L’allarme dell’Arera, il prossimo inverno sarà delicato. Subito risparmi e Piani anti-crisi gas

L'allarme dell'Arera, il prossimo inverno sarà delicato. Subito risparmi e Piani anti-crisi gas

L’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente parla di un quadro energetico che è “drammaticamente” cambiato con lo scoppio della guerra in Ucraina, e che – nonostante i segnali fossero iniziati già a metà dell’anno scorso – ha portato all’impennata dei prezzi di luce e gas. Nel 2021 i consumi di energia elettrica in Italia arrivano a 300,6 TWh (Terawattora); metà della produzione viene dal gas (49,5%), e il 40% dalle rinnovabili. Eni primo in termoelettrico, Enel prima in rinnovabili. Per le comunità energetiche arrivano le regole. Produzione nazionale di gas al minimo storico nel 2021.

la redazione

L'allarme dell'Arera, il prossimo inverno sarà delicato. Subito risparmi e Piani anti-crisi gas

 Un quadro energetico che è “drammaticamente” cambiato con lo scoppio della guerra in Ucraina, e che – nonostante i segnali fossero iniziati già a metà dell’anno scorso – ha portato all’impennata dei prezzi di luce e gas. C’è però uno spiraglio. L’Arera – l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente – offre una prima cura anche, e soprattutto, in vista di momenti delicati che si avranno con l’autunno e il prossimo inverno.

 Anche se per il momento, in attesa di interventi strutturali e di una misura europea di un ‘tetto’ al prezzo del gas – spiega il presidente dell’Arera Stefano Besseghini, presentando la relazione annuale alla Camera – si tratta più di una mini-terapia da applicare subito: attenzione da parte tutti al risparmio energetico, elaborazione di Piani anti-crisi per il gas, diversificazione delle rotte di approvvigionamento, impulso deciso alle rinnovabili.

“La situazione dell’energia, dell’economia e della nostra società in Europa – osserva Besseghini – è radicalmente e drammaticamente cambiata dal 24 febbraio con la brutale e immotivata aggressione della Russia all’Ucraina”. E’ per questo diventa “importante” dedicarsi “da subito all’elaborazione di Piani dettagliati con cui affrontare eventuali situazioni di crisi nella fornitura di gas“; in questo modo saranno chiari “ruoli, tempi e metodi” per gestire un’eventuale emergenza.

Consumi elettrici Italia 300 TWh, metà gas, 40% rinnovabili

 Nel 2021 i consumi di energia elettrica in Italia – si rileva nella relazione – arrivano a 300,6 TWh (Terawattora); metà della produzione viene dal gas (49,5%), e il 40% dalle rinnovabili.

 I consumi – viene spiegato – sono in aumento del 6% rispetto all’anno precedente, in recupero quasi totale rispetto alla diminuzione del 2020 per via della pandemia. La domanda nazionale di energia elettrica è tornata in linea con i livelli pre-covid del 2019 (-0,6%); è stata soddisfatta per l’86,5% dalla produzione nazionale netta (che è aumentata del 2,2%), mentre per il restante 13,5% dalle importazioni.

Eni primo in termoelettrico, Enel prima in rinnovabili

 Secondo la relazione Eni è il primo operatore nella generazione termoelettrica con una quota del 15,7%; Enel è prima nella produzione da fonti rinnovabili con il 23,3%.

Per la generazione termoelettrica complessiva lorda, Eni ha una quota del 15,7%, Enel del 15,3%.

Enel si conferma il primo operatore nella produzione da fonti rinnovabili dove ricopre il 23,3% della generazione lorda, grazie alla sua quota significativa nell’idroelettrico (37,7%, in crescita rispetto al 34,8% dell’anno precedente) e alla totalità della produzione geotermica.

Produzione nazionale gas al minimo storico nel 2021

Dalla relazione dell’Arera emerge che la produzione nazionale di gas al minimo storico nel 2021; è crollata del 16,7% rispetto al 2020, che già aveva subito una pari riduzione. Sono stati complessivamente estratti 3,3 miliardi di metri cubi di gas naturale: 1,87 miliardi dal mare e 1,6 dai campi situati in terraferma.

Il grado di dipendenza dell’Italia dalle forniture estere è salito al 93,5% (dal 92,8% del 2020). Eni controlla meno del 70% della produzione, dal 71,6% dell’anno precedente, a distanza il gruppo Royal Dutch Shell al 16%. Nel 2021 l’Italia ha importato 6,6 miliardi di metri cubi di gas naturale in più rispetto al 2020: le importazioni lorde sono infatti salite a 73 miliardi di metri cubi, evidenziando un incremento del 9,9% rispetto al 2020. Si è fatto un maggiore ricorso agli stoccaggi e a fine anno i prelievi sono risultati di 1.591 milioni di metri cubi superiori alle immissioni (erano 1.076 milioni di metri cubi nel 2020).

 Nel 2021 il consumo netto di gas naturale è aumentato di 5,6 miliardi di metri cubi, attestandosi a 74,1 miliardi di metri cubi (+8,1% rispetto al calo record del 2020) – spiega Arera -, i consumi del settore industriale sono cresciuti del 9,7% e quelli della generazione termoelettrica del 5,8%. ‘Commercio e servizi’, il settore che più aveva sofferto per le restrizioni effettuate durante la pandemia, è tornato ai livelli del 2019, segnando un +6,3%. Altrettanto è accaduto per i consumi di gas legati ai trasporti, che sono tornati sui livelli pre-Covid, anche nel settore domestico i consumi aumentano del 10,9%.

Il gasdotto Tap – dice Arera – è entrato a regime nel suo primo anno di funzionamento ha condotto in Italia 7,2 miliardi di metri cubi, portando l’Azerbaigian al terzo posto nella classifica dei paesi da cui importiamo gas dopo Russia e Algeria. Nel 2021 il peso della Russia tra i Paesi che esportano in Italia è diminuito al 40% (era al 42,9% nel 2020), mentre la quota dell’Algeria è risalita dal 22,8% al 30,8%. Al terzo posto per importanza, come detto, si è posizionato l’Azerbaigian con una quota del 9,9%. Ci sono poi il Qatar, da cui arriva il 9,4% del gas complessivamente importato in Italia (10,5% nel 2020), seguito dalla Libia, al 4,4% e dalla Norvegia al 2,7% (era al 10,4% nel 2020).

L’incidenza delle importazioni dal Nord Europa (cioè da Norvegia e Olanda insieme) si è quindi fortemente ridotta dall’11,8% al 3,1% nel 2021. Dei 73 miliardi di metri cubi di gas importato in Italia, 9,9 miliardi di metri cubi sono giunti via nave. Accanto alle tradizionali – e maggioritarie – provenienze dal Qatar e dall’Algeria che insieme incidono per l’82% di tutto il Gnl importato, nell’importazione via nave degli ultimi anni stanno assumendo importanza altri Paesi: in primis dagli Stati Uniti, divenuti molto significativi dal 2019, e dalla Nigeria, i cui quantitativi stanno aumentando da tre anni. Eni rimane al primo posto delle imprese importatrici, con una quota di mercato del 48,4% (47,3% nel 2020). L’aumento delle importazioni di Eni (+15,8%) è di poco superiore a quella evidenziata dal totale delle importazioni nazionali. Insieme i primi tre importatori hanno approvvigionato il 72,4% del gas entrato nel mercato italiano (era 76,1% nel 2020). I volumi di gas esportato sono quintuplicati rispetto al 2020, salendo da 316 milioni di metri cubi a 1,5 miliardi di metri cubi. L’incremento delle esportazioni, che si è manifestato specialmente nell’ultimo trimestre dell’anno, è stato favorito da una situazione che allora vedeva un’abbondanza di gas e ha reso il gas italiano più conveniente rispetto a quello acquistabile al TTF.

Risparmio energetico e Piani anti-crisi

 Ma, di fronte all’incertezza dell’evoluzione geopolitica e alla ripresa dei consumi domestici e industriali di gas, Besseghini è chiaro: “Sarà necessario avere le quantità utili a sostenere il Paese, attraverso stoccaggi e nuove rotte di approvvigionamento”. Una garanzia in più è fornita poi da uno “strumento da applicare da subito: il risparmio energetico”. Tradotto, “consumi controllati di energia elettrica e gas” significano meno necessità di produrre e di importare materie prime. Su questo punto, l’Arera suggerisce anche di “promuovere con decisione” campagne di informazione da parte del governo, di Enea, del Gse (Gestore servizi energetici), e degli stessi operatori.

Comunità energetica, arrivano le regole

Queste sono però misure ‘veloci’, da fare nell’immediato. Cui si aggiungono, per offrire una risposta alla situazione energetica, anche le comunità energetiche, ritenute un “volano” per la realizzazione di impianti e un tentativo per rendere protagonista il territorio; a loro, proprio in questi giorni, l’Arera fornirà “gli elementi regolatori per la definitiva evoluzione operativa”.

Misure strutturali, tetto Ue al prezzo del gas e oneri in fiscalità

Quello che serve però è qualcosa di solido e duraturo, anche perché “ad oggi appare non evitabile un alto livello di prezzi, almeno nel breve-medio termine e di costi per tutto il sistema energetico”. L’attesa è quindi per un possibile nuovo intervento della commissione Ue: i temi sul tavolo – rileva Besseghini – saranno proprio “interventi di mitigazione dei costi” dell’elettricità e del gas e “presumibilmente un’accelerazione sulla possibile implementazione di un cap al prezzo del gas”. Sul versante Italia la richiesta dell’Arera è di “spostare in modo strutturale gli oneri di sistema nella fiscalità generale, anche alla fine della fase emergenziale”. Così come si dovrebbe “consolidare la scelta di destinare stabilmente i proventi delle aste della CO2 agli oneri generali di sistema”.

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