche; verranno realizzate pavimentazioni drenanti e creati rain garden per la corretta gestione delle acque piovane. La vegetazione igrofila avrà un’alta capacità di depurazione delle acque, mentre l’illuminazione punterà alla riduzione dei consumi energetici. Gli elementi di arredo saranno in materiale riciclato e riciclabile.

L’intervento è interpretato in chiave biofilica, in modo da garantire il benessere psicofisico degli utilizzatori: luce, colori, materiali e patterns naturali caratterizzeranno i nuovi ambienti, per garantire alla collettività una maggiore sensazione di benessere e creatività.

Le differenti funzioni del verde

La vegetazione è organizzata in base alle funzioni dello spazio aperto, per cui sono previsti il verde di margine, che media il rapporto con lo spazio della sosta e il parco, il verde di filtro, sviluppato lungo il lato est dove si affacciano le residenze, il verde idrofilo, distribuito lungo la roggia Dentina, i green dots – punti focali- distribuiti nel parco, il green field – lo spazio verde libero – con la funzione di unire e legare tutti gli elementi del parco e, infine, il verde d’ombra lungo le ciclovie.

Il progetto prevede di impiegare materiali ecocompatibili e naturali con criteri di selezione in base alla loro atossicità nell’intero ciclo di vita (quindi nelle fasi di produzione, utilizzo, dismissione), con attenzione ai prodotti innovativi, nel rispetto dei principi dell’economia circolare.

Lo spazio aperto

Lo spazio aperto, la parte più rilevante dell’intervento per estensione, ha il ruolo di collocare gli immobili e connetterli in un unitario sistema fruitivo. Saranno presenti punti di osservazione privilegiati che, grazie anche alla realtà aumentata, permetteranno di traguardare lo skyline nello spazio dell’aspetto ricostruito della città romana (il foro, il teatro e l’anfiteatro) e di quella medievale (la basilica).

La narrazione avverrà attraverso apparati didascalici integrati nell’allestimento del Parco legati ai resti visibili e alle ricostruzioni materiali, alla complessa vicenda dei luoghi.

Gli scavi della Basilica, percorribili, potranno ospitare rappresentazioni e spettacoli integrando il fronte di scavo con spalti in erba.

La casa padronale e i rustici

Il valore testimoniale della casa padronale e della colonna absidale hanno indirizzato la progettazione verso un atteggiamento che chiarisce il nuovo ruolo conferito all’immobile, senza intaccarne gli elementi costruttivi connotanti.

L’intervento si identifica come restauro dei brani di pregio unito a risanamento conservativo e ristrutturazione atti a salvaguardare la consistenza e la forma dei volumi principali da coniugarsi a un adeguamento tecnologico consono alle nuove attività per le quali si predispone l’immobile.

Il Parco Archeologico di Laus Pompeia
L’interno del museo

Il tema dei collegamenti verticali diventa rilevante funzionalmente e risolto attraverso l’introduzione di un elemento leggibile nel contesto dei ruderi. La soluzione proposta prevede la giustapposizione delle rampe alla struttura principale all’interno del sedime delle case coloniche. La sua natura di “volume vuoto”, affiancato ai pieni delle case coloniche e della Casa Padronale, condivide l’attitudine architettonica già introdotta nell’edificio della stalla-museo: per materiali e per rapporto con l’esistente, l’intervento nella sua leggerezza è un innesto minimo, seppur non mimetico, nei rapporti con le murature circostanti.

La lettura del contesto e il programma d’intervento si coniugano ulteriormente nell’intervento sullo spazio derivato dalle murature superstiti delle case coloniche. Le “stanze” a cielo aperto formate dalle murature principali saranno percorribili fisicamente e percettivamente in più direzioni, conferendo a questi spazi grande versatilità.

Una lenta rampa pedonale attraversa questi spazi costruiti con la funzione primaria di collegamento verticale alternativo alle scale e consolidamento delle murature. Il suo andamento è però tale da offrire uno spostamento significativo dei punti di vista sul parco archeologico: una promenade architucturale che modifica i meccanismi percettivi e i consueti rapporti tra l’osservatore e i reperti.

Il risanamento dei locali

È previsto il risanamento dei locali interni attraverso interventi di isolamento e ripristino delle murature e delle strutture verticali esistenti in mattoni cotti pieni per ovviare agli effetti derivanti dalle risalite capillari dell’umidità.

I solai verranno consolidati riproponendo l’originale schema statico e utilizzando elementi lignei, ove possibile recuperati dalle preesistenze, e integrati da assiti ed elementi collaboranti tali da conferire le adeguate prestazioni antisismiche a tutto il manufatto.

 La biblioteca del Parco Archeologico di Laus Pompeia
La biblioteca

Ai piani terra e primo è prevista l’integrazione delle murature esistenti con un paramento in pannelli di pura cellulosa e gesso, a formare una camera d’aria e inserire uno strato coibente in fibre vegetali.

Delle strutture che verranno conservate si punterà alla valorizzazione delle caratteristiche superficiali esistenti: dalle stratificazioni di intonaco e finiture di diverse epoche alle sovrapposizioni di metodologie costruttive delle cortine murarie, dal recupero della “Colonna Romana” al riordino dei resti di strutture in muratura sul fronte meridionale.


FaseModus

Fondato nel 2015 a Milano dall’architetto e ingegnere Luca Bucci e dall’architetto Stefano Cellerino, FaseModus è uno studio di progettazione la cui attività spazia dalla pianificazione territoriale alla corporate architecture, dalla progettazione degli spazi pubblici a quelli per il lavoro, dai luoghi per la cultura a quelli per la residenza. Tra i clienti con cui lo studio ha lavorato di recente figurano Olio Carli, Redesco Italia, Ipg Italia, All Green Gdo, Enel, Harley Davidson e numerosi altri.

Scheda progetto Parco Archeologico di Laus Pompeia

  • Località: Lodi Vecchio, Lodi
  • Committente: Comune di Lodi Vecchio
  • Progettazione: FaseModus
  • Team di progetto: Gianluca Mete; Metaheritage (multimedialità); Studio Giuriani (strutture storiche); Matlab (divisione di FaseModus); Elisabetta Tonali (paesaggio e sostenibilità)
  • Superficie area: 15.000 mq
  • Finanziamento: ministero dei Beni e delle Attività Culturali
  • Immagini e render: Studio FaseModus
  • Anno di realizzazione: in corso



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