L’architettura di Gio Ponti e il suo tempo

Il convegno sull’architetto Gio Ponti e la conservazione, valorizzazione e tutela dell’architettura contemporanea ha dato l’opportunità di celebrare il 50° anniversario dell’inaugurazione del complesso Hotel de la Ville – Fondazione Garzanti.
L’iniziativa, promossa da Tassullo in qualità di unico partner tecnico-scientifico, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Regione Emilia-Romagna, è stata organizzata in collaborazione con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna e ha visto l’adesione di numerosi enti.
Hanno partecipato il Comune e la Provincia di Forlì, l’Università di Bologna e Parma, la Direzione Generale per l’architettura e l’arte contemporanea, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Ravenna, la Regione Emilia Romagna, la Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì, l’Ordine degli Architetti di Forlì e Cesena, l’Istituto di Patologia del libro di Roma, il Laboratorio di Restauro del Libro di Cesena e l’Istituto di Cultura Italiana di Stoccolma.
Il Convegno su Gio Ponti segna l’inizio di un ambizioso e importante percorso di ricerca, finalizzato alla sperimentazione di materiali compatibili per il restauro dell’architettura contemporanea: nonostante siano passati solo cinquant’anni – come nel caso della Fondazione Livio e Maria Garzanti – Hotel de la Ville’ – i materiali utilizzati allora non sono più in commercio – sono stati sostituiti o si sono evoluti – e lo stesso può dirsi delle tecniche costruttive.
In più, le architetture di Gio Ponti si caratterizzano spesso per il manto del rivestimento esterno in tessere ceramiche che, oltre a conferire alle masse costruite un’immagine unica nel suo genere, tattile e vibrante, sotto il profilo tecnico e costruttivo restituiscono una varietà d’applicazione paradigmatica rispetto a numerosi altri esempi coevi.
In questo contesto si inserisce la partnership fra la Direzione Regionale per i Beni e le Attività Culturali dell’Emilia Romagna e l’azienda Tassullo, attenta ai concetti di etica del benessere e responsabilità verso l’uomo e l’arte e specializzata fra l’altro nella produzione di materiali edili destinati al restauro e alla conservazione dei monumenti storici e attiva nel settore della ricerca grazie a importanti collaborazioni con docenti universitari di fama internazionale.
Non una semplice sponsorizzazione, perciò, ma una vera e propria cooperazione sul campo sancita dalla sottoscrizione di un protocollo per la sperimentazione di materiali compatibili per il restauro dell’architettura contemporanea: questo innovativo accordo segna un importante passo in avanti verso rapporti sempre più stretti fra istituzioni pubbliche, che orientano la ricerca secondo obiettivi d’interesse collettivo, e quella parte dell’imprenditoria privata attenta non solo a un peraltro lecito profitto, ma anche alla crescita e alla diffusione della cultura e dell’arte.
Il convegno di Forlì, moderato dalla dott.ssa Maddalena Ragni (Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna) è solo il primo di una serie di eventi raggruppati sotto la denominazione di ‘Anno Pontiano’, dedicati alla presentazione, all’esposizione e al dibattito sui progressi degli studi effettuati: già il 20 dicembre, a Parma, il tema sarà ripreso e approfondito per tornare a Forlì, il 28 marzo, con una mostra di disegni inediti di Gio Ponti restaurati; poi altre occasioni a Ferrara, ancora Parma e Tassullo (TN), dove vicino alla sede della Tassullo si trova la centrale idroelettrica di Taio, progettata proprio dall’architetto milanese, diventata uno dei simboli della Val di Non.
La chiusura dell”Anno Pontiano è programmata di nuovo a Forlì, il 12 ottobre 2008, con la presentazione di un volume dedicato al progetto di conoscenza della ‘Fondazione Livio e Maria Garzanti – Hotel de la Ville’.

Gli interventi
Dott.ssa Maddalena Ragni – Il ruolo della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna MiBAC nella Tutela e Valorizzazione dell’architettura contemporanea in Emilia Romagna
I cinquant’anni dall’inaugurazione di questo complesso segnano un momento di riflessione sull’architettura contemporanea, sulla necessità di orientare e avviare la salvaguardia di questo importante patrimonio, caratterizzato da una alta qualità progettuale e costruttiva che ha dato origine a capolavori assoluti dell’architettura del nostro tempo.
La conoscenza costituisce un punto di partenza necessario, infatti la ricognizione delle opere di architettura realizzate in Italia nel secondo Novecento è stata avviata dalla DARC nel 2001, per selezionare quelle più significative e che presentino elementi di interesse o di qualità riconosciuta e procede in base a criteri oggettivi e condivisi di riconoscimento di valori e qualità.
Il censimento, che si concluderà nel 2009, ha interessato fino ad oggi 15 regioni e 60 province italiane nelle quali è stata già iniziata l’opera di catalogazione. Si tratta di opere pubbliche e private, edifici singoli e complessi urbani, attrezzature di servizio e infrastrutture, che nel loro insieme rappresentano la cultura architettonica italiana del secondo Novecento.
Gli edifici e i complessi architettonici individuati nelle varie ricognizioni locali, sulla base di criteri metodologici e tipologici omogenei o largamente confrontabili, potranno poi essere inseriti nei programmi di catalogazione dell’ICCD – Istituto Centrale per il catalogo e la Documentazione – e costituiranno l’insieme del patrimonio architettonico contemporaneo su cui avviare operazioni di tutela e valorizzazione di differente impatto.
Gli strumenti operativi oggi disponibili vanno dalle vere e proprie dichiarazioni di vincolo (ove sussistano i presupposti di cui all’art.10) del Codice dei beni culturali e del paesaggio ad operazioni di protezione più leggera come quelle previste dalla legge sul diritto d’autore (L. 633/41), ad incentivi economici per la manutenzione, alla semplice inclusione in elenchi di edifici significativi.
Il 20 dicembre 2004 il Direttore della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna, Maddalena Ragni e il Direttore Generale della DARC Pio Baldi, l’Assessore regionale alla Programmazione territoriale Pier Antonio Rivola e il Presidente dell’IBC – Istituto Regionale Beni culturali Ezio Raimondi hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per lo svolgimento di una indagine sul patrimonio architettonico contemporaneo relativo alla regione Emilia Romagna.
Il protocollo d’intesa ha delineato un quadro di collaborazione istituzionale ed ha avviato un programma di ricerca a scala regionale, che si è riferito metodologicamente alle ricerche già avviate dalla DARC nelle altre regioni ma che ha raccolto tutte le opportunità che il nuovo scenario normativo e istituzionale offre nello specifico caso emiliano per la promozione e la valorizzazione dell’architettura contemporanea.
La legge regionale n.16/2002 e le nuove disposizioni del Codice dei beni culturali offrono infatti nuovi strumenti – giuridici e finanziarii – di intervento sull’architettura contemporanea che sono state sperimentate nell’ambito dell’attuazione del protocollo d’intesa.
L’operazione di censimento si è conclusa nell’ottobre del 2005, con la pubblicazione del volume ‘Quale e Quanta’ realizzato dalla Regione Emilia Romagna, nel quale sono raccolti i dati e le immagini di tutti gli edifici più significativi individuati da un gruppo di lavoro nel quale erano inseriti anche funzionari della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna.
La conoscenza del patrimonio esistente, tuttavia, non può essere di per sé considerata sufficiente per una reale azione di tutela e valorizzazione di un patrimonio architettonico di cui si ha finalmente la cognizione, occorre qualcosa di più, interventi conservativi più convinti e per questo la Direzione Regionale ha promosso nell’ambito del territorio regionale azioni dirette a riempire di contenuti le azioni di tutela.
L’ex Palazzo Enpas in Bologna dell’arch.Saverio Muratori, Casa Minerbi in Ferrara dell’arch.Piero Bottoni e la Fondazione Garzanti – Hotel de la Ville in Forlì dell’arch.Gio Ponti, sono i progetti sui quali nel triennio 2005/2007 sono state convogliate risorse, inseriti su proposta della Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Emilia Romagna, provenienti dalla programmazione ordinaria riferita all’architettura contemporanea, per i quali il Ministero ha valutato favorevolmente l’opportunità di dare priorità attuativa.
Per la realizzazione del progetto di conoscenza – Analisi, studi ed indagini polimetodologiche a supporto della progettazione dell’intervento di restauro della Fondazione Garzanti – Hotel de la Ville, si è ritenuto opportuno procedere, da un lato, con la sottoscrizione di una Convenzione con l’Università di Architettura ‘Aldo Rossi’ di Cesena che ha individuato un gruppo di studio coordinato dalla prof.ssa Maristella Casciato di cui fanno parte anche i funzionari di questa D.R., arch. Paola Mazzitelli affiancata dall’arch. Loredana Deb e dal dott. Paolo Frabboni e dall’altra ha individuato un gruppo operativo di consulenti esterni con il coordinamento dell’arch. Roberto Pistolesi.
Entrambi i gruppi operano con la supervisione ed il coordinamento dall’arch. Paola Mazzitelli, che ha curato la richiesta di finanziamento e definito le modalità di l’attuazione del progetto.
Tale approccio ha permesso di acquisire tutti gli elementi di conoscenza utili, anche materici, attraverso l’analisi dei materiali presenti, riuscendo così ad ottenere un qualificato supporto non solo per una progettazione consapevole, ma anche per la comprensione delle tecniche di realizzazione dell’opera e conseguentemente delle metodologie di intervento per il restauro della stessa.
L’acquisizione di questi dati ha permesso a questa D.R. di sottoscrivere un Protocollo d’Intesa per la sperimentazione di materiali compatibili per il restauro dell’architettura Contemporanea con un’azienda come la Tassullo da sempre disponibile a supportare e promuovere azioni di ricerca in questo settore.
Il percorso di conoscenza ha purtroppo avuto un momento di arresto poiché i disegni originali realizzati da Gio Ponti, conservati presso il Centro Studi e Archivi della Comunicazione dell’Università di Parma, non potevano essere consultati, in quanto necessitavano di urgenti restauri preliminari. Fortunatamente con il sostegno economico della Fondazione Cassa di risparmi di Forlì e con la disponibilità dell’Istituto di Patologia del libro di Roma si è potuto procedere al restauro degli stessi per poi effettuare l’analisi e la valutazione dei contenuti.
Le operazioni di restauro e analisi sono in corso e questo non rende possibile presentarne oggi i contenuti che saranno oggetto però di una specifica mostra ove verranno esposti per la prima volta al pubblico.
Il 20 dicembre ne verrà data una piccola anticipazione con una mostra, presso la sede della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, che porrà all’attenzione del pubblico anche le tecniche di restauro della carta lucida da disegno.
Inoltre obbiettivo di questo “progetto di conoscenza” è anche, la programmazione di un’attività di promozione dell’opera dell’architetto Gio Ponti ed in particolare di valorizzazione dell’intervento in questione.
Le attività di promozione previste nel Protocollo d’Intesa sottoscritto qui il 14 maggio 2007, tra tutte le amministrazioni periferiche del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e le istituzioni pubbliche territoriali: il Comune, la Provincia, la Regione, l’Università degli Studi di Bologna Facoltà di Architettura, l’Ordine degli Architetti PP.CC.di Forlì-Cesena, la Fondazione Garzanti, che vede oggi l’avvio delle attività di promozione previste, con la presenza anche di componenti dell’Istituto di Cultura Italiana a Stoccolma, la cui sede è coeva a quella in cui oggi siamo, ed inoltre simile negli elementi stilistici. Verranno nel pomeriggio analizzate ed evidenziate tali assonanze.
L’autore che abbiamo scelto ha portato l’Italia nell’Europa e nel Mondo confermando quel carattere di universalità che ha l’architettura e attraverso il quale possiamo trovare quei valori identitari che cerchiamo come cittadini europei.
Questo cospicuo programma di valorizzazione trova le istituzioni pubbliche affiancate da efficace azione di supporto tecnico ed economico delle Fondazioni e del mondo dell’imprenditoria privata (Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, l’azienda Tassullo, l’impresa Orioli Enea s.p.a, Hotel de la città et de la Ville) ciò conferma ulteriormente la validità e l’interesse del tema e dell’obbiettivo che si vuole perseguire.

Arch. Paola Mazzitelli –
Conoscenza, valorizzazione e ricerca. Protocollo di intesa per la ricerca e la sperimentazione di materiali e metodologie per il restauro e la conservazione dell’ architettura contemporanea
Dal 2001, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha promosso, attraverso specifici protocolli d’intesa, il censimento delle opere di architettura contemporanea su tutto il territorio nazionale.
Conosciamo pertanto il dato numerico, l’ubicazione dei manufatti, ma ciò non è sufficiente per promuovere un’efficace azione di tutela.
Solo un’analisi approfondita delle problematiche specifiche dell’architettura contemporanea può fornirci gli elementi utili alla sua conservazione, alla sua tutela e all’adeguata azione di valorizzazione.
Il 14 maggio di questo anno le istituzioni pubbliche presenti sul territorio hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per condividere gli obiettivi di conoscenza, tutela e valorizzazione dell’opera architettonica pontiana di Forlì.
Il “progetto di conoscenza” promosso per la Fondazione Livio e Maria Garzanti-Hotel de la Ville comprende una convenzione con la Facoltà di Architettura ‘Aldo Rossi’ di Cesena, per la ricerca storico–archivistica, e la costituzione di un gruppo operativo per l’analisi dei materiali, delle tecniche costruttive, del trattamento delle superfici, dei segni di degrado e delle sue cause.
Le due ricerche hanno interagito tra loro, producendo un complesso di informazioni che ha delineato un quadro di completa ed esaustiva comprensione delle problematiche del complesso pontiano.
Acquisiti tutti i dati relativi ai materiali presenti, si è ritenuto opportuno sottoscrivere un protocollo d’intesa con un’azienda che si rendesse disponibile ad effettuare una ricerca sui materiali per il restauro dei complessi riferiti all’architettura contemporanea, sulla base di obiettivi e criteri individuati attraverso il ‘progetto di conoscenza’ condiviso da tutte le istituzioni pubbliche interessate.
L’azienda Tassullo, che ha già sostenuto altre azioni culturali di questa D.R., è particolarmente attenta all’architettura pontiana: nella Val di Non, ove ha la sede, la presenza della Centrale elettrica di Taio (opera pontiana) rappresenta un forte elemento di caratterizzazione. Tassullo si è resa disponibile ad effettuare la sperimentazione sui materiali presenti nel complesso forlivese, nell’Istituto di Cultura Italiana a Stoccolma, nell’Hotel Parco dei Principi di Sorrento e nella stessa Centrale di Taio.
I primi risultati di tale ricerca e sperimentazione saranno presentati alla Fiera del Restauro di Ferrara.

Prof.ssa Maristella Casciato – Storie attorno alla Fondazione Garzanti
L’inventario delle architetture realizzate nel secondo dopoguerra in Emilia Romagna (M. Casciato, P. Orlandi, a cura di: ‘Quale e quanta. Architettura in Emilia-Romagna nel secondo Novecento’, IBC–Clueb, Bologna 2005) ha costituito una prima occasione di studio dell’edificio progettato da Gio Ponti in collaborazione con Fornaroli e Rosselli, per la Fondazione Garzanti a Forlì.
Ponti fu invitato a Forlì dall’editore Aldo Garzanti, che lasciata la sua città d’origine e abbandonata l’attività di manager industriale, alla fine degli anni Trenta aveva avviato una brillante attività editoriale rilevando la prestigiosa casa editrice Treves. Figura di spicco nel mondo della carta stampata, assai meno indagata sono state, fino ad oggi, la personalità intellettuale di Aldo Garzanti e la sua azione di illuminato committente e mecenate.
Le ricerche, avviate nel 2004 e proseguite nel biennio successivo, anche grazie al sostegno economico ricevuto dall’Ateneo felsineo, hanno permesso di approfondire sia l’attività di Ponti negli anni cinquanta sia, soprattutto, aspetti specifici del suo lavoro forlivense, mettendone in luce aspetti urbanistici, architettonici e strutturali.
La ricerca si sviluppa attraverso la ricognizione archivistica (a Forlì presso la Fondazione Garzanti e gli archivi comunali, a Parma presso il CSAC, a Milano presso i Ponti Archives). In particolare, si prevede di approfondire la storia della costruzione dell’edificio a partire dai disegni originali e dalla lettura dei documenti di cantiere. Una prima indagine archivistica, in sede locale, ha portato alla luce molto materiale documentario, inedito.
Un aspetto interessante, oltre alla capacità pontiana di superare la pigrizia del piano-tipo, si è rivelato quello del cantiere, dal momento che l’architetto introduce nell’edificio della Fondazione un inedito curtain wall ‘non standard’, una sorta di facciata volante applicata alla struttura. Tutti gli aspetti relativi alla tecnica costruttiva e alla singolare finitura della Fondazione meritano ancora di essere approfonditi, dal momento che un intervento di conservazione dell’edificio non può prescindere dalla piena conoscenza e coscienza di questi innovativi caratteri.

Arch. Elisabetta Vasumi Roveri – La Fondazione Garzanti e il suo committente
La committenza svolge sempre un ruolo chiave nella progettazione e realizzazione di un’opera di architettura. Nel caso della Fondazione Livio e Maria Garzanti il committente, uno dei principali editori italiani del Novecento, non solo svolge un ruolo fondamentale, ma è anche una figura tanto interessante quanto sottovalutata dalla storiografia.
Aldo Garzanti offre alla sua città natale una delle opere architettonicamente più interessanti realizzate nel territorio nel secondo Novecento: secondo quella pratica di cultura di impresa che caratterizza alcuni importanti imprenditori italiani dell’epoca, Garzanti intende realizzare a Forlì un’opera di consapevole valore e incarica un architetto di fama internazionale con cui intesse da tempo una relazione intellettuale basata su scambi continui tra mondo editoriale e mondo architettonico: Gio Ponti.
La vicenda della Fondazione filantropica forlivese voluta da Aldo Garzanti è dunque estremamente articolata e ricca di spunti proprio per quanto riguarda i rapporti tra architetto e committenza, ma anche tra quest’ultima e la realtà locale. Questo contributo documenta i primi risultati parziali di un work in progress (già pubblicati su Parametro n. 269, 2007: ‘Gio Ponti e la Romagna’, a cura di Maristella Casciato e Elisabetta Vasumi Roveri) che il gruppo di lavoro della Facoltà di Architettura “Aldo Rossi” di Cesena sta svolgendo.

Ing. Walter Orioli – Il Cantiere raccontato
La Fondazione Garzanti fu costruita dall’Impresa Orioli Enea cui il dott. Aldo Garzanti concesse la piena fiducia affidandogli l’esecuzione dell’opera.
L’arch. Ponti non si disinteressò della sua opera: quale direttore dei lavori fu scelto l’ing. Bosisio, professionista milanese già interessato alla stesura del progetto nonché tecnico di grande esperienza.
Il dott. Garzanti non lasciò nulla al caso: scelse collaboratori di alto livello, fra cui il Dott. Bovelacci e l’Avv. Bruno Angeletti; venne con frequenza a Forlì per documentarsi di persona sull’andamento dei lavori. Per il calcolo delle strutture in calcestruzzo armato ci servimmo dell’esperienza dell’ing. Giorgio Piazza, assistente presso la Facoltà dell’Ingegneria dell’Università di Bologna.
Per l’Impresa Orioli, la costruzione della Fondazione Garzanti costituì la conferma delle proprie capacità tecniche e l’inizio di un percorso aziendale seguito da opere il cui valore trova conferma nel tempo. Desidero ricordare le lodi pubblicamente ricevute dal Dott. Aldo Garzanti in occasione della cerimonia di inaugurazione della Fondazione e l’affetto che i nostri vecchi dipendenti continuano a manifestarci.

Presidente Angelo Satanassi – 50 anni della Fondazione Garzanti
La Fondazione Garzanti nacque cinquant’anni orsono come centro di accoglienza e sostegno ad artisti, docenti, letterati e uomini di scienza.
Il progetto rappresenta una delle opere architettoniche più importanti del secondo Novecento: l’importante struttura fu voluta dall’editore Aldo Garzanti in memoria dei genitori Livio e Maria. La continuità nella gestione fu assicurata sino a qualche anno fa dal figlio Livio, anch’egli editore, con la collaborazione della moglie, la compianta e indimenticabile Gina Lagorio.
Col nuovo Statuto la Fondazione Garzanti si è aperta alla sede forlivese dell’Alma Mater e, attualmente, nel Consiglio è prevista una qualificata rappresentanza del Polo Universitario romagnolo.
La Fondazione ha esteso il campo di intervento alla promozione di eventi culturali, letterari, scientifici e di interventi per favorire l’inserimento di giovani meno agiati o portatori di handicap.
Con queste scelte la Fondazione intende privilegiare interventi per stimolare la crescita culturale globale congiuntamente a una capacità critica, allo scopo di combattere le spinte alienanti portate dall’esasperato consumismo che rappresenta uno dei lati negativi della globalizzazione.

Arch. Roberto Pistolesi – Studi, analisi ed indagini polimetodologiche a supporto della progettazione dell’intervento di restauro
Progettare un intervento su un’opera costruita non può prescindere dalla sua puntuale conoscenza, ciò vale sia per l’architettura storica sia per quella contemporanea.
Il progetto di conoscenza si è articolato seguendo canali che hanno interagito tra loro: la ricerca storico-archivistica, il rilievo, l’analisi materica e dello stato di conservazione.
I settori, strettamente connessi e coordinati, hanno scoperto e confermato scambievolmente i processi costruttivi della fabbrica.
Sul complesso pontiano forlivese infatti si è proceduto programmando una serie di azioni preliminari che, interagendo tra loro, attraverso un costante confronto di dati storici e materici, hanno orientato la ricerca dove i dati convergevano.
Le azioni promosse e finanziate dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna sono state realizzate dal gruppo di ricerca coordinato dal Prof. Arch. Maristella Casciato per la ricerca scientifica storico-archivistica e dal gruppo tecnico, di cui ho curato il coordinamento, per il rilievo, l’analisi materica e dello stato di conservazione.
Il programma ha mirato alla ricontestualizzazione di un’opera poco conosciuta dell’Arch. Ponti, alla comprensione del suo significato sociale e politico nel contesto forlivese negli anni in cui fu costruita, alla definizione delle scelte progettuali, dei materiali, delle tecniche costruttive, del trattamento delle superfici che caratterizzano ed identificano l’edificio.
Si è proceduto al reperimento di dati ed informazioni riguardo ai seguenti argomenti:
– Gli aspetti urbanistici-sociali e politici, architettonici e strutturali del lavoro forlivese di Gio Ponti, in rapporto all’attività complessiva del maestro negli anni Cinquanta.
– La storia della costruzione dell’edificio a partire dai disegni originali e dalla lettura dei documenti di cantiere. Tutti gli aspetti relativi alla tecnica costruttiva e alla singolare finitura dell’edificio della Fondazione sono stati approfonditi, dal momento che un intervento di conservazione dell’immobile non può prescindere dalla piena conoscenza e coscienza di questi innovativi caratteri;
– Ricerca specifica sugli arredi originali ancora esistenti all’interno dell’edificio, rilievo degli elementi ed eventuale comparazione con altri progettati;
– Rilievo planoaltimetrico esterno e dei prospetti esterni, rilievo fotometrico delle superfici esterne, rilievo dei particolari costruttivi e materici, compresa l’analisi dello stato di conservazione; restituzione grafica e composizione delle tavole dello stato attuale;
– Indagini con la tecnica dell’infrarosso nelle facciate – termografia con relativa restituzione grafica all’interno degli elaborati di analisi dello stato di conservazione;
– Indagini mineralogico petrografiche delle finiture architettoniche complete di analisi di laboratorio.
– analisi stratigrafiche sui campioni di intonaco, ceramica e delle finiture architettoniche.
Il progetto di conoscenza così strutturato ha previsto numerosi incontri di scambio e di confronto tra i due gruppi di lavoro. L’interazione delle informazioni e dei dati che man mano emergevano dai due settori ha favorito un arricchimento dei contenuti delle singole analisi, producendo così un complesso di informazioni in stretta relazione tra loro che ha delineato un approfondito quadro di conoscenza delle problematiche del complesso pontiano forlivese.

Arch. Roberto Fabbri – Disegno e misura: la lettura dell’edificio
La campagna di conoscenza di un edificio parte dal rilievo, inteso non come mera annotazione di dati quantitativi, ma come riflessione e lettura degli aspetti qualitativi dell’architettura. Così si è cercato di fare per Gio Ponti a Forlì: le facciate sono state rilette come pagine di un testo, soffermandosi sul bilanciamento dei volumi, sulle griglie progettuali, sui dettagli architettonici, sulle scelte materiche, incrociando le valutazioni con altre indagini tecniche e con la ricostruzione delle vicende storiche che accompagnarono progetto e cantiere.
Si è potuto immaginare così intenzioni, correzioni e pentimenti rispetto al progetto iniziale, per poi infine verificare assonanze e incongruenze con il testo, questa volta propriamente detto: ‘Amate l’Architettura’.
Ponti lo pubblica nel 1957, lo stesso anno dell’inaugurazione della Fondazione Garzanti, e in esso raccoglie appunti, riflessioni, intenti, storie, sogni, ma anche progetti ed edifici. Pubblica la foto del plastico del progetto forlivese insieme al Grattacielo Pirelli, a Villa Planchart , al concorso per Sao Paolo e al meglio della sua produzione in quel periodo.
Riflette sugli elementi propri dell’Architettura e indirettamente parla anche di Forlì, poichè li ritroviamo declinati nelle facciate: le cuspidi, la foggia delle finestre, la forma dei tetti, i paramenti ceramici, a sottolineare che, malgrado la ‘sconfessione’ nelle ultime pagine, il progetto di Forlì non è, come a volte viene considerato, il progetto di un Gio Ponti con la mano sinistra.

Prof. Arch. Cesare Renzo Romeo –
L’analisi all’infrarosso come ausilio al progetto di conoscenza
Affrontare l’analisi di un edificio o, in generale, di un manufatto architettonico quale un Bene Culturale, ai fini della sola ricerca storica o in funzione di un intervento di recupero o conservazione, implica giungere ad un conoscenza globale dello stesso.
I controlli non distruttivi, ad esempio, per la loro specificità, permettono di effettuare un’indagine che, innanzi tutto, può essere utilizzata a supporto dell’anamnesi e della ricerca storica inducendo, in tal modo, alla verifica degli studi effettuati. Le prove non distruttive consentono una lettura sotto pelle di tipo non invasivo del manufatto edilizio, più rapida e assolutamente non lesiva per la struttura, e assumono perciò un’importanza fondamentale in quanto sono in grado di evidenziare le caratteristiche tecniche, tecnologiche, tipologiche e strutturali del Bene Architettonico oggetto di studio.
Nel caso specifico, fra le altre analisi eseguite su prelievi di campione rivolte soprattutto alla conoscenza dei materiali (caratterizzazione delle malte ecc.), si è operato con la tecnica del rilevamento con termocamera all’infrarosso (termografia). La termografia è una tecnica per la visualizzazione delle radiazioni infrarosse. L’apparecchiatura è costituita da una macchina da ripresa, che converte la radiazione infrarossa in segnali elettronici, poi amplificati e inviati allo schermo. Con questa uscita si possono ricavare immagini con toni di grigi o a colori oppure mappe in bianco e nero o, infine, termogrammi a colori.
Il suo impiego in edilizia, ormai consolidato nel tempo, permette la ricerca di tutte quelle irregolarità termiche superficiali che possono avere un certo interesse per la comprensione di comportamenti tecnologici di particolari architettonici, anche presenti “sotto pelle”, evidenziando effetti diversi da quello strettamente termico, proprio del materiale specifico.
La tecnica è in grado di apportare utili risultati nella ricerca dei seguenti parametri:
– dispersioni termiche;
– distacchi fra elementi strutturali;
– distacchi tra materiali;
– diversità di materiali;
– diversità degli spessori degli elementi costruttivi;
– individuazione di elementi strutturali;
– individuazione di impianti;
– lesioni e quadri fessurativi;
– occlusioni di aperture;
– presenza di aggrappi;
– umidità.

Dott. Gian Carlo Grillini
I materiali lapidei naturali e artificiali impiegati

Lo studio analitico-conoscitivo di tipo mineralogico-petrografico è stato preceduto da una campionatura sistematica che ha permesso di approntare un progetto diagnostico scientifico teso allo studio delle tessere ceramiche, delle malte di supporto, dei materiali lapidei utilizzati e del relativo stato conservativo, utili ad un corretto intervento di restauro.
Le indagini autoptiche in situ e le analisi di laboratorio hanno permesso di caratterizzare scientificamente il materiale lapideo naturale ed artificiale utilizzato, definirne la composizione mineralogico-petrografica, specificando l’area geologica e geografica di probabile provenienza e trarre informazioni sulla tecnica edilizia impiegata.
Per la realizzazione delle partiture architettoniche esterne (facciate e sottotetto), sono state impiegate tessere ceramiche allettate con una malta stesa in due strati, di due diverse tipologie: una malta cementizia grigiastra a contatto con la muratura e, superiormente, una malta biancastra di calce idraulica, che lega le tessere.
La zoccolatura a brecciolino biancastro in “cemento spuntato”, presente nel lato nord dell’Edificio a Torre, è realizzata con una malta stesa in due strati: una malta cementizia grigiastra microconglomeratica a contatto con la muratura e, superiormente, una malta cementizia con frammenti biomicritici a spigolo vivo di Biancone di Verona. Lacerti del marciapiede ed il cordolo della piscina antistante l’Hotel de La Ville sono realizzati in arenaria grigia: la Pietra Serena dell’Appennino Tosco-Romagnolo.
All’interno dell’edificio, il salone dei ricevimenti è pavimentato in Marmo Apuano di Carrara, mentre per le scale e il pavimento della saletta della Fondazione Garzanti è stata impiegata una breccia ofiolitica rossastra (Oficalce): il Rosso e Verde Levanto. I bancali delle finestre nell’edificio a Torre sono in calcarenite organogena di colore grigio chiaro: la Pietra di Aurisina del Carso triestino nella varietà ‘Fiorita’.
Di particolare interesse ed estremamente originale, per le vibrazioni materiche che trasmette, è l’intonacatura o meglio il rivestimento applicato alle pareti interne dell’edificio a Torre: si tratta di un intonaco di ciottoli conglomeratici di marmo cristallino biancastro, ben arrotondati e di dimensioni centimetriche (con ogni probabilità provenienti dal complesso marmifero delle Alpi Apuane), applicati con disposizione planare su un ’intonaco di preparazione, costituito da calce idraulica con un fine aggregato calcareo artificiale (Biancone di Verona macinato).
I risultati analitici, seppur preliminari, rilevati nella ‘Fondazione Livio e Maria Garzanti – Hotel de la Ville’ di Forlì, costituiscono oggi un’importante ‘banca dati’, una catalogazione preliminare per successive e future comparazioni analitiche, con edifici realizzati dall’architetto Gio Ponti in altri contesti architettonici.

Dott.ssa Antonella Tucci – Le tessere ceramiche del rivestimento esterno
Sono state analizzate alcune tessere ceramiche, prelevate da differenti aree della facciata, con lo scopo di studiare i materiali, la tecnica di esecuzione utilizzata e il livello di degrado delle superfici. Le tessere ceramiche presentano dimensione e macrostruttura simili e sono caratterizzate da un supporto ceramico molto poroso, di colorazione avana e da una superficie smaltata bianca. Dal punto di vista mineralogico, il supporto ceramico contiene un bassa quantità di fase amorfa e come fasi cristalline, quarzo, albite e rilevanti quantità di calcite. Tale composizione evidenzia come la materia prima dell’impasto argilloso utilizzato fosse particolarmente ricca nella componente carbonatica e che la temperatura di cottura del materiale sia stata piuttosto bassa, visto che la calcite (carbonato di calcio) si decompone nell’intervallo 800 – 900 °C. Lo smalto bianco, applicato direttamente sul supporto, è costituito da una fase vetrosa, all’interno della quale sono disperse piccole particelle di silicato di zirconio e quarzo. Il silicato di zirconio è stato aggiunto per impartire la colorazione bianca, mentre il quarzo è probabilmente un minerale residuo, che non si è completamente disciolto nello smalto.
Le tessere ceramiche presentano una superficie irregolare, caratterizzata da numerosi piccoli avvallamenti, che appaiono come macchie scure, per la presenza, al loro interno, di depositi di polvere e residui della malta di adesione delle tessere. L’osservazione delle sezioni trasversali delle tessere evidenzia una forte disomogeneità microstrutturale, causata da agglomerati di poro, sia nello smalto che nel supporto, in particolare al di sotto degli avvallamenti superficiali rilevati.
La causa di tale fenomeno è da ricercarsi nella composizione del supporto ceramico, ricco in calcite, e dal particolare ciclo termico che è stato utilizzato nella produzione. Durante la fase di sinterizzazione, la calcite presente si decompone, eliminando anidride carbonica in forma gassosa, che migra lungo lo spessore del supporto e attraversa lo strato di smalto. Nella produzione di tali tessere, il ciclo di sinterizzazione deve essere stato condotto ad una temperatura relativamente bassa (inferiore almeno a 900°C) e con un ciclo termico non sufficientemente lungo da permettere la completa decomposizione della componente carbonatica e l’eliminazione delle bolle. In tal modo, il prodotto finale presenta sia un supporto che uno strato di smalto particolarmente porosi. Inoltre, la non omogenea distribuzione delle particelle carbonatiche, all’interno del supporto, ha causato un localizzato aumento di emissione di anidride carbonica. Quando tale fenomeno è avvenuto all’interfaccia supporto-smalto, si sono formati gli avvallamenti superficiali rilevati. Tale microstruttura, molto probabilmente voluta, è anche responsabile della maggiore facilità con cui lo sporco è riuscito ad aderire su tali superfici.

Dott. Paolo Frabboni – La tutela dell’architettura contemporanea
La tutela delle opere di architettura del secondo Novecento è oggi affidata al Decreto Legislativo 42/2004 (Codice dei Beni Culturali), per gli edifici realizzati da oltre 50 anni e di autore non più vivente, e alla Legge 633/1941 (Diritto d’autore). Quest’ultima, in particolare, protegge l’autore nel suo diritto di rivendicare la paternità e di opporsi a modifiche dell’opera, ma non consente una completa salvaguardia dell’edificio, non indica un ruolo di proposizione e di controllo da parte del Ministero ed ha subito negli ultimi anni una sensibile riduzione del suo raggio d’azione temporale e della sua efficacia. A seguito dell’entrata in vigore del D.Lgsl. 42/2004, si è invece verificata una applicazione sempre più frequente della legge – relativa ai beni culturali ultracinquantennali – alle opere di architettura contemporanea poste sul limite temporale dei 50 anni e, in rari ed eccezionali casi consentiti dalla medesima normativa (art. 10, comma 3, lettera d) anche ad opere realizzate in anni più recenti.
L’applicazione, in particolare, delle procedure di verifica dell’interesse culturale dei beni di proprietà pubblica e di persone giuridiche private senza fine di lucro (art. 12 del D.Lgsl. 42/2004), ha consentito di riconoscere l’interesse storico-architettonico di beni pubblici realizzati negli anni ’40 e ’50 del Novecento. Fra questi rientra la Sede della Fondazione Garzanti che ha appena superato i 50 anni dalla sua esecuzione e per la quale ora si può procedere al riconoscimento formale del suo interesse culturale. Tuttavia, nello stesso momento in cui si è affermata la prassi dell’applicazione del D.Lgsl. 42/2004 ad opere di architettura del secondo dopoguerra (anni ’40 e ’50), si è resa evidente la debolezza delle legge sul diritto d’autore. Occorrerà pertanto riflettere sulla progressiva riduzione del raggio d’azione e dell’efficacia della L. 633/1941, per prefigurare un nuovo strumento di legge in grado di colmare il vuoto normativo che oggi riguarda le opere di architettura realizzate negli ultimi cinquanta anni.

Arch. Marina Botta – Gio Ponti e l’esperienza dell’Istituto di Cultura Italiana di Stoccolma
L’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma e gli edifici della Fondazione Garzanti di Forlí hanno molto in comune. Si possono forse vedere come fratello e sorella nati dalle relazioni di Gio Ponti con due imprenditori-mecenati, colti e amanti dell’arte e della cultura: Aldo Garzanti e Carlo Maurilio Lerici.
Nati entrambi negli anni ’50, si assomigliano nella forma, nei materiali, nell’arredamento. Entrambi sono stati concepiti dall’amore per la cultura, con la missione di far da sostegno a iniziative culturali, alla diffusione della cultura e ad ospitare personalitá del mondo dell’arte e della cultura. Oggi soffrono, probabilmente, entrambi di simili acciacchi da cinquantenni.
A distinguerli é anzitutto la distanza Stoccolma-Forlí, poi climi diversi, gente diversa.
Vorrei quindi accennare al rapporto tra Gio Ponti e la Svezia, a come lui stesso l’ha vissuto, basandomi sulle corrispondenze tra Ponti, Rossetti e Lerici e sui ricordi raccontati da Rossetti, e a come l’Istituto é stato ed é percepito dagli svedesi. Da ‘utente’ dell’Istituto, e non da esperta del pensiero di Gio Ponti, vorrei riferirmi brevemente a quello ‘spirito italiano’, che tanto interessava Gio Ponti e che secondo molti soci e frequentatori traspira da tutto l’edificio.
Infine da ‘architetto’ vorrei soffermarmi sullo stato di conservazione dell’edificio, sulle conseguenze positive e negative di essere un edificio pubblico ‘in esilio’, sulla cura che gli é stata dedicata negli anni, sugli interventi di manutenzione, adeguamento tecnico e restauro piú recenti e su quelli attualmente piú urgenti.

“L’architettura di Gio Ponti e il suo tempo”
Forlì, 6 dicembre 2007

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