Hq Sandvik, progettare con il sole e la luce naturale

Giuseppe Tortato, fondatore dell’omonimo studio, spiega il progetto della sede italiana del gruppo svedese all’interno del campus Forgiatura nella zona nord di Milano. Un edificio poliformo, di dieci lati, con grandi pareti vetrate, fasce marcapiano e frangisole

a cura di Pietro Mezzi

Nuova sede italiana Hq Sandvik, progetto di Giuseppe Tortato

Indice degli argomenti:

Progettare con il sole. È uno dei mantra di Giuseppe Tortato, fondatore dello Studio Giuseppe Tortato Architetti, che nelle sue realizzazioni cerca sempre di creare architetture capaci di rapportarsi con l’irraggiamento e l’illuminazione solare in termini di guadagno energetico e benessere delle persone.

Principi impiegati anche nella progettazione della nuova sede italiana del Gruppo Sandvik, la multinazionale svedese che produce utensili da taglio, acciai speciali e macchine e attrezzature per l’industria estrattiva.

Il contesto urbano e l’architettura

Dal marzo dello scorso anno Sandvik Italia ha il suo headquarter a Milano, in zona Certosa, nell’area nord ovest del capoluogo. Un brano di città formato da vecchie fabbriche, oggi abbandonate, frutto della deindustrializzazione della metropoli lombarda.

Il complesso, compatto ed elegante, si inserisce nel contesto del campus Forgiatura, oggetto anni fa di un importante intervento di rigenerazione urbana (il nome deriva dall’attività di forgiatura di acciai speciali esportati in tutti il mondo; nda).

Il quartier generale di Sandvik Italia a Milano
L’architettura si adatta all’orientamento solare

Il nuovo edificio sfrutta gli orientamenti del lotto in modo imprevedibile, scelta questa che conferisce un carattere personale alla realizzazione. Le forme spigolose del fabbricato, esaltate anche dalle fasce marcapiano e dai frangisole, amplificano gli affacci e gli scorci prospettici.

Progettare con il sole

L’utilizzo della luce solare e lo sfruttamento dell’orientamento dell’edificio quali componenti della progettazione sono principi che accompagnano le costruzioni umane da migliaia di anni.

I frangisole che caratterizzano quartier generale di Sandvik Italia a Milano
I frangisole sono una componente architettonica e funzionale dell’edificio

La sfida però è sviluppare un approccio di questo tipo nel contesto urbano attuale, in cui i vincoli intrinseci e gli impedimenti burocratici non si conciliano con la realizzazione di edifici che adottano i principi di sostenibilità derivanti da un sapere millenario.

Le caratteristiche dell’area

L’area di progetto, marginale al più vasto intervento della Forgiatura, ha offerto la possibilità di completare con l’ottavo edificio, denominato Arcadia, la rigenerazione urbana di un’area industriale divenuta un esempio nel panorama milanese.

la nuova sede di Sandvik a Milano
Sullo sfondo la nuova sede di Sandvik; in primo piano, in basso, la presenza di vecchi manufatti industriali

Il lotto di terreno, molto rigido dal punto di vista dell’esposizione solare, prevalentemente nord-est, e la necessità di costruire in aderenza al complesso esistente, hanno rappresentato dei forti vincoli alla progettazione: l’utilizzo della luce solare e lo sfruttamento dell’orientamento del fabbricato hanno invece portato alla realizzazione di un edificio polimorfo, di ben dieci lati, che ha forzato la conformazione del lotto e offerto un’esperienza appagante ai fruitori degli spazi lavorativi, sviluppati secondo principi di sostenibilità e di wellbeing, che rimettono al centro del costruito il benessere delle persone.

Il disegno della pianta

La pianta è molto articolata e ricorda il tipico disegno di un fulmine. Il disegno varia a ogni piano, con lo scopo di moltiplicare gli affacci e gli scorci prospettici sul lato strada, per creare invece dei patii spigolosi nel lato in aderenza verso il muro della Forgiatura.

Interno uffici quartier generale di Sandvik Italia a Milano
Ciascun piano ha colori e finiture proprie

L’edificio si sviluppa su pilotis, con il piano terra in parte libero, attorno a uno spazio verde dominato da un’alberatura con alcuni rampicanti sul lato strada, e in parte occupato da ambienti che ospitano, oltre alla reception, alcuni funzioni fondamentali della società.

Gli ambienti del quartier generale

Il Coromant Center è sicuramente l’ambiente più particolare. Si tratta di una showroom in cui sono presenti alcuni macchinari di grandi dimensioni che utilizzano utensili prodotti dall’azienda: le macchine vengono sostituite periodicamente e messe dimostrativamente in funzione live, con la possibilità di partecipare alle presentazioni da tutto il mondo via web. Disporre di un ambiente di questo tipo era una esplicita esigenza dell’azienda (al piano terra si trovano anche delle aule e una sala polivalente).

Per rispondere alle richieste della società, a cantiere già avviato, è stato necessario rinforzare fondazioni e solai per alloggiare i macchinari e si è reso necessario l’intervento di uno specialista del Politecnico di Milano per mitigare l’impatto acustico e delle vibrazioni attraverso la desolidarizzazione della pavimentazione.

La sequenza dei piani

Il piano primo è di maggiori dimensioni e accoglie gli uffici di Coromant, caratterizzati dal mix elegante di pavimentazione tessile con disegno minimalista grigio medio, arredi bianchi e pareti vetrate con finiture e ferramenta nera.

Il piano, in aderenza al muro di confine dell’edificio Meccanica della Forgiatura, in origine avrebbe dovuto avere un lato totalmente cieco: un vincolo che è stato invece risolto con la creazione di un grande lucernario, mentre dal lato strada gli uffici si affacciano su una sinuosa tettoia trattata a verde pensile, che fa da scenografia agli uffici.

Vista dall’alto dell’oblò nella sede di Sandvik Italia a Milano
Vista dall’alto dell’oblò e del grigliato di protezione dal sole

La mancanza di luce naturale è stata appunto risolta dal grande oblò di oltre tre metri diametro, che porta luce all’intero piano e stupisce per la sua forma tonda e regolare, che si inserisce tra quelle spigolose del fabbricato.

Lo stesso lucernario diventa invece il fulcro visivo per i piani soprastanti e soprattutto per l’ampia terrazza con il verde pensile del piano secondo che lo accoglie e su cui si aprono gli uffici di Dormer Pramet, altro brand di Sandvik. Gli uffici sono arredati secondo le linee guida aziendali nei colori bianco, nero, grigio chiaro e arancione.

Interno uffici quartier generale di Sandvik Italia a Milano

Quest’ultimo colore è stato utilizzato nei phone booth e in alcune pareti delle aree relax, creando delle fasce verticali da pavimento a soffitto (del tipo codice a barre), in modo da creare degli accenti di colore.

La terrazza, ricavata tra il muro della Meccanica e il nuovo headquarter, è pensata come una tasca tra gli edifici, consentendo di catturare al meglio la luce naturale, per portarla all’interno degli ambienti di lavoro.

Sulla terrazza si affaccia anche il secondo piano, dedicato agli uffici del brand Dormer Pramet.

Il terzo e ultimo piano, occupato dagli uffici della casa madre Sandvik, è quello più luminoso e vetrato, e possiede una vista suggestiva sull’intero campus della Forgiatura, fino alla cosiddetta Astronave, che svetta sulla palazzina uffici.

Ogni piano ha caratteristiche, ambientazioni, colori e organizzazione degli spazi differenti, per rendere l’edificio una continua scoperta, sia per gli utenti che per i visitatori.

Un cortile del complesso di Sandvik Italia
Un cortile del complesso di Sandvik Italia

Caratteristica comune ai piani dal primo al terzo è la presenza di spazi informali all’aperto: terrazzi a verde che circondano gli ambienti lavorativi.

Lo Human Centric Lighting

Per la progettazione degli spazi lavorativi interni e per la progettazione illuminotecnica, si è fatto riferimento ai principi dello Human Centric Lighting, con cui si studiano le modalità e gli strumenti per consentire l’illuminazione più corretta a ogni ora del giorno.

Parla il progettista

Arch. Giuseppe Tortato, fondatore dell’omonimo studioL’impronta bioclimatica di Giuseppe Tortato si forma negli Stati Uniti, alla scuola dell’architetto Paolo Soleri.

Con lui affrontiamo il tema della progettazione con il clima applicata al caso Sandvik, cultura ancora troppo poco presente tra i professionisti e tra i tecnici dei comuni italiani.

«L’approccio bioclimatico può essere perseguito anche in contesti non facili come quello della Forgiatura – dice Tortato -. Per farlo dobbiamo incunearci in ogni minima piega normativa e abbandonare la prassi progettuale consolidata, quella che si innamora delle forme, ma trascura ancora oggi, nonostante tutto, l’importanza della progettazione consapevole dell’energia. Per me è sempre prioritario creare un rapporto tra l’edificio che si progetta e l’illuminazione naturale. Un rapporto che varia in relazione al sito: dove possibile possiamo immaginare edifici dalle forme morbide oppure, come nel caso Sandvik, a fabbricati dalle forme nette e decise, come peraltro è stato fatto per il complesso della Forgiatura».

In effetti, la relazione tra il nuovo edificio e il sito lo si nota soprattutto leggendo la pianta del complesso.

«Il quartiere generale di Sandvik – aggiunge l’architetto – ha una forma irregolare, ma dalla sua semplice osservazione non si riesce a cogliere l’analisi complessiva che è stata compiuta per dar vita ad ambienti differenziati. Non si è trattato di portare, in modo democratico, la luce in tutti gli spazi, ma di creare ambienti non banali, interessanti, mutevoli, vivibili».

Si spiega così la creazione al primo piano dell’edificio di un grande lucernario dalla forma circolare che, in un ambiente che avrebbe dovuto rimanere cieco, oggi offre una luce zenitale che illumina l’intero piano. La scelta invece di articolare la facciata sul fronte est, oltre a garantire luce per l’intero giorno, ha permesso di realizzare volumi e visuali inizialmente non immaginabili.

Il grande oblò che caratterizza il quartier generale di Sandvik Italia a Milano
Il grande oblò offre luce ai piani sottostanti

«Abbiamo tenuto anche conto della luce riflessa prodotta dalle facciate degli edifici vicini. Lo studio della luce è tema complesso, che necessita competenze specialistiche».

Luce e sole per Tortato sono i componenti di partenza di una progettazione non banale e non tradizionale. Il sole è vita, ma spesso dal sole bisogna anche sapersi riparare.

«Certo. Occorre valutare tutti gli aspetti dell’irraggiamento solare. Ecco che entrano in gioco i principi della progettazione passiva: gli aggetti, le schermature fisse, non quelle meccanizzate però, le prestazioni energetiche delle facciate dell’edificio. L’esito finale è un mix tra esigenze estetiche, tecniche ed economiche».

È sulla base di questi concetti che la nuova sede di Sandvik ha scelto di aprirsi alla luce.

«Ma non è sempre così – aggiunge l’architetto -. In altri contesti ad esempio lavoriamo all’opposto: chiudendoci, organizzando l’edificio con spesse murature e poche aperture. Dipende insomma dai luoghi e dalle loro caratteristiche naturali».

Questo è l’approccio tecnico e culturale che Tortato esprime nelle sue opere, che gli derivano certo dalla scuola americana di Soleri, ma anche dall’osservazione della natura e dell’architettura millenaria degli antichi.

«Chi sono i miei maestri? Potrei rispondere il nido delle tèrmiti, i veri architetti del regno animale, o anche l’architettura greca, quella romana e quella ancora dei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente. Il maestro che prediligo è la natura, ma se devo fare dei nomi, oltre a Soleri, sono anche affascinato dagli studi scientifici di Mario Grosso del Politecnico di Torino, che conduce ricerche sul ruolo dei camini nei paesi nordafricani. Mi piacerebbe poter lavorare con lui per riuscire a proporre anche qui edifici con meno impianti e più natura. Purtroppo, siamo diventati succubi dell’impiantistica, ce n’è troppa e nel tempo ha acquisito sempre più peso nel valore economico del prodotto edilizio. Sostengo invece l’idea di progettare e costruire secondo principi naturali, bioclimatici, fin dall’inizio del processo. Una casa fatta bene ha una durata illimitata, non così sarà per un fabbricato con una forte componente impiantistica».

Rigenerare per innesti

L’altro tema che appassiona Tortato è la rigenerazione urbana. E anche qui l’architetto manifesta un approccio originale.

«Sono poco incline ad abbattere ciò che esiste. Preferisco, per rispetto della storia degli edifici e dei luoghi, proporre degli innesti. Sono più portato ad aggiungere che, come avviene in modo alle volte arrogante, a sostituire».

È con questo approccio quasi filosofico che l’architetto ha avviato anni fa il recupero degli spazi e degli immobili del campus Forgiatura: un intervento quasi del tutto completato, che potrebbe avere ancora un piccolo sviluppo attraverso l’acquisizione di un lotto di terreno, limitrofo all’ex sede.


Studio Giuseppe Tortato Architetti

Fondato nel 2012 da Giuseppe Tortato (Venezia, 1967), lo studio ha sede a Milano e lavora a progetti di architettura e interior design, per una committenza italiana e internazionale sia corporate che privata. Formato alla scuola americana di Paolo Soleri, le sue opere si rifanno ai principi dell’architettura bioclimatica. Per Beni Stabili ha realizzato il concept del Green Business Hotel di Milano e per GVA Redilco il progetto dell’Hotel Metropole di Parigi. Con la realizzazione del campus Forgiatura si è imposto all’attenzione nazionale e internazionale. Attualmente lavora a progetti nei settori residenziale, terziario, fashion e food retail. Ha collaborato come docente di progettazione alberghiera al Polidesign di Milano e a La Sapienza di Roma.

Il Gruppo Sandvik

Il Gruppo Sandvik, società internazionale che produce utensili da taglio, acciai speciali e macchine e attrezzature per l’industria estrattiva, ha sedi in tutto il mondo con diverse società e marchi. Ha 47.000 dipendenti e realizza un fatturato globale di circa 10 miliardi di euro. Dal 1901 è quotata alla Borsa di Stoccolma. In Italia, dov’è presente dal 1950, il gruppo fattura oltre 320 milioni di euro e impiega circa 600 persone tra uffici, stabilimenti di produzione e centro ricerca & sviluppo. Sandvik è presente in diversi settori: automobilistico, aereospaziale, industria mineraria, delle costruzioni, chimica, petrolchimica e metanifera, energia, cartaria, medica e farmaceutica. È organizzato in cinque aree di business: Sandvik Machining Solutions, Sandvik Materials Technology, Sandvik Construction, Sandvik Mining e Sandvik Venture



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