Indice degli argomenti: Architetto Finamore, come e quando nasce la prima scuola LEED Platinum d’Europa? Qual è stata la motivazione per realizzare non solo un edificio nZEB ma certificato LEED Platinum? Un obiettivo molto ambizioso, come ci siete riusciti? L’attenzione alla sostenibilità e al comfort come si è declinato nella scuola? In termini di comfort, quali sono stati gli accorgimenti adottati? Che prestazioni garantisce la scuola in termini di efficienza energetica? Costruire in Italia una scuola near Zero Energy Building (nZEB) e anche capace di raggiungere la certificazione LEED Platinum, la prima in Europa e la seconda nel mondo, è possibile. Lo testimonia la nuova scuola secondaria di primo grado “Antonio Brancati” di Pesaro. L’edificio ha ottenuto la certificazione LEED v4 BD+C: School Livello Platino ottenendo un punteggio di 88 punti su 110. Qui c’è concentrato il meglio dell’efficienza energetica e del comfort e benessere abitativo, intuizioni geniali e la volontà di crederci. Solo così si può arrivare a creare eccellenza architettonica anche nell’edilizia scolastica italiana che, per il 60% dei casi, è stata costruito prima del 1975, anno della prima norma in edilizia scolastica. L’esempio di Pesaro deve molto a chi per prima ha creduto e lavorato per realizzarla: Margherita Finamore, project manager del Comune con responsabilità strategica e operativa in ambito internazionale. Dire che abbia sempre creduto nella sostenibilità in edilizia è limitativo: la sua esperienza in progettazione bioclimatica e sostenibilità ambientale è comprovata dal suo curriculum (che riportiamo in sintesi in fondo) e dalle sue esperienze anche internazionali. Prima della “Brancati” aveva già messo in atto un progetto di efficienza energetica in edilizia: «nel 2009 insieme a un collega abbiamo riqualificato la palestra di un edificio scolastico che ha raggiunto classe energetica A (con 25 kW/mq anno) utilizzando isolanti naturali che è divenuta caso studio», racconta. Architetto Finamore, come e quando nasce la prima scuola LEED Platinum d’Europa? «Si parte dal progetto esecutivo, che si è concluso nel 2017 rispondendo alla normativa vigente, ovvero al D.Lgs 192/2005 e successive modifiche. Mi sono resa conto che quando avessi terminato i lavori l’edificio sarebbe stato subito non a norma, perché era già in vigore il decreto ministeriale che rendeva obbligatorio la realizzazione degli near zero energy building in ambito pubblico a partire dal primo gennaio 2019. In termini progettuali all’epoca non c’era obbligo di ottenimento di un edificio nZEB, ma l’idea è stata quella di voler realizzare un edificio positivo in armonia con il suo ecosistema come un organismo vivente ma utilizzando le nuove tecnologie e le conoscenze di cui oggi disponiamo. Ogni appalto per me è una sfida per vincere la battaglia contro i cambiamenti climatici.» Qual è stata la motivazione per realizzare non solo un edificio nZEB ma certificato LEED Platinum? «Siamo partiti dal capitolato speciale d’appalto e dal relativo bando. Perché a fronte di una normativa cogente nazionale, nello specifico quando si apre un cantiere quello che “fa legge” è quanto è stato contrattualizzato in relazione alle regole dettate nel bando di gara e nel capitolato speciale d’appalto. Il cantiere della nuova scuola nzeb di Pesaro Per cui partendo da questo punto si possono esplicitare determinati elementi energetici-ambientali, rendendoli cogenti, e le imprese che intendono vincere l’appalto sono spinte a produrre un’offerta tale da ottenere un punteggio alto. Questo è l’elemento vincente che ha portato a realizzare la scuola con criteri LEED Platinum. È quindi, un processo tecnico e giuridico che porta a un determinato obiettivo, tenendo conto naturalmente dell’aspetto economico che l’introduzione di elementi migliorativi comporta. Tutto questo non è esente da rischi, il primo dei quali è che la gara possa andare deserta se la richiesta di offerta non è ben bilanciata. Non volevamo un ottenere risparmio con un ribasso d’asta, poiché la gestione di queste somme è sempre complicata. Intendevamo, insomma, ottenere il miglior rapporto qualità/prezzo per raggiungere determinati obiettivi fissati dallo standard LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) sviluppati mediante 11 schede tecniche che declinano obiettivi di sostenibilità energetico-ambientale e i principi dell’economia circolare. Criteri fondamentali sono stati il rispetto delle specifiche richieste dal Ministero dell’Ambiente mediante i CAM edilizia; la richiesta della certificazione energetico ambientale secondo il protocollo LEED almeno ad un livello Gold e l’ottenimento di prestazioni energetiche nZEB tale da ottenere il contributo del secondo conto termico del GSE (pari a 816mila euro), su un investimento del Comune di circa 3 milioni di euro». Ma come spiega che siete riusciti in un obiettivo così ambizioso? «Me lo spiego così: l’Amministrazione ha creduto nel mio valore professionale. Per fare un’operazione di questo genere occorre contare su una competenza che assommi la parte tecnica, giuridica e amministrativa in modo che possa quadrare tutto in sede di gestione di appalto. Questo è un bagaglio di competenza ed esperienza proprio dei professionisti che operano all’interno della PA. Lo stesso bando è stato studiato in modo che la parte tecnica contasse su parametri che sono frutto di uno studio molto approfondito – che ha richiesto 6 mesi in modo che la commissione potesse giudicare l’offerta in modo sereno, potendo contare su parametri oggettivi per l’80% e potendo fornire anche una completa trasparenza nei confronti dei concorrenti. Non meno importante l’entusiasmo e la serietà della ditta appaltatrice che ha eseguito i lavori e tutta la squadra di professionisti che hanno collaborato nella condivisione di un obiettivo comune». L’attenzione alla sostenibilità e al comfort come si è declinato nella scuola? «Oltre ai criteri di efficienza energetica, la volontà forte è stata creare un ambiente salubre per gli studenti e gli insegnanti, dove a un elevato comfort corrispondesse un impatto ambientale basso. Questo è stato ottenuto con vari accorgimenti: abbiamo previsto un tetto verde, combinato per un terzo con l’impianto fotovoltaico. L’involucro conta su isolante in lana di roccia, finestre con infissi di legno e rivestite in alluminio (su cui è stato fatto il blower door test in esecuzione a garanzia della tenuta) e per la parete ventilata è stata usato il gres porcellanato. Il green roof della scuola NZEB di Pesaro Ma la sostenibilità passa anche dall’evitare consumo di suolo: la scuola, infatti, è stata costruita prevedendo un’ottimizzazione di un istituto comprensivo, contando su uno spazio verde in cui sorgeva un edificio non più in uso che è stato demolito. Il progetto ha rispettato parametri di permeabilità del suolo e quantità di volume, aderendo pienamente ai criteri del GSE. Rispetto all’edificio demolito di un piano, la nuova scuola si è elevato in altezza, su due piani. In termini di comfort, quali sono stati gli accorgimenti adottati? In vari aspetti. Per esempio, è stato fatto uno studio illuminotecnico in modo da favorire una corretta luminosità, naturale e artificiale, tale che l’apporto luminoso sia equilibrato. Altrettanta attenzione è stata fatta anche per i parametri acustici. Anche in qualità dell’aria si è fatto molto, tanto che oggi è possibile garantire anche ottime condizioni in piena pandemia Covid-19: per questo è stato installato un impianto di ventilazione meccanica controllata filtrata a 5 volumi/ora, in grado di garantire i più elevati livelli di indoor air quality. Ultima, ma non per importanza, l’efficienza energetica. Che prestazioni garantisce la scuola? L’edificio è progettato in classe A, con un consumo di 25 kW/mq anno. Questo sulla carta. Ma non basta: per la stima reale dei consumi è stato affidato al Dipartimento d’Ingegneria Industriale dell’Università di Bologna di monitorare il comportamento termo-dinamico dell’edificio nei prossimi 4 anni per verificare la rispondenza dei valori progettuali con reali valori d’uso e tarare l’impianto al fine della sua ottimizzazione. Margherita Finamore, breve bio Project manager presso il Comune di Pesaro, con responsabilità strategica e operativa in ambito internazionale, Margherita Finamore è un’esperta in progettazione bioclimatica e sostenibilità ambientale. Si laurea in architettura a Firenze, con esperienza nel restauro e sul recupero di edifici storici, frequenta un master progettuale in bioarchitettura e svolge esperienza teorica e pratica anche in Europa: in Finlandia (Sviluppo della ricerca sulla Economia Circolare) e in Belgio. È anche selezionata quale pioniere nell’ambito del programma europeo “Pioneers into Practice” promosso dalla agenzia europea Climate-Kic e dall’European Intitute of Innovation & Tehcnology. Partecipa alla fondazione della Sezione INBAR – Istituto Nazionale di Bioarchitettura a Pesaro e Urbino di cui riveste il ruolo di presidente dal 2010 al 2012. “Considero il mio lavoro una opportunità per crescere e sviluppare progetti d’eccellenza e con la volontà di inserire sempre elementi innovativi e ricercare nuovi meccanismi finanziari necessari a nuovi investimenti, ho intrapreso dal 2017 una ricerca sistematica dei progetti europei nell’ambito della riqualificazione energetica degli edifici grazie ad una rete di rapporti internazionali costruita nel tempo nata dalla esperienza vissuta ad Helsinki presso il GBC Green Building Council”, riporta nel suo profilo Linkedin. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento