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Dopo il calo del 2,5% dell’attività produttiva dell’industria delle costruzioni nel 2022 a causa della carenza delle materie prime, anche il 2023 potrebbe registrare, per lo stesso motivo, una perdita dell’1,25%, calo che è probabile peggiorerà a causa del decreto dello scorso febbraio che ha bloccato cessione del credito e sconto in fattura. E’ quanto emerge da una ricerca commissionata da QBE Insurance Europe. Lo scorso gennaio infatti l’indice italiano dei responsabili acquisti del settore costruzioni (S&P Global Italy) ha constatato che a dicembre 2022 i tempi medi di consegna si sono ulteriormente allungati a causa proprio della mancanza di materie prime, soprattutto in alcuni segmenti in cui l’Italia importa i materiali da altri paesi Europei e, soprattutto, dalla Cina, quali i pannelli truciolari, il gas, gli apparecchi di illuminazione, i dispositivi a semiconduttore… Si tratta di un impatto ancora rilevante considerando il peso del settore delle costruzioni che conta circa 490mila imprese e rappresenta il 20% del PIL nazionale. In particolare lo studio stima un un leggero calo (0,5%) della produzione edilizia italiana nel primo trimestre dell’anno, che dovrebbe poi riprendere a crescere, mentre per il settore residenziale è prevista una flessione del 3,3% per tutto il 2023. L’inflazione alta e l’aumento dei tassi di interesse giocheranno a sfavore della domanda di nuove abitazioni. Ci si attende un dato positivo per edilizia non residenziale e ingegneria civile, anche se sussiste un rischio al ribasso dovuto alle interruzioni delle catene di approvvigionamento. Secondo il report di QBE nei prossimi mesi sarà importante valutare l’evoluzione di tre fattori: la riapertura dell’economia cinese con l’eventuale eliminazione dei blocchi presenti, gli impatti della guerra Russa-Ucraina e delle sanzioni energetiche e l’impegno del nostro Governo per la rinegoziazione dei fondi del PNRR, con il rischio di perdere parte dei finanziamenti. D’altra parte le imprese dovranno investire per ottimizzare e velocizzare gli approvvigionamenti lungo tutta la catena di fornitura, per esempio attivando “automaticamente i rifornimenti quando viene raggiunta una certa soglia minima” ed evitando di avere poche scorte, anche se l’incremento degli stock richiede maggiori finanziamenti. Inoltre per le imprese è vantaggioso diversificare i fornitori in modo da ridurre la dipendenza e aumentare la flessibilità. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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