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Innovarsi per crescere: sembra uno slogan pubblicitario, ma sta di fatto che l’innovazione è alla base di qualsiasi spunto per migliorare, per confrontarsi con altre realtà, per integrarsi. Adottare il BIM, già presente sul tavolo di lavoro dell’UNI, permetterebbe di ottenere importanti benefici con conseguenti ottimizzazioni dei tempi, diminuzione dei costi di realizzazione, e maggiore rispondenza dell’opera alle esigenze del committente. Stiamo parlano di una rivoluzione sicuramente fattibile, ma non attuabile senza il contributo del settore pubblico – sia per quanto riguarda le regole, sia per gli investimenti: così si sono mossi molti Paesi come ad esempio l’Inghilterra, la Germania, la Francia, la Norvegia e la Danimarca. Seppure il Codice Appalti preveda che entro il 31 luglio 2016 si adotti un decreto, da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con cui saranno definiti modalità e tempi di progressiva introduzione dell’obbligatorietà dei suddetti metodi presso le stazioni appaltanti, le amministrazioni concedenti e gli operatori economici, valutata in relazione alla tipologia delle opere da affidare e della strategia di digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche e del settore delle costruzioni, il BIM sembra essere ancora molto distante dall’edilizia italiana. Condividi Commenta questo approfondimento